Giochiamo che io sono una principessa

La maschera può diventare uno strumento al servizio della creatività. Se media la propria disposizione a mettersi in gioco, la maschera ha una funzione propulsiva e di crescita; se invece diventa una barriera che blocca la creatività e la comunicazione con gli altri, diventa semplicemente un muro colorato, ma anonimo.

Antonela Cuppari

Scegliamo sempre argomenti ambigui, verso cui è difficile rapportarsi e prendere una posizione chiara. Il nuovo argomento è la maschera.

Ho letto la relazione di Cosimo, ho letto gli scritti di alcuni detenuti, anzi "residenti" del terzo raggio e ho letto i documenti di Margherita e Alice; poi ho provato a pensare a cosa collegavo il termine "maschera", di primo acchito.

Mi viene in mente il Carnevale o comunque qualcosa di positivo, di ludico.

Quando è nato il carnevale? Che significato hanno le maschere per l'individuo e per la società?

Considero sempre il lato positivo del termine "maschera" e mi vengono in mente le bambine che curo. Ho costruito veramente tante maschere con loro; musi di animali, corone da principesse. Che gioia leggo sui loro volti quando si avvicina Carnevale! La stessa felicità la ritrovo in me ancora oggi quando si avvicina quel periodo dell'anno in cui hai la possibilità di rivoluzionare i ruoli, le classi sociali, le professioni.

Per un giorno all'anno hai la possibilità di scrollarti di dosso un'identità sociale che a volte può starti stretta, e permetterti di decidere chi essere, e questo senza grandi sforzi!!
Il Carnevale medioevale, del resto, aveva proprio questa funzione; permetteva ai ricchi di travestirsi da poveri per potersi concedere vizi che la loro classe sociale non tollerava e, viceversa, i poveri potevano mascherarsi da ricchi e quindi entrare in luoghi che di norma erano loro vietati.

Forse molti adulti hanno dimenticato la gioia del carnevale, così come ci si scorda la bellezza del gioco. Probabilmente è la consapevolezza che si tratta di un qualcosa di non vero, di falso, che non corrisponde alla realtà, che impedisce a molte persone di vivere a pieno "la festa mascherata".

Inevitabile a questo punto notare che molto spesso la maschera ha un valore negativo, è sinonimo di menzogna, di falsità, di ipocrisia, di non autenticità. A questo proposito mi viene in mente una canzone dei Litfiba:

 

Mascherina

Canzone per chi non dice le cose in faccia
Non chiedo che tu mi prenda tra le tue braccia
Vorrei capire il tuo pensiero e basta
Parlarsi in faccia è l'ideale e preferisco sia così
Le mezze parole mi fanno male e la tua maschera mi butta giù
Ti riconosco
Travestimenti da carnevale ne vedo sempre di più
E nei salotti c'è un gran da fare
Tra finti amici e finta complicità
Io ti conosco mascherina ti conosco
Io ti conosco mascherina ti conosco
Mediatizzati da ogni canale ne scopro sempre di più
Regnano nel mondo del virtuale
E fanno a gare di popolarità
Io vi conosco mascherine vi conosco
Non vi capisco mascherine ma vi conosco
Canzone per chi non dice le cose in faccia
Non chiedo che tu mi prenda tra le tue braccia sai
Vorrei che tu me la raccontassi giusta
Vuoi farmi il pacco?
Poi dimmi perché
Nella mia testa vedo cose più vere
E ti conosco mascherina ti conosco
Ti riconosco mascherina ti conosco
Non ti capisco mascherine ma ti conosco


La maschera sta nel mezzo tra l'individuo e il mondo; la maschera ha un significato socialmente condiviso e per questo rappresenta senza dubbio un mezzo di comunicazione. Nel teatro veniva usata per facilitare l'interpretazione degli attori, perché l'espressività risultava accentuata e perché la bocca era fatta in modo da rafforzare il suono della voce ("ut per sonaret", secondo alcuni questa potrebbe essere l'origine etimologica del termine persona).

La maschera è quindi uno strumento e come tale può essere usato nel bene o nel male. Io non credo che possa esistere un mondo senza maschere; le maschere delineano l'identità di ognuno, permettono l'incontro con gli altri. L'essere umano è un essere in relazione e in quanto tale ha un ruolo. Il ruolo appartiene alla sua identità e lo caratterizza.

Vedere le maschere solo come negative è, per me, un togliere al mondo dell'infanzia (e a noi stessi!) uno strumento importante di crescita. Quando si è bambini non importa se il gioco sia vero oppure no, se il fatto di vestirsi da principessa a carnevale voglia dire esserlo veramente oppure no.

La maschera, in questo senso, appartiene al mondo della creatività e dell'illusione; dà la possibilità all'individuo di mettere in gioco quelle parti di sé che più lo avvicinano alla maschera. Credo che la maschera, qualora attivi questa messa in gioco, ha una funzione propulsiva e di crescita. Se invece diventa una barriera che blocca ogni movimento creativo e ogni forma di comunicazione con gli altri, allora la maschera diventa semplicemente un muro colorato, ma anonimo.