La mostra di Cannero
dal 10-05-08 al 29-06-2008

Adriano Avanzini

I quadri di Cannero Altri lavori di Avanzini

     La ricerca creativa che guida il lavoro in esposizione, prende le mosse da una personale elaborazione del linguaggio proprio di quella rivoluzione figurativa che, a partire dall’inizio del ‘900, ha attinto simboli e stilemi provenienti da mondi artistici che oggi definiamo usualmente con i termini di “arcaico” e “primitivo”.

    Stratificazioni di forme, segni, colori, linee fragili di graffito, danno forma a figurazioni archetipiche, idoli forse e, a volte, solo semplici figure antropomorfe, che paiono appartenere a un tempo e a uno spazio indefinito, indefinibile. E’ una trama composita, che si articola in un originale percorso teso tra il nuovo e il più antico; a questi opposti flussi, confluenti l’uno nell’altro, corrispondono poi, nel metodo, due processi creativi apparentemente polari.

     L’opera nasce così come “doppio”: alla sua realizzazione su computer corrisponde la realizzazione materica su intonaco, riflesso identico, non per riproduzione meccanica, ma per distinta e parallela esecuzione. E in questa polarità di pixel e spatola, di fare creativo rudimentale e ipertecnologico, echeggia una inaspettata prossimità, e ciò che risulta lontanissimo in senso storico, è sovrapposto, combaciante, corrispondente.

     Fra queste opposizioni, reali o apparenti, procede la ricerca creativa di un linguaggio sempre più articolato, continuamente oscillate tra moderno e antico, e ora, sulla linea di quel confine, prende forma e si sviluppa su nuove polarità: interno, esterno; luce, ombra; presente, passato; conscio, inconscio; emozione, controllo; segno, simbolo.

    E’ un linguaggio di confine, parla di un al di qua e di un al di là della visione. Di qua c’è lo sguardo che ordina, decodifica, distingue, costruisce, secondo le coordinate della ragione. Di là, la ragione implode, rimane muta. Si aprono passaggi, fenditure, luoghi dove forme e segni appaiono come “reperti” disponibili a un dispiegamento di senso.

     Ed ecco le “maschere”, griglie intellettuali, coordinate dell’interpretazione razionale, che rappresentano allo stesso tempo il linguaggio ordinatore della visione e il tentativo del suo superamento. La maschera è barriera e passaggio, ostacolo e possibilità, nascondimento e scoperta. E’ punto di vista, prospettiva, geometrica e culturale.

     La maschera, nel mentre ci obbliga ad una visione preformata, suggerisce le infinite aperture a cui la visione può disporsi. Crea così la possibilità di un’interazione, che coinvolge l’osservazione in un gioco creativo e liberatorio.

 

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