Sul doppio

Incontro con l'istituto scolastico Mattei di Rho

Silvia Casanova

19-05-2009  

La giornata si apre come fosse la continuazione della riunione del Gruppo del sabato precedente. Stavolta vogliamo provare a incrociare il tema del doppio con quello delle microscelte. A tale scopo proponiamo agli studenti il dialogo scritto da Antonio Tango e, per l’occasione, recitato a soggetto da Antonio e Mario.

Prima della rappresentazione viene chiesto alle insegnanti cosa si aspettano dall'incontro col Gruppo.

Irene: le classi che vedete sono la 4° e 5° ragioneria, conoscono il Gruppo e stanno lavorando sul tema della responsabilità e della legalità; l’incontro con il Gruppo della Trasgressione è una tappa fondamentale di questo progetto.

Rosa: con la 5° abbiamo parlato molto del tema della scelta e del come, anche nel quotidiano, le nostre riflessioni possono avere un senso che va oltre i confini dell’immediato.

A questo punto Mario prende la parola per presentare brevemente il Gruppo; parla dei suoi membri, degli scritti, delle discussioni sulle esperienze personali, dei nuovi progetti (Opera e Bollate), degli ospiti che portano ogni volta nuovi temi e carburante al nostro lavoro (si sofferma brevemente sui seminari di Zuffi e di Malcovati).

Vincenzo integra la presentazione di Mario, sottolineando l’importanza delle domande che al Gruppo ci si pone e della rielaborazione delle emozioni condotta insieme ad altre persone.

Antonio T. ribadisce che uno dei nostri principali strumenti di arricchimento è il dialogo e il confronto tra persone diverse.

Jan aggiunge che al Gruppo ci sono persone che desiderano scrivere pagine nuove delle loro vite.

Viene presentato il dialogo di Antonio. Aparo pone una domanda: chi sono questi due personaggi e cosa vi fanno venire in mente?

Studentessa: sono due parti della stessa persona che abbiamo tutti.

Francesco (studente): una parte cerca di cambiare, l’altra no; la parte buona vuole dare un futuro al figlio, l’altra pensa solo a se stessa.

Studente: possono essere chiamate “passato” e “futuro”; Mario rappresentava il passato e Antonio il futuro che cerca di liberarsi dal passato, ma fa fatica.

Rossella: anche Mario vuole pensare al futuro del bambino ma perseguendo questo scopo in modo diverso da Antonio; bisogna capire quale strada sia meglio percorrere per arrivare ai propri scopi.

Studente: Antonio ha chiesto a Mario aiuto per ottenere forza e potere, ma poi se ne è pentito.

Matteo: i due personaggi possono rappresentare diverse parti della coscienza, possono essere la via facile e la via faticosa (il giro corto e il giro lungo), che si muovono al di qua e al di là del confine della legge.

Aparo: se trascuriamo il fatto che i due personaggi si pongono uno al di qua e l’altro al di là della legge, il dialogo ha ancora senso? Ciò di cui i due personaggi dibattono può riguardare anche persone che non violano le norme?

Annalisa: i due personaggi mi hanno ricordato ciò che so di Freud. Chiunque ha dentro spinte diverse: la parte inconscia che ci fa agire di istinto, e l’io cosciente che procede in modo razionale e consapevole.

Aparo: desidero che vengano raccolte le coppie di cui stiamo parlando; fino ad ora abbiamo detto:

Silvia: fragilità e corazza

Ivano: vittima e carnefice

Nuccio: chi vuole agire subito e chi vuole riflettere, chi vuole tutto subito e chi è capace di aspettare.

Maria: l’adesso per riflettere e confrontarsi  e il domani (nel senso del rimandare sine die)

Antonio T.: a proposito delle due parti che vogliono entrambe il benessere del bambino, Mario quando compie un gesto non valuta le conseguenze e non si preoccupa di pensare al domani; Antonio, invece, si ferma per valutare prima di scegliere ed esamina le conseguenze. Io in passato dicevo “il mondo è mio” ma non mi accorgevo né mi preoccupavo del domani. Bisogna dare valore alle scelte che si fanno anche quando ci si sta divertendo, quando ci si svaga.

Rosa: l’avere e l’essere; l’arroganza dell’avere sminuisce le potenzialità dell’altra parte, cioè dell’essere. Quest’ultimo quando si sveglia dal torpore dice “perché non posso dire che sto male?”.

Vincenzo: la parte reattiva e la parte razionale; spesso non esiste un equilibrio fra queste due parti, fra bisogni della stessa persona. L’uomo ha fondamentalmente bisogno di riconoscimento e di emergere; le cose entrano in conflitto quando le due parti di noi non riescono a comunicare. Nessuno ha la galera nei suoi sogni; io non sono andato dove potevo andare e prima davo la colpa al sistema, adesso la penso in modo diverso.

Nuccio: io ero un ragazzino che passava così inosservato che ad un certo punto soffrivo e volevo esistere come gli altri; ti sembra di avercelo solo tu quel dolore, allora ti fai grande e cominci a considerare gli altri solo come un mezzo per emergere. La mia coppia è egoismo – altruismo.

Antonio T.: anche io a volte facevo cose solo per mantenere l’immagine che mi ero costruito. Io volevo essere riconosciuto, ma questa sensazione la buttavo nella spazzatura anziché ascoltarla.

Aparo cita un convegno del Gruppo sulle “Domande abortite del bullo” per proporre un intreccio tra questo tema e quello delle microscelte.

La riunione allargata procede dunque verso il tema delle microscelte; Mario introduce la problematica.

Ivano L.: ho pensato al tema della maschera, che abbiamo spesso trattato al Gruppo.

Vincenzo: le microscelte sono le piccole abitudini che identificano lo stile di un soggetto.

Il dibattito sulla definizione di micro e macro si arricchisce delle osservazioni degli studenti e delle loro perplessità. Le loro domande contribuiscono ad allenare i membri del gruppo non solo nella riflessione, ma anche nella definizione e nella comunicazione dei concetti che utilizziamo per lavorare insieme.

Viene dunque esplorato criticamente il rapporto fra le microscelte e il loro “risultato” in vite che procedono lungo percorsi diversi.

Aparo: Nella vita di uno studente che sta ultimando gli esami (affrontati con tante piccole scelte) la laurea è una meta programmata; mentre nella vita che scorre fra microscelte distruttive l'esito è difficilmente prevedibile, comunque, non desiderabile. 

Una vita vissuta distante dal precipizio permette di scegliere con disinvoltura fra questa e quell’altra opzione; una vita vissuta costantemente sulla soglia dello sconfinamento ti mette nelle condizioni di dover prendere grandi decisioni tutti i giorni, macroscelte che ti fanno sentire importante quasi come un Dio che decide ogni giorno della vita o della morte, ma che ti impediscono di ascoltare la tua fragilità e i tuoi bisogni più intimi.