Gradisce un mostro ortopedico?
no grazie, provo con le mie gambe!

 

Livia

La tragedia di Cogne non poteva scivolarmi addosso. Non mi sarebbe passata sopra un tempo, figuriamoci dopo il corso. Nonostante questo, penso di aver deciso di non volermi "appassionare" troppo all'accaduto.

Temo che se ascoltassi un telegiornale, se leggessi un giornale che mi informasse sulla vicenda più di quel poco che conosco, piangerei non riuscendo più a distinguerne le ragioni, piangerei perché mi dispiace per quel povero bambino o magari perché penso che se c'è un bambino ammazzato c'è anche un assassino, e dopo il suo corso non capisco più che diavolo provo di fronte a questi fatti.

Ieri sera, era giovedì sera, per caso iniziava "Primo piano" e parlavano di Cogne, avevo sonno, volevo dormire, non volevo addormentarmi, volevo ascoltare, non volevo coinvolgermi, volevo sapere, non volevo piangere. Ho ascoltato, sono rimasta distaccata, non ho pianto, credevo di non aver neppure pensato né provato emozioni, come se già dormissi e avessi solo gli occhi aperti. Ma così non è stato. Era ora di andare a dormire, ma, chissà perché, ho preso, nell'ordine, tre cose: un album di fotografie, "Mille soli" di Dominique Lapierre e "Il muro del pregiudizio" di Calegari.

Nell'album di fotografie ci sono io a tre anni, in "Mille soli" c'è una storia di un condannato a morte e ne "Il muro del pregiudizio" si parla della figura del "razzista riluttante".

Bene, mi spiega come stanno insieme queste tre cose? Io mi sono data la mia di spiegazione e provo dei sentimenti alquanto confusi.

Le mie foto di quand'ero piccola mi hanno intenerito, ce ne sono alcune in cui ho un'espressione buffa, alcune in cui sono triste, altre in cui si vede quanto fossi impegnata e attenta nell'ascoltare una favola o nel giocare. Mi chiedo come sia possibile scagliarsi con tanta ferocia su un esserino così piccolo e indifeso. Cosa spinge una persona a fare tanto male? Perché non è riuscita a pensare, a controllarsi, a fermarsi? Perché proprio verso qualcuno che non avrebbe neanche potuto scappare? Che motivo c'era di farlo? Con quale diritto ha potuto decidere della sua vita? E ora dov'è?

Corso o non corso, a me vengono solo queste domande. La tragedia di Novi Ligure per me aveva un senso, la spiegazione che mi davo aveva un senso: c'è una ragazza incazzata col mondo intero che non si sente capita e si scaglia contro la madre, che non può non amare, ma che odia molto e contro il fratellino di cui è gelosa. Come spiegazione sta in piedi. E' rassicurante!

Ma ora? Per quale motivo si infierisce 17 volte su un bambino così piccolo? Non trovo nessuna spiegazione accettabile, e la cosa mi crea ansia. L'unica possibile, per non rimanere senza un perché, è che solo un mostro potrebbe arrivare a tanto. Un mostro verso cui provo rabbia e nessuna pietà.

E qui salta fuori "Mille soli". Avevo letto quella storia nel '97 e ora sono andata a recuperarla. Ne ho lette una quindicina di pagine.

1960. Penitenziario di San Quintino. Cella 2455 Braccio della morte. Caryl Chessman condannato a morte alla camera a gas. "Accusato di rapina a mano armata, sequestro e violenza sessuale, tre reati che a quell'epoca il codice penale della California puniva con la pena capitale, se commessi simultaneamente."

"Chessman l'aveva descritto (il braccio della morte) come una necropoli cupa e ostile dissociata dalla vita reale, un lugubre buco in cui ci si aggrappava all'esistenza prima di essere uccisi, un "marcitoio" popolato da creature ossessionate, ferite, perdute. […] La sua attesa durava da dodici anni. Era il campione delle esecuzioni rinviate. Otto in dodici anni."

Senza proseguire oltre e senza discutere sull'innocenza o sulla colpevolezza di quell'uomo, sulle spinte che portano un individuo a compiere atti devianti né sul significato o sul valore della pena di morte, senza far nessun riferimento al corso, le dico che mi hanno colpito i diversi commenti e i sentimenti dei cittadini di tutto il mondo.

Da una parte "ogni giorno arrivavano al governatore della California da tutti gli angoli della terra" lettere e telegrammi che invocavano "un gesto di clemenza." "Il News Chronicle di Londra affermava in un editoriale che l'agonia di Caryl Chessman è un motivo di vergogna per la grande nazione americana."; mentre dall'altra "c'erano giornali che reclamavano d'urgenza un nuovo ordinamento legislativo per far finalmente pagare a Chessman il suo debito verso la società. […] Un ufficiale di polizia mise in guardia i parlamentari contro il pericolo di credere che l'unico scopo del codice penale potesse essere quello di garantire la riabilitazione dei criminali. […] Bisognava ucciderlo perché l'opinione pubblica ritrovasse fiducia nei tribunali e nelle leggi."

Se da una parte c'era chi manifestava, chi faceva lo sciopero della fame, chi raccoglieva firme "per invitare al rispetto dei diritti civili"; dall'altra molti affermavano che quell'uomo non fosse altro che "un genio malefico" che "aggiungeva alle sue colpe quella di rifiutare una giusta punizione." "L'aspetto più deprimente era il fatto che la gente contestasse a un uomo il diritto fondamentale di battersi per difendere la propria vita."

"Se oggi le dessero la possibilità di scegliere fra la morte e l'ergastolo, senza nessuna speranza di liberazione, cosa sceglierebbe?" La risposta esplose: "Vivere!".

 

In tutto questo io dove mi colloco? Senza dubbio dalla parte della vita, la mia, quella dei cittadini liberi e quella dei cittadini detenuti, consapevole della fatica che si fa a tenere insieme le diverse parti di noi stessi e della società, a farle dialogare e a dargli un senso.

Ora mi chiedo perché di fronte al delitto del piccolo Samuele mi sia venuto alla mente un libro dove si racconta di un condannato a morte. In modo molto impulsivo le dico che vorrei che quel barbaro assassino, chiunque egli sia, pagasse per sempre per ciò che ha commesso. Che valore può aver per lui la vita quando è stato capace di un simile orrore? Può la mancanza di spazio o di risorse, può la sofferenza, il passato, la presunta capacità o incapacità di intendere e volere, la malattia, la pazzia, il raptus dare un senso all'accaduto e alla malvagità di quell'individuo?

Il fratellino di 7 anni potrà mai capire e accettare che quello stesso individuo debba essere processato, scontare la sua pena, e che, in quanto essere umano, egli debba essere aiutato a recuperare un proprio spazio entro cui poter crescere ed evolvere e tornare magari a vivere nel suo stesso paese?

Non riesco a non pensare ad altro che al desiderio di prendere quella persona e sbatterla in galera…e dimenticarla. Il suo corso, mi chiedo se l'abbia davvero seguito!

E qui il libro di Calegari. Dell'esame di Sociale che ho dato a luglio non mento se dico che l'unico concetto che ricordo in questo momento è quello del razzista riluttante.

"Individuo che, malgrado i suoi genuini ideali egalitaristi, di solidarietà con i più deboli e discriminati, di progresso sociale per tutti, ha comunque delle opinioni negative nei confronti del gruppo discriminato. […] Siamo di fronte a un fenomeno di ambivalenza nell'ambito del quale l'individuo si rifiuta di riconoscere certe sue tendenze aggressive oggettivate in sentimenti di valenza negativa e in convincimenti a base pregiudiziale. […]

In situazioni cruciali il razzista riluttante nega una parte dell'immagine di sé attraverso il meccanismo psicologico della razionalizzazione. […] Questi individui "gestirebbero" le loro dissonanze, i loro non riconosciuti conflitti, anche attraverso il meccanismo della compensazione. In questo quadro gli atteggiamenti "sani", cioè quelli improntati all'egalitarismo ed alla solidarietà, compenserebbero, nell'economia mentale degli interessati, le punte di aggressività."

Bene, mi sembra di potermi tranquillamente definire una razzista riluttante, anzi, un mostro egoista. Le spiego io come stanno insieme l'album di fotografie, la storia del condannato a morte e la figura del razzista riluttante: un bambino di soli tre anni viene massacrato, provo orrore; desidero che il suo assassino crepi e tutto ciò proprio in un periodo in cui chiedo all'Istituzione di poter partecipare al Gruppo della Trasgressione. I conti tornano: mi sento un'egoista aggressiva, faccio qualcosa che mascheri il mio egoismo e la mia aggressività e tutto rimane quieto al suo posto!

Sento un gran casino di sentimenti antitetici che mi confondono. Perché non fa leggere al Dott. Pagano questa lettera? Vedrà come mi accoglie a braccia aperte... E lei, perché mi vuole come sua alleata? Non si è accorto che dietro le lettere che le mando si nascondono mille contraddizioni?