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La trasparenza dell'acqua

Ivano Longo

Mi sono fermato ad osservare dentro di me; oggi vivo una strana esperienza di libertà, mi sento in viaggio verso una meta che ho sempre desiderato, libero dalle azioni che il corpo e la mente hanno sempre dovuto fare, libero dal mio pensiero forzato di prima, libero di chiedermi cosa desidero pur rimanendo dentro ai limiti che vivo: il carcere, la vita stessa.

Le conseguenze delle scelte passate le sento ancora oggi sulla mia pelle, sento le cicatrici che resteranno anche dopo mille anni di vita "normale"; ma, nonostante tutto, mi appartengono, mi hanno anche aiutato a crescere e a cambiare.

Sempre nascosto dietro ad alibi ed illusioni, schiavo di me stesso, padrone delle chiavi sbagliate, servo delle mie paure, prigioniero di quello che sono.

Ora mi sento finalmente libero di domandarmi cosa voglio, libero di sbagliare senza il pericolo di dovermi poi punire ulteriormente, perché oltre alle condanne che ho subito ne ho aggiunte di mie, tradendo i miei stessi desideri, diventando io stesso tortuoso, a volte incapace di mediare il dialogo fra miei stessi colori, costringendomi a vivere come un fuggiasco e dando origine a confusioni e insicurezze.

 

Sabato scorso vi ho incontrato in un momento della vita in cui mi sento in sintonia con le mie cicatrici e con la direzione che sto seguendo; i colori della mia scacchiera rimangono mille, una parte la riconosco nel fazzoletto che qualcuno di voi ha dimenticato in carcere.

Ciao, grazie.