L'ipotesi di Ruggero di Maggio

 

Cosimo Colbertaldo

 

Il film che il regista intende realizzare può essere definito un meta-film.
Si tratta infatti di un soggetto cinematografico che ha per oggetto la realizzazione di un film ("51giorni o un altro soggetto) ad opera di un gruppo di detenuti all'interno del carcere di S. Vittore.

Il canovaccio sul quale si articola la sceneggiatura è approssimativamente il seguente: il gruppo interno della trasgressione riflette e discute per elaborare la traccia di un film; successivamente a questa fase di costruzione che si mantiene su un registro alto, serio, si inizia la vera e propria lavorazione, nella quale i soggetti sono rappresentati con un certo distacco ironico e si cerca di rendere evidenti le difficoltà degli improvvisati cineasti con una dose di comicità.

In questo modo lo spettatore sarà coinvolto nella trama, non si annoierà e si identificherà con le figure dei protagonisti. Secondo il regista infatti, chi vede un film è inizialmente chiuso nei confronti del messaggio e della forma, oppone una difesa tenace che il racconto deve neutralizzare, creando una complicità fra spettatori e detenuti.
Si cercherà anche di superare l'ostacolo rappresentato dai pregiudizi e dai preconcetti sulla prigione che possono esistere in chi non conosce direttamente questa realtà.

Saranno presenti due tendenze:

  1. una realistica, orientata verso il documentario, che utilizzerà l'oggetto film per comunicare le condizioni di vita dei detenuti e il disagio di chi vive in carcere. La sfida è fare un film in una realtà così complessa e difficile. Da una situazione di partenza nella quale sono presentati i soggetti, ovvero i detenuti, e l'oggetto, ovvero il film, si passerà ad una fase narrativa sulle incomprensioni e i conflitti nel gruppo, sulla mediazione dello psicologo e l'aiuto della giornalista, con l'appoggio degli studenti, personaggi che rappresentano la figura di coadiuvanti; attraverso queste vicende si giunge allo scioglimento con la realizzazione del film, nel quale si evidenzierà anche lo scontro-incontro con il direttore dell'istituzione carceraria, che da opponente potrà trasformarsi in prezioso alleato.

  2. la seconda tendenza è orientata verso la finzione e trova spazio nella storia dei detenuti alle prese con un set cinematografico. Qui si attuerebbe una inversione di ruoli, al fine di mescolare le carte, confondere le acque, porre lo spettatore nella condizione di incertezza costante su chi sia il detenuto e chi l'attore. Un detenuto potrebbe per esempio trovarsi a recitare nella parte del direttore, uno studente in quella dello psicologo, lo psicologo in quella del detenuto. Il direttore stesso potrebbe essere ripreso e inserito nel film in fase di montaggio. In questo modo il piano di finzione e quello di realtà si intrecciano, permettendo una comune evasione a chi lavora al film a chi vi assisterà.
    Questa parte del film si pone su un registro basso, umile, pur trattando di tematiche intense e drammatiche.

La sofferenza e la miseria del carcere possono essere trasformate in creatività e far sorgere un prodotto culturale che promuova gli autori ad un'identità nuova e più ricca.
Si dimostra così come esistano un lavoro fuori dal carcere e uno dentro ad esso che si pongono come meta il confronto e il dialogo fra detenuti, istituzione e società.

Il tema centrale del film è l'evoluzione di quel personaggio che è il gruppo della trasgressione.
La sfida iniziale ha un'origine narcisistica con aspetti riconducibili all'esperienza adolescenziale; la sfida che viene condotta a termine ha un carattere di maturità umana e di utilità sociale.

Il regista accoglie consigli e considerazioni sulle qualità psicologiche dei personaggi e più in generale sull'aspetto morale dell'attività del gruppo; auspica inoltre una collaborazione al lavoro di scrittura anche da parte del gruppo della trasgressione esterno, ossia gli studenti. Potrebbero essere utilizzati anche testi contenuti nel sito.

La visione personale del regista si dirige verso un cinema delle cose, immagini basate sulla semplicità.
Si condivide il desiderio quindi di sottolineare il "fare cultura" dei protagonisti, i detenuti.
Il finale è solo parzialmente a lieto fine: il film viene realizzato anche se diverso da ciò che i detenuti avevano ideato. Le condizioni e le problematiche della vita carceraria vengono affrontate, ma non risolte.
Si pone la questione, le si dà visibilità: in prigione chi si ammala rischia di morire in misura fortemente maggiore di un cittadino libero, chi non è malato vive comunque in condizioni di malessere. Questo progetto apre un'altra porta per il gruppo della trasgressione.