Atelier di pittura

Come il riflesso della nostra immagine allo specchio, l'ombra ci dà la prova inconfutabile di essere uomini; solo i fantasmi e i vampiri possono farne a meno, perché loro sono solo apparenza, maschera e nient'altro.

Antonela Cuppari

Ho letto lo scritto di Luca "La mia ombra". Luca descrive l'ombra come una componente malvagia e crudele, qualcosa che appartiene a lui ma che deve essere tenuta a freno perché pericolosa.

Io credo che l'ombra appartenga ad ognuno di noi, che sia il "negativo" della nostra immagine; quando la luce del giorno ci illumina, l'ombra diventa una sagoma che si staglia sul terreno, sui muri, quasi a ricordarci che siamo esseri umani e, in quanto tali, fatti di materia e non solo di spirito.

Nella favola di Peter Pan, l'eterno bambino perde la sua ombra e quando torna nella stanza dei bambini dove l'ha persa per recuperarla, essa non ne vuole sapere di tornare dal suo padrone. E' solo grazie a Wendy, una dolce bambina quasi "cresciuta", che abita lì in quella casa e che si offre di ricucirgliela, che Peter Pan riesce a ricongiungersi con la sua ombra.

Ognuno di noi è portatore di una parte cosciente, illuminata, dai contorni definiti e che viene mostrata al mondo, e di una parte oscura, dai contorni meno netti, ma, nonostante tutto, nostra. L'ombra ci appartiene, ci dà identità; una persona senza ombra, non per niente, non può esistere, è un fantasma. Come il riflesso della nostra immagine allo specchio, l'ombra ci dà la prova inconfutabile di essere uomini; solo i fantasmi e i vampiri possono farne a meno, perché loro sono solo apparenza, maschera e nient'altro.

L'unico modo che una persona ha per nascondere questa "parte oscura" di sé è quello di "Vivere nell'ombra"; una vita al buio dove l'ombra si confonde con l'oscurità che la circonda.

Da cosa è costituita l'ombra? Dalla malvagità? Ma qual è l'origine del male?

Ognuno ha un'ombra e in essa sono contenuti tutti quegli aspetti che, per un motivo o per l'altro, non sono in luce.
Luca scrive: "Se io fossi cosciente di questa "mia zona d'ombra" e, di conseguenza, fossi consapevole che tale mia malvagità potrebbe prendere il sopravvento, farei di tutto per reprimerla e non per farla venire fuori".

Ma il male è qualcosa di immodificabile, di solo ed unicamente brutale e pericoloso?

Non ho la pretesa di dare una risposta a questa domanda complessa, però sul sito ci sono due frasi che secondo me si prestano a essere usate come basi di partenza su cui riflettere per cercare di rispondere a questa domanda:

"Immagino la violazione della propria e dell'altrui libertà come uno dei risultati possibili di cellule staminali che, interagendo con la realtà, da un certo punto in avanti abbiano privilegiato una specializzazione, dimenticando gran parte del loro originario potenziale."

"Possa la mostruosità che alberga nel cuore di ciascuno, una volta riconosciuta, interpretata, domata e vinta, essere il concime che fa fiorire il Bene e la Bellezza dell'identità individuale e collettiva."

Io credo che diventare coscienti della propria ombra significhi impedire ad essa di diventare tiranno, significhi superare la passività che può portare una persona a diventare il manichino della propria parte oscura.

Essere coscienti della propria ombra può voler dire sfidare il tiranno, lanciare la palla al di là del muro, quel muro che ci separa, appunto da quella parte di noi che non riusciamo a vedere e con cui non riusciamo a comunicare.

Dialogare con la propria ombra è il primo passo per superare quella visione ordinata ma alquanto riduttiva del bene e del male, del buono e del cattivo, della luce e del buio.

Il mondo non è fatto solo di opposti, non è solo bianco e nero. Il mondo è fatto di contrasti, di colori e di sfumature.
Mi piace pensare ad ognuno di noi come ad una tavolozza con tante tonalità che possono essere mischiate. Quello che può uscire fuori dipende dall'artista, dipende dalla quantità di rosso che lui decide di mischiare col bianco, dalla quantità di blu che viene amalgamata col giallo. Il risultato sarà diverso da persona a persona perché l'opera d'arte, in quanto tale, è unica.

L'ombra è solo uno dei tanti colori che ognuno di noi può usare per dipingere la sua tela. Nasconderla rende il dipinto meno colorato, priva l'artista di una tonalità che, se mischiata nella giusta dose con altri colori, può creare una sfumatura nuova e unica al mondo.