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Un simbolo, una meta: "Il Visconte dimezzato"

Alice Donati

 

Il protagonista di questo romanzo di Italo Calvino è il visconte Medardo di Terralba. La storia, narrata da suo nipote, figlio illegittimo della sorella, comincia quando Medardo in Palestina si dirige col suo scudiero all'accampamento dei crociati; è la prima battaglia a cui partecipa a recargli la ferita fatale: una cannonata lo divide in due esatte metà, di cui una viene salvata dai medici dell'esercito, l'altra viene scovata ancor viva in mezzo a un cumulo di cadaveri e rinsanata da un gruppo di eremiti.

Il Medardo salvato dall'esercito arriva a Terralba e si dimostra perfido e privo di scrupoli. L'altra metà, che giunge a casa dopo un lungo peregrinaggio, è sconfinatamente buona. I due visconti (quello cattivo, arrivato per primo, si è accaparrato il feudo) convivono a Terralba, il primo arrecando danni e dolore, l'altro aggiustando le cose e predicando il bene; per questo vengono soprannominati il Gramo e il Buono.

Non solo il Gramo però suscita ostilità nella corte: anche il Buono, che al suo arrivo è ben voluto da tutti per il suo altruismo, con le sue buone azioni protratte all'esagerazione che arrivano perfino a provocare disagi, alla fine risulta sgradevole e quasi insopportabile. Anche Pamela, la contadinella di cui i due visconti a metà sono innamorati, non tollera più né l'uno né l'altro. Ma sarà proprio lei, oggetto dell'amore di entrambi, a promuovere la loro riunificazione: acconsentendo alla proposta di matrimonio del Gramo e chiedendo lei stessa al Buono di sposarla, accade che il giorno delle nozze entrambi i visconti siano all'altare; il Gramo sfida a singolar tenzone la metà buona, che si vede costretta ad accettare: nel duello le enormi cicatrici che ognuno di loro aveva dove l'altra metà mancava si riaprono. I Medardi cadono a terra svenuti; il dottor Trelawney, di cui poi parlerò ampiamente, prende i due corpi, o meglio, il corpo dimezzato e con le sue abilità chirurgiche ricuce le due parti: rinvenuto il visconte finalmente completo torna una persona vera, seppur segnata da una sottile cicatrice, eterno simbolo della sua straordinaria esperienza, e sposa Pamela, che diventa viscontessa, moglie di un uomo capace di amarla di un amore completo. Così finisce la storia del visconte dimezzato.

Questo romanzo per quanto concerne la problematica del doppio ricorda molto "Il dottor Jeckyll e il signor Hyde": infatti la dualità del protagonista riguarda la divisione tra bene e male, il conflitto interiore (e in questo caso anche esteriore) ad essa legato. Nel libro di Stevenson è solo il male a incarnarsi puro in un altro corpo; Calvino invece divide Medardo in modo che anche il bene si trovi da solo. Il risultato è che entrambi i mezzi uomini suscitano ostilità, diffidenza e talvolta rabbia. L'autore dunque introduce un concetto che Stevenson non aveva considerato: non è solo la parte malvagia ad essere peggiore del visconte intero, ma anche la parte buona, che apparentemente potrebbe sembrare migliore, non è invece all'altezza dell'individuo completo. Inoltre nel duello finale tra i due Medardi, nessuno dei due esce vittorioso, ma anzi proprio grazie a questo scontro diretto il visconte torna ad essere intero. Il duello descritto da Calvino è emblematico: l'uomo non è completo se non è turbato dal conflitto tra bene e male, ed è anzi proprio questo a renderlo una persona.

Una cosa che mi ha colpito particolarmente è come in questo romanzo il doppio incentrato essenzialmente sul visconte influenzi anche l'evoluzione di un altro personaggio, il dottor Trelawney. Questi è un medico inglese che aveva prestato servizio su innumerevoli navi prima di naufragare a Terralba, proprio nel periodo dell'assenza del visconte; quindi mentre Medardo veniva dimezzato, il dottore cambiava radicalmente stile di vita. Si dimostra per la maggior parte del tempo disinteressato alla medicina, addirittura inorridito dalla presenza di malati, appassionato invece di tutti i fenomeni naturali (ad esempio i fuochi fatui); è come se avesse perso o rifiutasse una parte di sé.

Torna ad appassionarsi al suo mestiere solo quando torna dalla Palestina anche il Buono; dunque, quando entrambe le parti del visconte si trovano nello stesso posto, Trelawney ritorna almeno in parte ad essere come prima. È lui infine a ricucire le due metà dopo il duello, ed eseguito questo compito salpa sulla la nave del capitano Cook, dove era fiero di aver già prestato servizio; quindi, rende il visconte nuovamente completo e riprende la sua vita di sempre, riaccettando del tutto quella parte di sé che prima sembrava quasi odiare: torna completo anche lui.

Come in altri racconti (Baldovino studente di Praga), il tema del doppio è fortemente intrecciato con quello dell'amore. Ma mentre in altri racconti (vedi anche "Il ritratto di Dorian Gray") l'amore risulta ostacolato dalla divisione del protagonista in due parti in conflitto, nel racconto di Calvino l'amore permette alle due parti in gioco di riconoscersi e ricongiungersi.

L'amore per Pamela è l'unico sentimento che hanno in comune il Gramo e il Buono ed è proprio questo a far esplodere il conflitto tra le due parti, rimaste per tanto tempo separate; ma è ancora l'amore per Pamela la ragione della loro riunificazione.

Questo romanzo è sicuramente di genere fantastico. L'ambientazione e le vicende di contorno sono però abbastanza veritiere: Calvino descrive un medioevo vero e spietato, con le crociate, le esecuzioni di massa, il villaggio dei lebbrosi, inserendo nel suo stile di narrazione molto semplice e lineare sprazzi di macabro barocco, come i cumuli di carcasse umane fuse con quelle degli uccelli, o i cavalli che si chinavano per non perdere le budella, una volta colpiti dalla sciabola turca.

Questo continuo cambiamento di registro dal secco al barocco è una delle cose che mi è piaciuta di più nel leggere questo libro; un'altra cosa che mi ha stimolato è stata individuare il doppio, vedere come alla fine tutto quadra alla perfezione: la duplicità del visconte che si ripercuote sul resto dei personaggi (sul dottore ad esempio), il fatto che, in qualche modo, tutto è intrecciato con l'amore e che è proprio l'amore la soluzione di tutto.

Infine mi ha divertito molto che Calvino per il personaggio del dottore abbia usato un nome de 'L'isola del tesoro' di Stevenson citando l'autore de 'Lo strano caso del dottor Jeckyll e del signor Hyde' a cui evidentemente si ispira, e che abbia nominato il capitano Cook, scopritore dell'Australia, appartenente non certo al medioevo ma al '700, seccolo in cui è ambientato anche 'L'isola del tesoro'.