Nota sul quadro

 

Mi sembra interessante notare che sul quadro di Rembrandt si può cogliere una insolita inversione delle sedi assegnate nella tradizione, e a maggior ragione nella tradizione cristiana, a luce e oscurità.

Siamo abituati a vedere il buio in basso e la luce in alto: il buio caratterizza abitualmente i luoghi bassi, i pozzi, le cantine, ma anche le parti meno nobili dell'uomo; la luce, al contrario, anche per il fatto che richiama l'opera divina e l'identità stessa di Dio, brilla sempre in alto e indica mete verso cui elevarsi.

Nel quadro del "Filosofo in meditazione" abbiamo invece il volto del filosofo colpito dalla luce che viene dall'esterno, mentre il buio è in alto, dove si presume che il filosofo, inerpicandosi su per la scala a chiocciola, possa cercare i temi della sua riflessione.

Potrebbe salire al piano superiore anche semplicemente per andare a dormire, ma rimane la suggestione di una scala che permette di accedere ai luoghi alti dell'abitazione, dove il filosofo trascorre parte del suo tempo e dove, si immagina, egli cattura immagini e nodi della notte che poi esamina e dipana col conforto della luce alla finestra.

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