Il mio nome, il mio progetto: il filo

 

Tiziana Pozzetti

29-10-2009
 

Mi chiamo Tiziana e il mio progetto è diventare me stessa.

Se è vero che nasciamo liberi di scegliere, le scelte che facciamo ci portano progressivamente ad aumentare o diminuire la nostra libertà. A 26 anni quando guardi avanti, ti rendi conto che ci sono tante cose che potresti fare, tante direzioni, tanti esiti possibili. Frequentando il Gruppo della Trasgressione, ho capito però che il valore di quel che diventerò non è dato solo da cosa sceglierò di fare, ma anche e soprattutto da come farò ciò che ho scelto.

Frequentando il gruppo ho capito che desidero coltivare delle relazioni autentiche con gli altri, senza lasciarmi inebriare dalle lusinghe del potere. La tentazione di prendere in mano un joystick con cui dominare sul mondo è un rischio che si cela dietro ogni angolo del nostro vivere quotidiano; è una tentazione forte perché il guadagno immediato sembra altissimo. Dai nostri incontri ho capito che questo porta solo ad un deterioramento progressivo: ogni qualvolta togli a chi ti sta vicino un pezzo della sua libertà, hai fatto un passo verso il restringimento del tuo orizzonte, un primo passo su una scorciatoia che si conclude con un'inevitabile caduta.

Al gruppo ho capito che il carnefice è in primo luogo una vittima di se stesso: ogni volta che per ottenere qualcosa facciamo del male agli altri, abbiamo perso un punto nella partita della vita. Perché ogni volta che facciamo del male agli altri abbiamo perso un pezzo della nostra dignità, e abbiamo tolto alle persone che ci amano la possibilità di essere fiere di noi.

Il mio progetto è quindi interiorizzare gli insegnamenti positivi delle persone che mi stanno intorno e che mi vogliono bene, i miei genitori, i miei insegnanti, il Gruppo della trasgressione, il Dottor Aparo e la Dottoressa Ometto, e tutte le persone autentiche che trovo sulla mia strada. Sono i loro insegnamenti, le loro parole, i loro esempi di vita che ci lasciano dentro il filo con cui legare le vele, il legno e il fiato per navigare. Un filo conduttore con cui vorrei legare tutte le esperienze che farò nella mia vita. Ho bisogno di questo filo perché non voglio lasciare le mie vele in balia del vento col rischio che vengano strappate.

 

Foto realizzata da Emanuela Fossati

 

La libertà non è essere liberi di fare ciò che si vuole, ma è essere liberi di avere un filo con cui legare le nostre vele quando sono in pericolo perché il vento è troppo forte. Comincio a capire che gli insegnamenti delle persone che ci amano non sono dei limiti che ci vengono imposti per opprimerci, ma sono un filo per salvaguardare le nostre vele quando esse sono in pericolo.

Probabilmente è questa la nostra più grande libertà, avere un filo conduttore che ci guidi verso il nostro futuro, dandoci la facoltà di scegliere tra le innumerevoli possibilità che costellano la nostra vita e limitando la nostra possibilità di perdere la rotta sprofondando negli abissi.

Il mio progetto è non dimenticare questi principi e continuare ad imparare da quelle persone che mi possono aiutare a non perdere di vista il mio filo conduttore, il mio essere uomo, il mio amore per le piccole e autentiche cose della vita.