Sulla libertà

 

Umberto Galimberti

Libertà: "…Essere libero, …, non significa non credere a nulla, ma riporre la propria fiducia in molte cose, troppo numerose per il conforto spirituale di una cieca obbedienza, ma essenziali per una scelta responsabile e tollerante fra di esse…".

Se appena ci emancipiamo dalla concezione rozza della libertà …non possiamo non renderci conto che la libertà è da subito una relazione sociale, perché se cresce a dismisura il numero dei senza dimora disagiati, anche le dimore dei più agiati non sono più tanto sicure. Se ne deduce che la libertà individuale (che oggi appare come il valore supremo e il metro in base al quale ogni virtù e ogni vizio della società intera va valutato) non si raggiunge con gli sforzi individuali, ma solo creando le condizioni che estendono tali possibilità a tutti. Un compito questo che non è possibile perseguire individualmente, magari con la beneficenza organizzata o la carità all'angolo della strada, ma unendo le energie di tutti in quell'impresa comune che si chiama: comunità politica, la sola che può garantire non solo i diritti di libertà, ma soprattutto la perpetuazione delle condizioni per l'esercizio di questi diritti.

Se restringere la libertà degli esclusi non aggiunge nulla alla libertà di chi è libero, la strada dei tagli allo stato sociale può condurre ovunque tranne che a una società di individui liberi, perché, stravolgendo l'equilibrio tra i due versanti della libertà, fa sì che in qualche luogo, in qualche strada, in qualche rione, in qualche città, in qualche ora del giorno e soprattutto della notte, il piacere della libertà si dissolve nella paura e nell'angoscia. Una conferma tangibile che la libertà di chi è libero richiede, per il suo esercizio, la libertà di tutti.