Trasgressione, ribellione

 

Antonio


Parlare di trasgressione, termine a me sconosciuto, mi ha indotto ad una riflessione sulla mia vita.

Da bambino, per motivi gravi di famiglia, sono stato rinchiuso in vari collegi. Posso definirmi un girovago in questo campo.
La mia prima ribellione l'ho avuta all'età di sei anni, quando con due mie sorelle eravamo rinchiusi in un istituto di suore a Manfredonia in provincia di Foggia. La vita non era delle migliori ed eravamo sottoposti a vere torture.
Cosi, un giorno decisi di scappare portando con me mia sorella. La fuga durò poco, anche perché non sapevo come fare per tornare a casa.
La mia seconda ribellione avvenne il giorno dopo la morte di mio padre, nonostante la richiesta di mia sorella maggiore di portarci a casa per partecipare al funerale di mio padre, la madre superiora, giustificò il suo diniego dicendo che avremmo potuto subire un trauma partecipando al funerale.
Nello stesso tempo però noi venivamo usati, come chierichetti, tutte le volte che in paese c'era un funerale, allora decisi di non partecipare a queste "processioni funebri" visto il rifiuto fatto a mia sorella per la morte di mio padre. Le consideravo come vere ingiustizie.

Questo mio girovagare, è durato fino all'età di tredici anni. Una volta tornato a casa, sono rimasto affascinato della libertà di cui godevano i miei coetanei. Decisi così di seguire il loro esempio, almeno questa volta non dovevo più subire altre prepotenze o violenze di alcun genere
Questa "mia ingenua scelta" mi ha portato ben presto a conoscere il carcere, fino all'età di diciotto anni.


Da questo momento la mia vita subisce un cambiamento: mi sposo, divento papà, cerco di non infrangere le regole sociali, tuttavia la mia esistenza ruota sempre attorno al mondo della delinquenza dei crimini minori, quelli che vengono considerati di minore allarme sociale.

Oggi sono in carcere per un reato grave: associazione finalizzata allo spaccio. In questo periodo di detenzione ho analizzato profondamente il perché di questa mia vita.
E' vero che potrei giustificare la mia ribellione minorile, tuttavia non posso giustificare il dopo, perché ero cosciente della scelta fatta, sapevo che, vivendo in quel modo, per ottenere un facile guadagno, essendo prepotente con gli altri, anche se per non essere più io la vittima, potevo finire in carcere.


Nello stesso tempo però in me qualcosa mi diceva che quello che stavo facendo era sbagliato, cosi mi recavo a far visita ai bambini disabili del Don Orione in Milano, cercando pero di non farlo sapere ai miei amici, per non essere giudicato un debole.
(Trasgressione nella trasgressione.) Vivevo una contraddizione esistenziale: avevo capito che conducevo una vita che non condividevo, dovevo ribellarmi nuovamente, trasgredire a quelle regole, a quella cultura che mi portava a credere di essere nel giusto, quando ero uscito dal collegio, all'età di tredici anni.

Oggi mi accorgo che il mondo stesso è una trasgressione; tutti noi la viviamo anche se in modo diverso. Mi chiedo, quanti di noi hanno trasgredito non rispettando le leggi, magari commettendo furtarelli; solo che sono stati fortunati, e per questo non sono delinquenti. Oggi io sto volutamente continuando la mia trasgressione iniziata prima del mio arresto, come quando mi recavo al Don Orione.

Potrei concludere dicendo che:
"non tutti i mali vengono per nuocere" perché oggi grazie a questa esperienza negativa, ( ancora una volta nella vita ) anche se differente da quella vissuta nella mia infanzia, ho trovato finalmente la mia vera essenza.

Non mi importa più il giudizio dell'amico, ho capito che posso trasgredire o ribellarmi anche positivamente lottando contro le ingiustizie, i soprusi, le violenze di qualsiasi genere in modo diverso, come faccio ora: scrivendo poesie aspettando di vivere il mio futuro, un dignitoso lavoro, amare, come sono amato io ora, da mia moglie e dai miei bimbi. Uscire definitivamente questa volta da quelle regole che hanno deciso per lungo tempo la mia vita.

Per questo condivido l'iniziativa ora in corso nella sezione penale, sperando che questa, oltre ad essere una riflessione culturale, sia una vera riflessione del proprio vissuto, che ci permette, se lo vogliamo, una vita futura con una trasgressione diversa.