La mosca e la cipolla

Marcello Lombardi

23-02-2004  

Ciao Marcello, i capelli stanno crescendo, adesso sono quasi un centimetro.
Sì, lo so non li sopporti, è arrivato il momento di tagliarli.

Sulla finestra della mia stanza anche la cipolla sta crescendo, l’ho messa in un bicchiere con ovatta e fondi di caffè, adesso è alta quasi una spanna; sono felice di questo, e quando le do l’acqua sto bene insieme a lei.

Da giorni il telegiornale parla della morte di Pantani, non so perché ma il mio primo pensiero è stato, beato lui!! Mi fermo a pensare alla morte, e tutto intorno a me si spegne, la macchina si ferma, entro in un tunnel fantastico, sogno a occhi aperti e mi paragono a una brutta mosca caduta in una ciotola d’acqua.

Mi lamento, ho le zampe incollate e le ali sono bagnate, vibrano ma ancora per poco. Un uomo con un elegante vestito, preso dalla sua curiosità, mi urla: ”Cosa hai fatto! Che ti è successo? Non preoccuparti ti ho chiamato un prete e i palombari!!”.

Arriva l’uomo di Dio e mi dice: “Ragazzo, tutto quello che posso fare per te è pregare, e se hai creduto nella croce sarai salvato”. Subito dopo, i palombari detti uomini rana si tuffano a rischio della loro stessa vita, uno si taglia il braccio sul bordo tagliente della ciotola.

C’è anche la televisione, e l’immensa folla urla soddisfatta per l’impresa eroica.
Vengo salvato, e per giunta un’ape voluttuosa mi fa il bocca a bocca.

Mi sento bene, adesso che finalmente si sono accorti della mia pur breve esistenza, e con la voce ancora debole, chiedo a coloro che mi hanno salvato: “portatemi per favore all’obitorio, ove giacciono i morti”.

Li incomincio a vedere molte facce amiche; fratelli e sorelle, ci sono proprio tutti, anche la zia, a me molto legata. Si!! Ci sono tutti coloro che più o meno mi conoscevano bene e che sapevano del mio legame con la cocaina, ma che si erano sentiti impotenti nel fermarmi. Le parole non erano bastate e certamente non potevano chiudermi a chiave per sempre, altri mezzi non ne avevano.

Ma poco dopo mi accorgo che non ci sono proprio tutti, in quella valle di cadaveri.
Manca mio padre, lo cerco insistentemente e appena lo trovo, lo sbrano, poiché adesso sono la brutta mosca, l’unico amico della sua morte.

Il testamento di Tito Altri testi