Immagini del male - Gr. Trsg. Fem

Redazione

Verbale dalla riunione del 18-04-2007
 

Aparo: Proviamo a descrivere una fotografia che per noi rappresenta l’essenza del male.

Fedua: Vedo il male come un punto di domanda. Le domande che poni a te stesso quando subisci il male.

Kati: E’ difficile capire cosa sente la persona a cui hai fatto male.

Fedua: No, il male che fai è quello che tu hai provato. Tu hai sofferto e vuoi vedere soffrire anche gli altri come hai sofferto tu.

Kati: Come fotografia vedo l’attentato in Spagna, a Madrid, vicino a casa mia. Ho visto un bambino con un occhio spappolato. Un innocente ha preso il treno e si è ritrovato lì in quel modo.

Fedua: La notte buia. Il buio mi spaventa, mi fa pensare al male.

Manuela: Un’ombra con tanto fuoco.

Fedua: Per me il fuoco non rappresenta il male perché il fuoco si può spegnere.

Sofia: Il mare con il petrolio dentro. Il mare per me è un elemento di bellezza, purezza, pienezza. Il petrolio dà l’idea di qualcosa che lo sporca. Una volta mi sono tuffata in mare e sono uscita tutta unta e con la sensazione di essere stata tradita. Il petrolio però non si mischia all’acqua, il male non può intaccare l’essenza del bene.

Tirelli: Situazioni in cui qualcuno non si può difendere. [Riprende le immagini di cui ha parlato al Gruppo della Trasgressione maschile].

Marilena: Il bambino ebreo con le mani alzate del libro “Tu passerai per il camino” o la bambina con il cappotto rosso del film “Schindler's list”.

Letizia: Le persone che si suicidavano dalle Torri Gemelle. La foto di Aldo Moro nel bagagliaio della macchina.

Livia: Il filo spinato. E le immagini descritte la volta scorsa della sveglia amata e scagliata contro un calorifero in un momento di rabbia e la persona che si vuole suicidare per vendicarsi e non provare più dolore.

Manuela: L’espressione della mia amica morta: l’immagine del male che l’ha mangiata.

Fedua: Mia mamma che abbraccia i miei fratellini. Io mi avvicino e lei mi respinge. “Vai via, sei grande”, mi dice e tiene a sé solo loro. I miei fratellini chiamano papà il loro padre, io non posso perché lui non è mio padre. Mi chiedo perché io no.

Kati: L’emarginazione. Chi viene additato diverso, poi diventa un diverso e un emarginato davvero.

Kati: Due bambini di cinque anni che alzano fieri la mano aperta per dire che la propria madre nel morire ha ammazzato cinque persone.

Aparo: Proviamo a individuare dei collegamenti tra le immagini. Cosa hanno in comune?

Fedua: Queste nostre fotografie insieme sembrano una scala, la scala del male.

Marilena: Le immagini mi sembra che rimandino o al male che si è provato o al male in un certo senso costruito dall’appartenenza a una determinata cultura.

Livia: Nell’ascoltare le diverse immagini me ne è venuta in mente una che le racchiude: una persona respira, viene tolta l’aria dell’ambiente e fatica a respirare.

Tirelli: In comune le immagini esprimono un senso di oppressione, di dominio incontrastato e incontrastabile da parte di qualcuno su qualcun altro o qualcosa.

Aparo: Al maschile sono state individuate due costanti: il potere utilizzato per impedire e bloccare l’evoluzione contrapposto alla forza che sostiene la crescita. Alcune delle immagini emerse oggi permettono di rintracciare queste costanti, altre no.

Nelle immagini di Fedua, Manuela e Sofia (il buio, il vento e il fuoco che conquistano terreno, l’inquinamento) c’è l’avanzamento di qualcosa che progressivamente toglie spazio, l’equivalente di togliere l’ossigeno dell’ultima immagine di Livia. Un nemico (non umano) avanza e riduce lo spazio vitale.

Nelle immagini di Livia, Sofia e Fedua (il suicidio per risolvere un problema, la ripugnanza verso il petrolio e la paura del buio) un male esterno si allea con il male interno. Il nemico che sembra solo fuori di noi si allea con il nemico che abbiamo dentro, con le paure che facilmente vengono attivate da qualcosa che è fuori dall’individuo. La persona cede alla pressione esterna e diventa alleata di questa, si accorda con il nemico che avanza.

Si prova turbamento quando una persona piccola e indifesa viene terrorizzata da un nemico grande che la vuole schiacciare (vedi l’immagine del bambino nel lager o l’immagine delle Torri Gemelle), ma si prova un turbamento ancora più grande quando è la persona stessa a farsi del male, ad allearsi con il nemico (vedi immagine della persona che si suicida o che si droga).