Un gioco colletttivo

Angelo Aparo

20-01-2006  

Ci sono tanti modi per contribuire al riconoscimento reciproco.

Al gruppo della trasgressione piace alimentare la cultura della reciprocità anche attraverso la valorizzazione delle spinte creative presenti in ciascuno di noi. Per questo, occorrono degli ambienti appropriati, ad esempio dei centri in cui le spinte creative siano accolte e stimolate.

Il nostro gioco, fra detenuti, studenti universitari e cittadini liberi, è appunto quello della combinazione delle spinte creative esistenti al di qua e al di là delle mura.

Credo che la collaborazione nel gioco creativo sia uno dei tanti modi per addomesticare la paura di non farcela nella vita, la paura di non avere forza a sufficienza per orientare la realtà in cui viviamo nella direzione desiderata. Questo è il senso e l'obiettivo che proponiamo con il convegno sull'autorità o con lo spettacolo “L’imperfezione nelle canzoni di De André”.

Sono sicuro che l’autorità di Adriano Avanzini si ribella e si diverte contro la tirannia dello stereotipo e dei destini già decisi e che la pietra viva di Carmelo Carrubba è un guerriero che combatte contro la passività e contro la disgregazione anche senza parlare.