Cos'è la sfida?

02-05-2002

 

Livia Nascimben


Avevo appena dato la buona notte ai miei e mentre stavo per chiudere la porta del corridoio al telegiornale annunciano la "notizia dell'ultima ora": in provincia di Terni, un ragazzo e una ragazza di 26 anni, facendo jumping da una "struttura utilizzata da 4 anni dagli amanti della specialità estrema", durante un lancio di coppia da 100 metri, si schiantano nel torrente sottostante.

Hanno perso la loro sfida.
Peccato che non possano rigiocarsela, né interrogarsi o imparare da questa loro esperienza.
Hanno perso la vita e la possibilità di continuare a sfidare se stessi e gli altri.

Cos'hanno sfidato saltando da quel ponte? Se stessi? I propri limiti? La noia? Il destino? La morte? Pensavano di essere immortali, onnipotenti? Di gomma?

Hanno pensato alle possibili conseguenze della loro scelta? Le hanno sfidate? Perché non hanno cercato di mettersi nelle condizioni di produrre un lavoro che permettesse loro di raggiungere mete ugualmente "eroiche" ma dall'esito meno devastante? Perché la loro ricerca di emozioni non poteva essere meno orientata verso la distruttività? Dov'erano in quel momento le loro spinte emancipative, la loro fiducia nella proprie risorse? Quale progetto evolutivo prevedeva la loro sfida?

Mi sembra assurdo che mentre noi cerchiamo di guardare la Sfida da diverse angolature, ci siano nostri coetanei che si giochino la vita saltando da un ponte.