A cimma

Angelo Aparo

  19-03-2007

Una sera ero a Genova con alcuni amici per la mostra di Adriano Avanzini. Alessio Ferraro (autore della foto) ci ha portato in una bella osteria di un vecchio quartiere di Genova, dove ci siamo messi a parlare con l'anziana proprietaria. Il quartiere era proprio quello in cui è cresciuto Fabrizio De André.

La signora ci ha raccontato delle tante cose che ha visto nella sua lunga e travagliata vita; quando le abbiamo chiesto se potevamo assaggiare "a cimma", il piatto di cui Fabrizio De André canta nella canzone omonima, lei ci ha confidato che con la cimma e altri piatti buoni di quella sera vuole provare ad arrivare a cento anni, ma "… solo se posso mantenere il buon umore e la salute che ho avuto fino ad oggi". Da quella serata è venuto fuori il testo che segue, che viaggia sulle note della canzone originale e che cerca di raccoglierne l'atmosfera.

 

La signora Rebecca nella trattoria "Vegia Arbà", nel quartiere "Albaro"

 

Il buio apre il suo manto al tuo cammino
Ti affida un sogno aperto con cui viaggiare
Ti lascia dentro il filo con cui legare
Le vele, il legno e il fiato per navigare

Prima sarà lo sguardo di chi ti ha chiamato
Le sue colline morbide, nelle sue mani il mondo
Ne inseguirai l’odore per mille sentieri
Voci, inganni e canzoni di oggi e di ieri

Carne tenera, luce chiara
Non ti spegnere, non diventare dura

E poi l'età dei giochi, poi maschere da duro
Per diventare figlio dell'uomo che hai sfidato
Per diradare il buio e conquistare cime
Da cui sposar con gli occhi le valli alle colline

Occhi a vedere nelle spighe il pane
Occhi a smarrire strade fra i campi e le paludi
Mani dentro le pietre a cercare cattedrali
Mani a vendere polvere e a cancellare mani

Carne tenera, luce chiara
Non ti spegnere, non diventare dura
Quanti nodi tra fiori e spine
Albe ovunque, prima e oltre il confine

Albe curiose e incerte, albe da coltivare
E ancora notti e incubi da masticare
Nella speranza che la luce del mattino
Traghetti i sogni al giorno
Senza far troppo male

Carne tenera, luce chiara
Non ti spegnere, non diventare dura
Quanti nodi tra fiori e spine
Albe ovunque, prima e oltre il confine

 

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