Micro e Macroscelte

 

Angelo Aparo

07-11-2001  

Facciamo un esempio. C'è una persona che arriva in un prato al di là del quale c'è un albero di buoni frutti, e per arrivare a questo albero deve attraversare il prato.
All'inizio il prato è perfettamente verde, immacolato e quindi la persona ha l'imbarazzo della scelta: ovunque poggi i piedi, lascia la sua impronta, delle tracce. La persona che arriva dopo, troverà una parte di queste tracce, mentre una parte è già stata cancellata dal fatto che l'erba (Poveretta!) ha ripreso ad alzare la testa. Questa seconda persona, volendo, ha la libertà di fare un altro tracciato, però, tendenzialmente, ricorre al tracciato che trova davanti a sé. La terza, la quarta, la diciottesima persona si troveranno davanti un tracciato così nitido, che verrà loro automatico seguirlo.

Alcuni studenti si chiedono: anche se il pedofilo da un certo punto in avanti smette di essere padrone di quello che fa, ci sarà pure un momento in cui avrebbe potuto rivolgersi ad un professionista? Nel momento in cui diventa consapevole delle sue tendenze sessuali perverse, perché non sceglie questo momento per chiedere aiuto, quando ci sono ancora margini di scelta?

Via via che si procede, si operano delle scelte, che comportano una selezione ed una differenziazione tra ciò che si esclude e ciò che rimane ancora possibile. Quello che hai escluso, non lo puoi più utilizzare. Quello che è possibile è lì, davanti a te, e verrà ulteriormente ridotto dalle scelte successive.

Questa cosa vale per tutti, ma nel caso del percorso deviante, diventa particolarmente importante, drammaticamente importante! Nel caso delle situazioni normali, quotidiane, non ci accorgiamo neanche delle conseguenze che hanno le nostre scelte; se anziché andare al cinema, andiamo a teatro o usciamo con gli amici, cambia poco.

Ma ci sono delle microscelte assai gravide di conseguenze: le persone non iniziano a fare le rapine in banca a 12 anni; di solito, anche se non sempre, si comincia dai piccoli furti.
Questi furti sono certamente legati a qualcosa. Il ragazzino che commette un furto, di solito lo commette insieme ad altre persone, e a queste altre persone giunge magari perché in casa la situazione gli permette di giungere a queste persone, che sono amici magari un po' più avanti nell'arte del furto.

Certo è che una volta che hai commesso il furto, si viene a creare un precedente; di conseguenza il secondo furto, così come nell'esempio del prato dove ognuno che passa lascia tracce via via più profonde, susciterà meno resistenze del primo. Fatti anche il terzo ed il quarto furto, si presenta anche la possibilità di alzare la posta, commettendo un furto più grave, magari passando dal furto dello stereo a quello in un appartamento, con rischi e guadagni maggiori.

E' quasi sempre così! Il bambino di 12 anni ha un momento in cui per esempio i genitori litigano quel tanto che basta per fargli passare la voglia di rientrare a casa. In una delle sere in cui non ha voglia di rientrare in casa, va in piazza dove si viene a creare una piccola comitiva che si diverte a fare qualcosa di strampalato, magari vedere chi riesce a colpire il lunotto di una macchina parcheggiata: chi ci riesce è bravo, e si guadagna il consenso e l'ammirazione degli altri.

La cognizione, la misura del superamento del confine, la gravità e le implicazioni di questo superamento sono cose che viaggiano nella nebbia. Il ragazzino lo sa che sta superando questo confine, perché superarlo è uno dei motivi di "appetibilità" del suo comportamento. Lo sa bene che sta superando il confine, ma non ne coglie tutte le implicazioni sociali, morali e ancor meno coglie la dimensione delle micro e macroscelte.
Non coglie quelle che saranno le implicazioni, le conseguenze pratiche di questo primo comportamento deviante. Via via che questi comportamenti balordi si producono, si apre lo spazio perché ne possano seguire degli altri con minori resistenze.

Contemporaneamente vanno riducendosi anche le risorse della persona. Mentre si allarga la piattaforma sulla quale si collocano le possibili scelte trasgressive, sull'altro versante, progressivamente si riduce la piattaforma sulla quale si hanno le scelte costruttive, dell'espressione di sé costruttiva. Se tu affini le tue competenze nell'aprire le automobili, difficilmente attiverai le tue competenze nella conoscenza della mitologia ellenica.

E' una questione di investimento emotivo sulle cose! Quello che si vuole dire è che, progressivamente, la persona, attraverso delle microscelte cui non dà peso, si porta avanti su una piattaforma dove la gamma delle scelte possibili è maledettamente ridotta. Questo è tanto più drasticamente vero, quanto più grave è il comportamento di cui si sta parlando.

Queste scelte, sembra che la persona le faccia per sua scelta. Facciamo un esempio. Oggi in quarta elementare l'insegnante non è in classe. Io bimbo di nove anni, visto che la maestra non c'è, vado in bagno col mio amichetto a masturbarmi. Può succedere che, per una certa situazione familiare, questo contatto affettivo tra amichetti, diventi un punto di riferimento importante ed allora, grazie al fatto che mancano altri punti di riferimento, la cosa ha notevoli probabilità di ripetersi. La prima volta accade per caso, la seconda e la terza volta può accadere perché la cerchi. Quando te la cerchi la quarta e la quinta volta, sempre che in casa manchi quell'ambiente rassicurante, protettivo, stimolante, può succedere che questa condotta diventi uno stabile punto di riferimento. Dai oggi e dai domani, la tua affettività, la tua lettura delle cose si lega a questo tipo di comportamento, e procedi da questo punto in avanti.

Esiste sempre la possibilità di uscire da questo tracciato, da questo binario, ad esempio se ti innamori...Ma via via che vai avanti, l'evento che ti fa uscire dal binario deve essere più robusto, più importante. Se prima occorre qualcosa per avviarsi su un sentiero, poi occorre qualcosa di importante perché tu quel sentiero possa abbandonarlo. Se tutto va bene, non ci accorgiamo di costruire e di percorrere il nostro sentiero; se però ti portano in galera perché ti hanno trovato coi tuoi amici spacciatori, e magari qui ti succede qualcosa di traumatizzante, è interessante porsi la questione delle micro e macroscelte e riflettere su come quel sentiero è stato costruito.

Le macroscelte si producono e diventano necessarie nel momento in cui il binario ti ha portato ad un punto per cui o continui a procedere insieme alla corrente, o fai qualcosa di grosso per andarci contro. Facciamo l'esempio della rapina in banca. Quanto stai facendo, puoi farlo con o senza pistola, con la pistola carica o scarica. Se è carica, il delinquente dice a se stesso che mai userà quella pistola, e che la tiene solo per impaurire. Infatti spesso questa pistola non è neanche vera. Ma se la pistola è vera ed un agente di banca non vuole farti terminare la rapina puntandoti la sua pistola, tu rapinatore ti trovi davanti ad una macroscelta. Nella macroscelta hai la sensazione che non ti puoi sottrarre alla necessità di scegliere; di fatto, bivio dopo bivio, inanellati l'uno all'altro, sei arrivato su una piattaforma dalla quale hai pochi sbocchi: da una parte abbassi la pistola; dall'altra imbrocchi la porta d'uscita con la pistola in pugno.

E se il poliziotto ti punta la sua pistola dicendoti che da lì non esci? Tu cosa fai? O ti lasci prendere, e allora sarai accusato di rapina a mano armata, oppure non ti lasci prendere. A quel punto non vorresti uccidere, ma se il poliziotto spara per calmarti, o ti sembra che stia sparando, tu uccidi! Omicidio! Ma chi lo ha fatto l'omicidio? Quando è stato fatto questo omicidio? Adesso, in un unico colpo? O strada facendo, bivio dopo bivio, quando non ti accorgevi delle implicazioni dell'andare da una parte invece che dall'altra?

E' un dato di realtà che ci siano delle microscelte, che fai senza accorgerti delle implicazioni che avranno. Le microscelte non ti danno la sensazione di produrre una trasformazione. La trasformazione c'è, ma sembra casuale e, soprattutto, irrilevante. Ma le cose accadono, e di solito accadono quelle che hanno le premesse per potere accadere. E le premesse, nel frattempo, sono diventate tali che o finisci in galera o ammazzi qualcuno o tutte e due le cose.

Quando ti ritrovi davanti a una macroscelta, invece, sei consapevole che se fai una cosa la vita si evolve in un certo modo, se ne fai un'altra, in modo diverso. Se abbassi la pistola sei in galera. Se non l'abbassi ammazzi qualcuno. Stavolta sei sì consapevole, ma la tua consapevolezza cosa vale a questo punto?

Se parliamo poi di malattia, la cosa si complica.

Se parliamo di un pedofilo, quando questo si accorge di avere impulsi foschi, prima di lasciarsene catturare, prima di giungere al punto senza ritorno; il pedofilo, prima di salire sul treno, ha un margine sufficiente di scelta per chiamare qualcuno e farsi aiutare? Un po' si ed un po' no!

Non è facile, perché non si tratta di un nevrotico che deve andare dallo psicologo perché si lava le mani mille volte al giorno! Magari è l'esibizionista che si masturba in macchina davanti a delle bambine...prima che vada dallo psicologo ce ne vuole; cosa gli garantisce che lo psicologo non lo denunci? Magari gli hanno già fatto diversi processi; magari è già schedato. Lui sa bene che fa male! Ma a chi? Alle persone che incontra adesso o a quelle di cui le persone che incontra adesso sono delle semplici controfigure?

Magari la bambina di fronte all'esibizionista ha paura, e non va bene mettere paura alla gente! Lui mette paura alla gente per una scelta che ha come obiettivo un piacere incomprensibile. Siamo sicuri di poter chiamare piacere l'obiettivo o il risultato di questa condotta? In cosa consisterebbe il piacere di masturbarsi mentre qualcuno ti guarda?

L'esibizionista sta seguendo dei percorsi che in qualche modo premono, pulsano perché la persona dia a se stessa una rappresentazione di queste spinte. Ci sono nuclei ideativi che vivono nella mente come grumi d'idee avviluppate e contorte. Queste premono nella testa perché la persona produca un comportamento tale da rappresentarle, come direbbe Funari. Ci sarà cioè una rappresentazione della problematica e del conflitto che nella mente è come un grumo di sangue che si impone e che chiede di essere sciolto, un conflitto che chiede di essere riconosciuto.

La domanda "Dica il perito se l`imputato è capace o incapace di intendere e volere al momento dei fatti" è sbagliata! Certo, smontare questa domanda è come lasciare una casa senza tetto! Questo discorso sembra un invito a sbaraccare tutto senza dare nulla in cambio! E invece no! Cerchiamo insieme fra quello che abbiamo. Cerchiamo la legge!

La legge ha più di una funzione, non solo quella di misurare quanto uno è uscito dal seminato. La legge ha anche la funzione di orientamento. Le regole non stanno in piedi come un metro per misurare quanto sei alto. La legge non ha come scopo principale di decidere quanto sei alto. La legge la utilizziamo per avere, da quello che ci dice, delle indicazioni sul da farsi. La legge ha come obiettivo principale l'orientamento, non la misurazione.

Una cosa è un metro che ci dice quanto un foglio esce dal tavolo, ed un'altra cosa è un criterio che ti consente di posizionare il foglio sul tavolo nella maniera più opportuna. La legge ti dice innanzitutto come posizionare il foglio sul tavolo; eventualmente dovrà misurare quanto il foglio non è stato messo nel modo giusto.

Stiamo evidenziando che la legge ha due funzioni: orientamento e misurazione. Il problema della perizia è legato al fatto che la legge, da un certo punto in avanti, è come se rimanesse orfana di una delle sue funzioni fondamentali, che è quella di orientare. Perché da un certo punto in avanti (commesso l'omicidio) la legge deve decidere se l'assassino era capace di misurare le conseguenze cui avrebbe portato quello che stava facendo.

Da qui la necessità paradossale di far diventare misurabile il comportamento che è stato così folle da essere al di fuori della misurabilità. Il paradosso è quello per cui il pedofilo che stupra ed uccide un bambino (facendo una cosa così dolorosa, così drammatica ed inaccettabile) viene giudicato capace di intendere e volere solo perché abbiamo bisogno di metterlo in galera! E non possiamo metterlo in galera se non era capace di intendere e volere, quindi di scegliere, di prevedere e orientare ciò che stava commettendo.

Ricordiamoci che esistono due mani: una la chiamiamo orientamento, l'altra misurazione di quanto si è perso l'orientamento. Quando misuriamo, se ci limitiamo a misurare, senza che ce ne accorgiamo, stiamo abdicando alla funzione dell'orientamento. Se la misurazione prevale sulla funzione dell'orientamento, si avrà come conseguenza che la difesa tenderà ad effettuare questa misurazione in un modo e l'accusa nel modo opposto.


"Capace di intendere e volere"...ma quanto ha inteso? Quanto ha voluto? Il piacere di masturbarsi in pubblico o di approfittare di un bambino è determinato dai percorsi che hanno creato nella mente questo tipo di piacere. Ma non possiamo studiarli. Perché per studiarli dobbiamo dire che non sono stati frutto di una scelta, e senza scelta non si va in galera e noi non siamo tranquilli!

La funzione di orientamento della legge è importantissima, anche se spesso in sede processuale sembra svanire, come se fosse troppo pesante ricordarsene, perché il ricordarselo vuol dire reagire in maniera responsabilizzante, vuol dire pretendere di avere un rapporto con la persona che viene giustamente privata della libertà; vuol dire pretendere un lavoro, una evoluzione. La persona che ha commesso un atto irragionevole viene lasciata in galera a non concludere nient'altro che ridurre ed appiattire ulteriormente le sue capacità di scelta, le sue risorse, che sono poi quelle che allargano i confini della scelta.

In realtà, si sceglie e non si sceglie allo stesso tempo! La domanda se l'imputato sia capace o meno di intendere e volere è sbagliata, perché ci si priva, ci si dimentica dello strumento che abbiamo in tasca, che è questa funzione di orientamento.
Facciamo un esempio. Tuo figlio di otto anni butta dal balcone la bambola di tua figlia di quattro anni e la fa piangere. Certamente, facendola piangere, ha infranto una regola. Il bimbo lo sa che non deve buttare la bambola della sorellina, ma lo fa, quindi trasgredisce. Dal momento che ha trasgredito, possiamo voler misurare quanto lui ha derogato dalla norma oppure impegnarci molto per capire come e perché si è disorientato. L'obiettivo di un genitore è fargli avere un suo orientamento, non misurare quanto è disorientato!

Il bimbo ha voluto lanciare un messaggio, probabilmente quello di voler buttare dal balcone la sorellina invece della bambola. E noi cosa facciamo? Lo misuriamo? E che cosa misuriamo? Il valore della bambola, quanto ha pianto la bambina, il valore della bambina? Dobbiamo punirlo? E come? E se anziché otto, ha diciannove anni? Lo misuriamo? Oppure peschiamo dentro di noi quest'altra funzione che è quella di orientarlo?
Di fatto il genitore è continuamente dentro questa duplice funzione. Non può scordarsi di nessuna delle due.