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Verbalizzazioni dall'incontro

Sabato 22-03-2003, Carcere di San Vittore
Incontro: Boy scout., Gruppo della trasgressione, Redazione ildue.it

Rossella Dolce

Domanda agli scout e ai detenuti: "Quali sono le vostre attese reciproche"?

Pippo:
dalla società mi aspetto condizioni migliori per non tornare a commettere reati quando esco.

Un boy scout:
una riflessione profonda da parte detenuti sui motivi della loro comportamento deviante, al contempo mi aspetto che e la società dia loro i mezzi -come liste di collocamento- per una più facile risocializzazione.

Biagio:
risponde a quest'ultima osservazione raccontando l'esperienza personale: finisce col dire che lo Stato l'ha messo in galera, l'ha liberato e poi ha fatto in modo che perdesse il lavoro. "io volevo voltare pagina e lo stato non me lo ha permesso".


Ivano:
le due cose devono camminare insieme: crescita personale e disponibilità della società civile. E' giusto che il carcere, il direttore, permettano di svolgere queste attività, ma la mia vita poi non sarà in carcere, sarà fuori

Uno scout domanda:
rischieresti ancora di commettere un reato pur sapendo di tornare qui e ritrovare quello che sai?

Ivano:
io ho buttato via tutto un sacco di volte, ma prima non sapevo perché facevo quelle cose, io voglio sapere chi sono anche rispetto a quello che ho fatto, qui ho imparato a usare il cervello per sapere quello che voglio.

Salvatore:
ognuno in circostanze avverse fa le cose che gli vengono più facili, per alcuni di noi era rubare. Ora però dobbiamo incazzarci sui diritti che non vengono rispettati in carcere.

Luca, un boy scout:
se siete qua, la vostra incazzatura deve essere repressa, eventualmente possiamo incazzarci noi. Noi che siamo qui, per voi costituiamo una risorsa.

Antonella:
è tutto vero, le cose che non vanno le sappiamo, ma con le lamentele non si costruisce niente. Potremmo trovare una comunicazione per costruire qualcosa, allora vi chiedo: cosa vi aspettate da quest'incontro?

Risposta di un detenuto:
il problema è che siamo in pochi, e a venire qua sono le persone che vengono toccate e che sono sensibili a questo problema; bisognerebbe parlare con quelli che non lo sono.

Marta:
ok, ma quest'esperienza ti può servire, usa all'esterno quello che hai avuto qua dentro. Poi bisogna anche pensare che ci sono detenuti che non usciranno da qui, è importante farli pensare, e fare qualcosa anche per loro che resteranno qui.

Dino:
all'interno del carcere c'è una cultura medio bassa, ma l'intelligenza non lo è.
La società da noi si aspetta che non torniamo a commettere reati; pensa ad una risocializzazione del condannato, ma nemmeno noi vogliamo tornare in carcere.
Una volta che uno ha pagato il suo debito con la giustizia, resta un uomo uguale agli altri, una delle nostre aspettative è realizzare delle cose insieme perché voi cittadini possiate riconoscervi in noi.

Sara:
questa è una sensibilizzazione che deve partire dalla buona volontà di tutti.

Antonella:
Tessera

Dino:
in carcere, la comunicazione, con il passare del tempo diventa statica: si parla solo della libertà che ci manca, invece all'interno del gruppo, si riesce a discutere e a misurare il valore delle proprie opinioni e valutarne gli effetti sugli altri.

Cosimo:
Atti di libertà
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