Nina

Milano 16/05/02

Ivano Longo

Più di tre anni fa la mia ragazza Simona mi chiese se potevamo prendere un cagnolino, e siccome l'idea piaceva anche a me, decidemmo di comune accordo di prenderlo in un canile. Telefonammo subito al canile municipale di Magenta, la volontaria che rispose, ci ragguagliò sul da farsi e ci propose un incontro.

La mia ragazza ed io sorridemmo e iniziammo a fantasticare su come volevamo questo nuovo componente della famiglia, lo avremmo sempre portato con noi, e non lo avremmo mai lasciato solo a casa, lo avremmo coccolato gli avremmo comperato il cibo migliore, e lo avremmo portato da mio fratello che aveva un cane, così poteva fare amicizia con lui.

Passarono i giorni, finalmente il primo colloquio con la volontaria avvenne. Lei si informò se avevamo una casa con il giardino, noi rispondemmo di no, ma aggiunsi che avevo un appartamento di duecento metri quadri, (ricordo, che quando la portammo a casa nostra la prima cosa che disse vedendo la casa fu: qui può correre quanto vuole) ma io gli dissi che in casa ci sarebbe stata solo la sera quando saremmo rientrati, perché avevamo intenzione di portarla sempre con noi. L'assistente era molto soddisfatta e disponibile, tanto è che, (vista la nostra insistenza) ci accordò di andarlo a scegliere il sabato successivo. Accennò al fatto che c'erano tre cani pronti da affidare, ma che questi non erano dei cuccioli.

Ci parlò di lei mentre l'accompagnavamo a casa, disse che era una femmina di quattro anni, ma che era di taglia piccola, si chiamava ULNA, per via dell'osso della zampa che si era rotta quando fu investita da un'auto. Continuò il suo racconto informandoci di tutte le vicissitudini che aveva passato, il primo affidamento ad una famiglia, il secondo, ad un contadino che la picchiava, fino alla sua rocambolesca fuga da un recinto. La volontaria, ci spiegò che era una cagnolina molto difficile, e che, era l'unica che dormiva in una gabbia con un'altra cagnetta perché da sola non toccava cibo. Quel sabato mattina la mia ragazza ed io passammo in rassegna le gabbie alla scelta di un cucciolo, alcuni erano veramente belli, al nostro passaggio si alzavano sulle zampe posteriori, scodinzolavano, abbaiavano, sembrava dicessero "scegli me, scegli me", ma noi avevamo in mente solo lei.

Quando arrivammo davanti alla celletta, nessuno ci venne incontro, nessuno scodinzolò per noi, mi avvicinai e vidi in un angolo in fondo due occhi grandi tristi e neri, mi abbassai, infilai le mie dita attraverso la rete, chiamai, ma lei non venne, l'altra cagnetta sì che venne a salutarci, ma lei no! Appoggiò il suo musino sulle zampe anteriori come se questo evento non la toccasse più di tanto. Più avanti capii purché quel comportamento, aveva visto degli "umani". Mi alzai, e dissi alla volontaria se poteva farla uscire, il continuo abbaiare degli altri cani divenne sempre più insistente, ed aumentò quando il chiavistello del cancelletto scattò, noi ci allontanammo per permetterle di uscire; un attimo dopo, una saetta nera sbucò dalla gabbia iniziando a correre sul piccolo prato li davanti, non si fermò mai, corse, corse velocissima per tutto il tempo.

Riuscimmo a farla rimanere fuori il più a lungo possibile, prolungando la conversazione anche con cose banali, ma poi venne il momento per lei di rientrare nella gabbia e per noi di andare via. Ma quell'incontro ci bastò, decidemmo di prendere lei. Anche la volontaria fu entusiasta della nostra scelta, così il sabato successivo andammo a prendere per portarla a casa nostra.Lei sembrò aver capito, purché quando uscì dalla gabbia tornò per salutare la sua amica. Eravamo felici la mia ragazza e io, mentre guidavo la accarezzavo di tanto in tanto, aveva un musino dolcissimo e lo sguardo un po' spaventato, il pelo morbido e profumato, se ne stava accucciata sulle gambe della mia ragazza e mi osservava. Decidemmo di fermarci in un parco per farla correre un po' prima di portarla a casa nostra, restammo fuori fino all'imbrunire, e facemmo una lunghissima passeggiata.

Giunti a casa, Ulna iniziò ad annusare l'ambiente, le indicammo il suo lettino, le sue ciotole con il cibo e l'acqua fresca, e poi la lasciammo libera di ambientarsi nella sua nuova casa. Ma quella notte dormì per terra in uno dei due bagni, non toccò cibo ad eccezione dell'acqua che bevve quasi tutta, la mattina seguente, venne in camera nostra, ci guardò, noi la chiamammo, ma lei si rifugiò subito in bagno.Le giornate passarono, Ulna era sempre con noi, in auto per farla stare dietro le mettevo un mio maglione, ma poi la guardavamo e la mia ragazza la prendeva sulle sue ginocchia.

Ogni mattina era la stessa storia, Ulna veniva di là in camera da letto, ci guardava, scodinzolava e ritornava in bagno fino a quando noi ci preparavamo per uscire. Ma una mattina finalmente salì sul nostro letto, noi fummo molto felici perché iniziava a fidarsi di noi, la coccolammo, la strapazzammo un po', ci giocammo fino a farla scappare via dalla disperazione, (fu bellissimo) Dapprincipio le mettemmo il nomignolo di "Ulnina", e poi subito dopo "Nina".

 

Ormai iniziava a far parte di noi, e lei si sentiva sicuramente parte di un "branco". Una cosa notai con molto dispiacere, quando qualcuno le si avvicinava, lei, metteva la coda in mezzo alle gambe, mentre invece quando qualche altro animale le si avvicinava era felice, ricordo che una volta passammo in mezzo ad un gruppo di gatti e lei non fece una piega, anzi si avvicinò, li annusò e tirò diritto come se niente fosse.

Ma un giorno fummo fermati dalla polizia, fummo arrestati, ci portarono via per cinque giorni. Eravamo disperati, pensavo sempre a lei, che era chissà dove, un'altra volta delusa, abbandonata, riportata in un canile. Negammo tutte le accuse e alla fine uscimmo, ci informammo su dove avevano portato la nostra Nina, ma nessuno seppe darci spiegazioni, restammo in questura per cinque ore, poi ci dissero che lì non potevamo restare, "tornatevene a casa" ci dissero, e lì chiedete ai carabinieri della vostra zona".

Facemmo così, ma prima passammo da casa, e la vedemmo lì, sotto il cortile, era felice di vederci e siccome la mia ragazza ed io eravamo distanti l'uno dall'altra la Nina non sapeva da chi andare per prima visto che la chiamavamo entrambi, ci avvicinammo così potemmo coccolarci a vicenda.

Visto che c'era il rischio di essere fermati o arrestati, mi misi d'accordo con mio fratello che mi assicurò del suo interessamento in caso la situazione si fosse ripresentata. Ma dopo due mesi ci arrestarono, e questa volta per davvero, mio fratello non mantenne l'impegno, così rimasi in camera di sicurezza ammanettato per più di otto ore, in compagnia della Nina che mi guardava, mi leccava i polsi. Dopo di che venne una signora, una volontaria di "VITA 2000" che si portò via la mia NINA, non me la fecero neanche salutare come avrei voluto, lei seguì quella signora con tranquillità come se sarebbe tornata da un momento all'altro, ma da tre anni non la vedo più, ho saputo che fu portata in un canile.

Nuovamente dietro le sbarre; lei, che non aveva fatto altro che affezionarsi a due ragazzi che hanno solo amata lei, che non ha commesso nessun reato, eppure è lì, dentro una gabbia poco più grande della mia. Mi manchi tanto NINA, e quando uscirò ti verrò a prendere per portarti via da quel brutto posto.