Commenti dopo l'incontro a San Vittore
La trasgressione e Il teorema di Pitagora

Allievi Bisuschio

24-02-2009 Verbale incontro
 

Come promesso, ho raccolto alcuni commenti dei nostri alunni. In verità hanno scritto molto di più, ma ho estrapolato le affermazioni più incisive. Penso che diano un'idea di come abbiano vissuto l'esperienza. Buona lettura e un caro saluto a tutta la banda.

Rita Oliverio

 

 

Visitare la struttura di San Vittore è stata per me un’esperienza molto forte; tutte quelle porte, tutte quelle guardie mi hanno fatto immaginare cosa possa significare dover vivere lì dentro. E' stato molto toccante quando abbiamo visto che c’erano alcuni ragazzi che avevano più o meno la nostra età…

Alessanda Bongiorni 5^D

 

 

Tra i detenuti, devo dire, mi ha molto colpito Francesco (Ciccio) con il suo intervento. Si vede che non proviene da una realtà facile; il suo modo di porsi e il suo linguaggio sono decisamente tipici di una persona che non ha studiato molto. Ciò nonostante, nella sua elementarità, si è fatto capire alla perfezione e mi hanno commosso le sue parole; credo che me le porterò come un ricordo ed un insegnamento per un bel po’.

Alessandro Oliveri 5^D

 

 

Ciò che ho capito dai racconti dei detenuti (ed è ciò che ora penso) è che l’insegnamento, l’educazione e la conoscenza hanno un ruolo molto importante nella formazione di un uomo rispettoso. L’esperienza mi ha fatto capire che bisogna essere (che devo essere) più aperti mentalmente, che bisogna saper ascoltare, osservare e conoscere. Posso così apprezzare meglio la mia libertà ed essere consapevole che ogni azione ha una conseguenza e che bisogna riflettere prima di agire.

Laura Plebani 5^D

 

 

Sono emersi tanti punti di vista e tante definizioni di ciò che è “la trasgressione” e discutendo di questo abbiamo potuto conoscere meglio i detenuti. Ho visto parecchi ragazzi che cercavano di curiosare su ciò che stava accadendo, ho notato che molti avevano la nostra età, quindi ho provato tanta tristezza nel vederli…

La cosa che mi ha colpito è stata quando, nella pausa, un detenuto si è avvicinato a me ed ha iniziato a parlarmi vicino. La cosa strana è che mi ha detto questa frase: ”Vuoi che me ne vada? Forse hai paura di me?” E’ vero, ero un po’ tesa, ma mi sono sentita imbarazzata perché non sono per niente fredda con le persone, anzi socializzo subito; lui aveva letto il mio linguaggio del corpo e probabilmente aveva intuito la mia agitazione. In realtà non avevo paura delle singole persone, ma ero un po’ tesa per l’ambiente… poi mi sono tranquillizzata ed ho cercato di fargli capire che non era per niente un problema se continuava a raccontarmi la sua storia.

Giorgia Galli 5^D

 

 

 

L’incontro con i detenuti si è sviluppato sulla discussione che richiedeva un ragionamento approfondito sulla parola ”trasgressione” e sulle cause che possono portare una persona a trasgredire. Ciò mi ha imposto la riflessione e mi ha permesso di imparare cose sulle quali non mi ero mai soffermata prima.

Il fatto che venisse chiusa ogni porta dietro di noi mi infastidiva un po’, facendomi sentire costretta in uno spazio deciso da altre persone: l’istinto era quello di correre da una parte all’altra dell’edificio.

Diana Sidoti 5^D

 

 

 

La mattinata si è svolta attraverso una discussione nata dalle provocatorie domande del dott. Aparo riguardanti il significato della trasgressione e cosa potrebbe indurre una persona a trasgredire. Le domande sono state rivolte a tutti gli alunni, ai vari detenuti, ai professori e al personale presente all’incontro.

Dal pensiero e dalla testimonianza di uno dei detenuti si e arrivati a parlare del Teorema di Pitagora, argomento apparentemente singolare e completamente estraneo alle tematiche trattate, ma che, in realtà, per quest’uomo ha rappresentato un passaggio notevole della sua vita in quanto gli ha permesso di capire che alcuni risultati, quali ad esempio il miglioramento di noi stessi, che si ottengono con un po’ di fatica in più, sono quelli che ci gratificano e ci permettono di crescere per noi stessi e per gli altri.

Sibilla Squizzato 5^D

 

 

 

La prima sensazione percepita entrando nel carcere di San Vittore è stata molto intensa ed e molto difficile riuscire ad esprimerla; un misto tra stupore, rammarico, sofferenza e in parte anche paura, tutto potenziato dal forte odore di candeggina…..

Sara De Rosa 5^E

 

 

 

Il progetto che abbiamo seguito in questi mesi è stato utile per conoscere una realtà diversa dalla mia e sono contenta di aver ascoltato altri punti di vista su tutto ciò che riguarda la trasgressione e gli errori che si possono commettere. Sono stata colpita dalla partecipazione che i detenuti mostravano negli incontri e soprattutto dal fatto che li vedevo contenti di essere entrati nel gruppo. Questa esperienza mi è servita per capire che la rieducazione in carcere è un diritto per i detenuti.

Marta Grillo 5^E

 

 

 

Cosa mi porto dentro e cosa mi rimarrà dopo questa esperienza? Sicuramente una maggiore conoscenza di che cos’è e che cosa dovrebbe essere il carcere. Ho perso quello scetticismo iniziale che mi portava a pensare che tra me e “quelle” persone non sarebbe mai potuta nascere “un’intesa”. Pensavo che fossero troppo distanti, troppo diversi per poter condividere qualcosa con me. Invece ho trovato un’umanità ed anche una voglia di riscattarsi che non avrei mai immaginato. Non si sbaglia senza motivo. Chi per soldi, chi per ignoranza, chi per rabbia o per voglia di emergere; ognuno ha la propria vita, la propria esperienza, la propria storia e le proprie problematiche. Mai fare di tutta l’erba un fascio e dire “Loro sbagliano, io invece no; non potrei mai fare come e cosa hanno fatto loro, i diversi.” Bisognerebbe analizzare ogni singola situazione e mettersi gli occhiali per vedere tutte le sfumature del mondo; non viviamo una realtà monocromatica. Sono convinta che questo percorso sia servito anche a loro, non più "i diversi e i lontani", ma i nostri compagni di confronto e di riflessione.

Credo che un’altra cosa che resterà indelebile in me sarà il senso di mancanza d’aria che si avverte in carcere. Io mi sentivo oppressa, controllata, osservata, volevo solo uscire e tornare a respirare, respirare più a lungo e più profondamente possibile.

Grazie per avermi fatto capire, grazie per esservi aperti, quanto basta per avervi potuto capire almeno un po’, per averci fatto capire la vostra rabbia e amarezza, per averci riempito le tasche, per averci ascoltato, per averci letto le vostre poesie, per avermi fatto capire quanto può essere facile prendere il "giro corto", per avermi mostrato l’importanza di qualcuno che ti tende la mano e ti risolleva, per avermi tolto un po’ dei miei paraocchi, grazie… Ho le tasche piene e porto gli occhiali con diverse sfumature al posto delle classiche “fette di salame”.

Giulia Gandolfi 5^E