Da dove ha origine il male?

L’origine del male nel pensiero filosofico
greco antico e cristiano medioevale

Bianchi Pedriani

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Le domande introduttive

Qual è l’origine o la causa del male?

  1. Il male ha un senso oggettivo-assoluto o è un accadimento naturale che contrasta con i nostri bisogni o desideri?

  2. Il male è connesso alla materia, alla realtà sensibile o alla libertà dell’uomo?

  3. E’ possibile dare un senso, una giustificazione all’esistenza del male o essa è casuale e gratuita?

  4. Il male è opposto al bene o in qualche modo è necessario all’affermazione del bene?

  5. Quali tipi di male sei in grado di distinguere?

 

Il percorso di studio

Attraverso i testi degli autori antichi e medievalisi ricavano le principali concezioni circa l’origine ed ilsignificato del male nel mondo, problema ancora attuale e legato allatradizione filosofica (non solo occidentale, anche se si èscelto di limitare l’indagine a quest’ultima). Da questo lavorodi analisi emerge la possibilità di una classificazione piùcontenutistica che cronologica, in quanto concezioni nate in tempistorici diversi tendono, pur con le inevitabili differenze (ancheterminologiche), a sovrapporsi.

 

I concetti fondamentali

Nelle primitive espressioni religiose, il male èidentificato con una o più divinità ostili che sicontrappongono a quelle benefiche. Il bene ed il male derivano daforze superiori a quelle umane.

Il pensiero filosofico greco delle origini definiscefin dall’inizio quelle che saranno le principali interpretazionidel male (visto ormai come entità astratta):

  1. Il male ed il bene sono forze opposte che spesso lottano l’una contro l’altra producendo gli eventi (concezione dualistica). Spesso questa concezione individua il male nella materia e nella corporeità (orfismo, Timeo platonico). Il male è quindi ineliminabile dalla realtà.

  2. Il male è tale solo in apparenza perché ciò che avviene risponde ad un ordine superiore, armonico e razionale (Eraclito, stoicismo, cristianesimo)

  3. Il male è un concetto relativo all’uomo (e quindi può essere identificato con il dolore e la sofferenza) e non ha un significato metafisico poiché deriva dalle azioni umane o dalle conseguenze prodotte dalla casualità degli eventi sugli uomini (sofisti, Epicuro)

 

 La presentazione dei testi

 

Anassimandro

Nel frammento di Anassimandro il male sembraconnesso all’esistenza stessa degli esseri e alla loro lottareciproca, in un ciclo continuo di nascita (separazione) edissoluzione (fusione)

 

Eraclito

Nei frammenti di Eraclito emerge, al di làdella lotta perenne, l’unità dei contrari (male-bene) che èespressione dell’armonia e della razionalità del logos

 

Protagora

I sofisti introducono il relativismo gnoseologico.L’esempio del sano e del malato riportato da Platone nel Teetetoserve a dimostrare che non esistono verità oggettive, maopinioni ugualmente accettabili in quanto determinate da differentipercezioni sensibili.

Nel brano tratto dal Protagora il relativismoviene applicato al concetto di bene che varia a seconda dei casi edelle situazioni, perdendo ogni significato assoluto ed ontologico

 

Socrate (da Platone): involontarietà delmale

A partire dall’Apologia Platone riporta indiversi dialoghi la tesi socratica dell’involontarietà delmale. L’origine del male è quindi l’ignoranza del verobene, anche se quest’ultimo resta compreso nell’orizzonte umano esociale, senza garanzie di ordine religioso o metafisico

 

Platone

Nel Timeo Platone attribuisce la malvagitàumana alla mancanza di educazione e agli influssi negativi del corposull’anima. Il male nasce quindi dalla scarsa conoscenza del bene(che assume una precisa connotazione metafisica e la piùelevata collocazione gerarchica nel mondo delle idee) edall’imperfezione della materia (il corpo).

Nella Repubblica Platone dichiara chel’origine del male non può essere Dio, cioè unprincipio buono, perché sarebbe illogico che dal benediscendesse il male. Nel Timeo il problema viene risoltoattribuendo alla materia un’essenza caotica ed imperfetta che soloparzialmente può venire ricondotta all’ordine dall’operadel divino artefice. Il male, inteso come imperfezione, èquindi un principio originario e ingenerato, come il demiurgo e ilmondo delle idee.

 

Epicuro

Il pensiero di Epicuro esclude una concezionefinalistica o fatalistica del susseguirsi degli eventi e quindi unqualche significato metafisico del male: il male è percezionedel dolore e come tale legato essenzialmente alla vita dell’uomo.La morte non è quindi un male, ma al contrario, la cessazionedi ogni sofferenza.

Ritorna, con alcune variazioni, il ragionamentologico di Platone, secondo il quale il male non può derivaredalla divinità perché estraneo alla sua essenza buona eperfetta, ma, al contrario di Platone, neppure il bene è vistodiscendere dagli dei, che vivono negli intermundi senzaintervenire nelle vicende umane.

 

Stoici

Nello stoicismo il male concorre, come ogni altracosa, a realizzare il bene del Tutto. Visto nel quadro metafisicouniversale il male è quindi tale solo in apparenza ed èuna pretesa assurda l’idea di poterlo separare dal bene complessivoche si realizza nel cosmo, anche perché gli uomini non possonocambiare il corso del destino.

 

Plotino

Anche negli scritti di Plotino, come nei testi deglistoici, viene esplicitamente detto che il male è necessarioall’ordine del mondo e quindi alla sua perfezione.

In alcuni passi si avverte il riferimento al mitoplatonico del demiurgo che identifica il male con la materia caoticae il bene con l’intelligenza ordinatrice, entrambi come principioriginari necessari all’esistenza dell’universo (soluzionedualista). In altri passi Plotino intuisce invece la possibilitàche il male non esista ontologicamente e che tutto ciò chechiamiamo male (dalla malattia, alla bruttezza, alla povertà)sia in realtà "privazione di bene" (soluzionemonista).

 

Agostino

Nell’ambito della filosofia cristiana, Agostino,con la sua rigorosa indagine logica e psicologica, si chiede da doveha origine il male (dal momento che tutto ha origine da un Dio buono)e che cosa spinge l’uomo in alcuni casi a desiderarlovolontariamente. Egli riprende la soluzione di Plotino negando entitàmetafisica al male e definendolo privazione di bene, ma sottolineandoanche che nessuna sostanza (neppure la materia), può esseretotalmente priva di bene, perché la totale privazione di bene(cioè il male assoluto) equivarrebbe ad una totale assenza diesistenza.

Così nel peccare non ci si rivolge verso"nature cattive", ma verso esseri inferiori nel benerispetto all’essere sommo: è questa scelta (della quale èresponsabile l’uomo) ad essere malvagia, non l’oggetto dellascelta.