Intervista sulla sfida a Giacomo, 18 anni

 

 

Da Tiziana Croccolo

Senza pensarci troppo il termine sfida mi evoca immagini come il vivere, riuscire in qualcosa, amare, essere amati, morire.

I personaggi che mi vengono in mente pensando al termine sfida sono i personaggi epici, come Ulisse con le Sirene, uno dei personaggi da antologia di scuola.

Tutti lanciamo sfide, arrivare alla sera di ogni giorno è già una grossa sfida. La mia vita è una continua sfida, con me stesso, per riuscire nel cammino che ho appena iniziato. La storia che c'entra di più con la sfida, secondo me, è quella di Galileo Galilei che ha dimostrato che la terra gira intorno al sole e non il contrario, sfidando la Chiesa che nel frattempo lo aveva incarcerato come eretico.

Si sfida per vivere, si sfida perché è appunto superando le sfide che la vita ti propone che si può crescere dentro e passare a "stadi" superiori. Ogni età ha sfide differenti, in egual maniera sempre ti opprimono, ma quando una sfida è superata ce la si scorda in fretta perché quella nuova ti ha già preso il 100% di te stesso.

Tutto può essere una sfida. Nelle sfide tra più persone troppo spesso, secondo me, c'è disuguaglianza, perché uno che lancia una sfida è anche almeno al 70% sicuro di vincerla. Alla base di una sfida c'è la voglia di una verifica, conscia ed inconscia, la voglia di andare avanti, un po' di cinismo.

Le sfide maggiori sono con me stesso. Gli aspetti positivi di lanciare una sfida sono la voglia di riuscire, di andare avanti, di vittoria. Quelli negativi compaiono solo quando non si accetta la sconfitta.

Non c'è un'età in cui la sfida è più frequente. Un adulto è oppresso dalle sue sfide quanto un adolescente. Tutto è una sfida: camminare, andare a scuola, vincere quando si gioca, capire cosa è la morte, vedere e capire perché i genitori litigano o si separano, accettare la nascita di un fratello.

La sfida della donna non è diversa da quella di un uomo. Mi sono sempre sentito libero di scegliere come comportarmi di fronte ad una sfida.

Purtroppo, spesso sono scappato rifugiandomi in droga o alcool. Le sfide affrontate mi hanno portato in alto, quelle che ho evitato mi hanno portato in comunità.

Le mie sfide di oggi sono diverse da quelle vissute anni fa, totalmente, ma tutte hanno la stessa finalità: migliorarmi ed accrescermi. Avrei dovuto affrontare quelle dalle quali sono scappato perché mi sembravano troppo grandi, perché con la fuga da queste sfide mi sono cacciato senza accorgermi in problemi molto più neri e più grandi, ed ora in comunità dovrò affrontare delle grandi sfide per rimettermi in piedi.

La sfida è mettersi in gioco. Se uno perde la sfida prova desolazione, impotenza, senso di vuoto, tristezza. Ciò che rimane di una sfida vinta è superare un momento difficile, è accrescimento personale, è soddisfazione.

La sfida più grande per me sarà accettare la società senza volerla cambiare, ma per fortuna so già che è una sfida persa in partenza.

La sfida che vorrei fare e che non ho ancora fatto è portare avanti una vita normale con mia mamma e mia sorella.

La sfida che non avrei voluto fare è quella di vivere facendomi le pere, sfidando la morte in ogni momento.

La vera sfida della mia vita è la comunità: riprendere regole ed orari, una vita sobria, la convivenza con altra gente, vivere normalmente insomma.

Non ho figli, ma spero tanto che le loro sfide saranno molto diverse dalle mie. Nella nostra vita è inevitabile affrontare delle sfide. Il mio domani lo vedo inevitabilmente come una sfida: solo il vivere senza droghe, domando poco per volta il desiderio, sarà una sfida. Abbassare la testa ad un datore di lavoro sarà una sfida. Vivere è una sfida, sempre.