Uso degli errori

Pasquale Forte

26-01-2007  

Carissimi Giovanni e Giuseppe,

sono Pasquale, ho 53 anni, mi trovo detenuto a San Vittore e faccio parte del Gruppo della Trasgressione che è venuto a trovarvi a scuola. Purtroppo non ero presente all’incontro, ma grazie a quanto mi hanno detto dell’avvenimento la prof.ssa Marasco e gli altri componenti del Gruppo e grazie anche alle vostre lettere, mi sono fatto un’idea dell’intensità emotiva di quelle due ore.

Ma veniamo al vostro scritto, succinto ma ricco di contenuto e di curiosità. Sapere che abbiamo stimolato riflessioni positive e costruttive è già una gran bella cosa, ma vi assicuro sulla reciprocità, anche voi avete prodotto lo stesso effetto su di noi.

Dalla vostra lettera emerge una grande forza nell’affrontare le avversità che la vita pone a chiunque senza alcun riguardo. L’esperienza dello scambio, come avete potuto constatare, è di una ricchezza unica. Non perdete mai di vista gli altri. Guardarli, osservarli, ascoltarli e cercare soprattutto di comunicare è fondamentale e aiuta moltissimo a crescere e maturare. Non tutti gli incontri saranno piacevoli, ma anche quelli più difficili vi daranno il loro contributo.

Queste cose ve le dice uno che fin da bambino ha fatto di tutto per chiudere gli occhi ed evitare il mondo intero. Eludendo il confronto, mi sono riempito la mente e il cuore di presunzione e arroganza, ed eccomi, alla mia età, nella condizione che voi sapete.

Nella vostra lettera parlate della perdita di persone care. Si muore, ma delle persone rimane vivo ciò che con loro si è vissuto e da loro si è acquisito. Io ho perduto delle persone per me molto importanti, sento che mi mancano tantissimo e so di mancare anche io a loro. Le ho coinvolte, inconsapevoli, nella conseguenza dei miei errori. Questo è il peso maggiore da portare.

Riguardo l’infanzia, posso dire che ci sono stati disagi incompresi che mi hanno causato enormi difficoltà nelle relazioni con gli altri e vi assicuro che non è stato un bel vivere, la solitudine è stata la costante della mia infanzia e il conflitto la conseguenza più logica.

“Vorrei tornare alla vita di prima?”

E’ una bella domanda, d’istinto mi viene da rispondere: NO! La vita è un cammino vario e difficile, con emozioni, idee, dolori, speranze in continua evoluzione. Ognuno di noi vive un mutamento perenne, una crescita personale che qualche volta può essere alimentata persino dai nostri errori, soprattutto quando la riflessione critica su noi stessi e sulle nostre motivazioni ci permette di conoscerci di più.

No, miei cari Giovanni e Giuseppe, non voglio tornare in nessun posto precedente, il mio desiderio è andare avanti per il cammino che sto percorrendo, condividendo con voi e con chi vorrà il racconto della mia “storia sbagliata”….

Spero di essere riuscito a soddisfare le vostre domande. Mi ha fatto comunque molto piacere conoscervi e spero che avremo l’opportunità di incontrarci di persona per fare quattro chiacchiere.

Un saluto affettuoso.