Giornata di sensibilizzazione

per la prevenzione dei suicidi
e la tutela della vita delle persone detenute

San Vittore  20 aprile 2009 

Elena Mondini

20-04-2009 Sintesi interventi della giornata

ANTONELLA MAIOLO (sottosegretario regionale): Ha parlato dell’importanza della Legge n. 8 e della necessità di formazione per la polizia penitenziaria e per gli operatori.

 

M. GRAZIA ZANABONI:

 

CLAUDIO MENCACCI (psichiatra) :

 “Non ci può essere salute senza salute mentale”

Ha presentato una serie di dati statistici riguardanti la situazione in Italia:

 

 

ANGELO COSPITO (medico):

“La gestione sanitaria della fragilità nelle strutture detentive”

L’intervento si conclude con una domanda aperta, il Dott. Cospito chiede: “Come si possono preparare i medici nell’ottica dell’etica delle cure?”

 

CALLISTO BRAVI (Direzione Osp. Sacco):

 

ANNA CUOCCIO (psichiatra):

Ha parlato delle patologie dall’ingresso alla scarcerazione in un’analisi di tipo descrittivo, con riferimento alle misure di attenta sorveglianza (es. CAR = celle a rischio) e della necessità che il personale sia esperto anche nel campo delle tossicodipendenze.

 

VALENTINA MARZANI (arte terapeuta):

 

ANGELO APARO (Coord. Gruppo Trasgressione):

Un convegno, per servire a qualcosa, occorre che dia luogo a progetti riconoscibili e praticabili. Oggi, ancora prima di cominciare il convegno, la direzione di San Vittore ha reso operativa una indicazione per la prevenzione del suicido citata da tutti i relatori: dare modo alle persone di esprimersi e ascoltarle. La dott.ssa Manzelli ha infatti voluto presenti all’incontro anche alcuni detenuti. Lasciamo dunque che siano loro a parlare delle condizioni in cui si può produrre il suicidio.

 

PARLANO I DETENUTI MEMBRI DEL GRUPPO DELLA TRASGRESSIONE:

IVANO LONGO: La privazione della libertà, la mancanza di affettività e l’abbandono portano al suicidio.  Io l’ho tentato due volte, una volta col gas e una con una lama.  Non ero in grado di accettare che le persone mi volessero bene.

NICOLA DELLA VALLE: Abbiamo passato un momento di paura quando Ivano ha tentato il suicidio; in questo caso c’è stata una collaborazione fra noi e la sorveglianza, che ha fatto intervenire il gruppo e il Dott. Aparo perché potesse aiutare Ivano.

IVANO MOCCIA: La prima volta che ho tentato di suicidarmi avevo deciso di buttarmi dalla finestra ed ero in prima media. Oggi riconosco che a portarmi a quel gesto è stata la mancanza d’affetto.

PAOLO SORGE: Tra le condizioni che possono portare al suicidio ci sono la depressione, il sentire di non contare più nulla, la mancanza della possibilità di stare vicino ai figli.

MARIO DI DOMENICO: Il massimo sconforto per un detenuto secondo me è quando non viene al colloquio un familiare e non si ha la possibilità di sapere il perché.  C’è come un vaso nel cervello del detenuto che continua ad essere caricato di gocce che lo appesantiscono e lo portano così verso il limite.  Bisogna che la persona senta dentro di sé la possibilità di continuare ad evolversi.

FRANCESCO LEOTTA: Io non avevo scommesso su nessuno, né sulle istituzioni né sugli psicologi… non sapevo parlare, adesso vedete voi stessi che in qualche modo riesco a esprimermi… e adesso io credo in una possibilità di rieducazione.

ANTONIO DI MAURO: Quando mi hanno comunicato che mio fratello e mia figlia erano morti ho passato momenti terribili da solo, senza che nessuno mi spiegasse e ho pensato di uccidermi.. l’unica cosa che il carcere ha fatto è stato legarmi.  Si dovrebbe dare il rimedio prima che queste cose avvengano. A volte una parola detta al momento giusto fa molto, a volte basta che una persona ti tocchi con la mano.

VINCENZO FRANZETTA: Il supporto pedagogico è importante, non dovrebbe venire a mancare.  Si arriva in carcere per un insieme di fallimenti, sarebbe bello poter recuperare il primo sogno di quello che volevamo diventare da bambini.

FEDOUA TALEB: Io non sono mai stata ascoltata, ho sempre fatto le cose perché me le comandavano, questo mi ha fatto stare male per molto tempo e mi portava a stare zitta. Adesso parlo.

ANTONIO IANNETTA: Forse una volta non ci si chiedeva nemmeno quali fossero le cause del suicidio. E’ bello che oggi si provi a farlo.

LETIZIA  NATALE:  Alla persona che tenta il suicidio manca dentro di sé qualcosa di fondamentale, la fiducia nel domani. Forse il modo di aiutare una persona però non è sempre adeguato, questo ci dovrebbe far riflettere.

 

ANGELO APARO (Coord. Gruppo Trsg): Quando ci si uccide, spesso lo si fa per uccidere qualcun altro che si odia e nei confronti del quale ci si sente impotenti. A volte, invece, lo si fa perché si vuole uccidere una parte di sé per la quale non si riesce a formulare un progetto evolutivo. Il suicidio si previene con un ambiente che restituisca alla persona la possibilità di esprimere la propria rabbia verso gli altri e verso se stessi e, inoltre, dei mezzi e delle attività che permettano di recuperare la fiducia in sé e nelle proprie potenzialità.

 

GLORIA MANZELLI (direttrice San Vittore): nota prima la contraddizione fra l'importanza del tema della prevenzione e il taglio ai finanziamenti per alcuni degli operatori che se ne dovrebbero occupare. Conclude ringraziando i presenti per l’impegno e la serietà.