Il paradosso della maschera

Studente Carate

Gennaio, 2004  

Ho un amico il quale è appassionato di teatro; lui è stato costretto ad abbandonare il corso di teatro che frequentava a causa della scuola e, ora, tutte le volte che parla con me, afferma di sentirne la nostalgia.

Io al suo posto non la sentirei così tanto. Sono convinta, infatti, che la vita stessa sia un teatro e che tutti indossiamo delle maschere; sicuramente le nostre sono diverse da quelle usate dagli antichi greci, fatte di cose materiali, come l'argilla, ma nonostante non siano visibili, sono presenti come può esserlo un pensiero.

Io intendo la maschera come una sorta di protezione personale, un modo di essere in alcune situazioni. Personalmente, sono convinta di avere una maschera e di averla usata più di una volta.

Penso che sia capitato ad ognuno di noi di aver mentito ad un'amica o ad una persona cara, per non vederla soffrire; a mio parere in quel momento si indossa una maschera, in quanto non facciamo trasparire nulla di quello che pensiamo o proviamo veramente, ma lasciamo “vedere” quello che noi vogliamo che le persone vedano.

Io penso che usare una maschera non sia un bene, infatti, usarne una vuol dire nascondere qualcosa ad una persona, che, come nel mio caso, sono tutte persone a cui voglio molto bene. Io sono una persona sincera e il fatto di usare una maschera spesso fa più male a me di quanto potrebbe fare la verità alla persona a cui la nascondo. In alcuni casi, però, io ritengo che, anche se mi fa male, sia meglio usare la mia maschera e vedere la persona a cui parlo più sollevata.

Una volta mi è anche riuscito, mediante la maschera, di trasformare una situazione triste in una comica e di vedere finalmente un sorriso sulla faccia della mia migliore amica la quale era triste da molti giorni. In quel caso io non mi sentivo in pace con me stessa, e non riesco ancora adesso a perdonarmi di aver usato la mia maschera proprio con lei. Se ripenso a quel sorriso, però, sincero e solare, il mio senso di colpa si allevia.

Sicuramente anche lei più di una volta mi ha mentito e ha indossato quella maledetta maschera con me, ma io non la farò mai sentire in colpa, neanche se dovesse dirmi lei stessa di avermi mentito su di una cosa per me importantissima.

Oggi mi sto impegnando a non usare la mia maschera e sto provando a lasciarla chiusa a chiave in un cassetto. Questo mio “esperimento” sta in parte funzionando, e il mio senso di colpa non ha più motivo di comparire, infatti non sto più mentendo ai miei amici, e quando mi rendo conto di averlo fatto, parlo con loro e gli racconto la verità.

Spesso però la maschera viene usata anche per proteggere se stessi. Io non possiedo un esempio chiaro che mi riguardi, perché come dicono le persone che mi conoscono bene, io mi preoccupo più degli amici e delle persone a me care più che di me stessa.

Gli unici esempi che posso fare di questo tipo di “protezione” sono quando mi vengono dette delle notizie cattive; in quelle situazioni, io mento a me stessa dicendomi, e convincendomi che non soffro. Questa in fondo è una protezione verso me stessa, per attenuare la sofferenza.

In conclusione, secondo me, la maschera è contemporaneamente buona e cattiva.