Una vespa a Bisuschio

INCONTRO STUDENTI DI BISUSCHIO   12.01.2010
Coordinamento: Prof.ssa Rita Oliverio

 

Altri studenti della 5E

Riflessioni, Impressioni 24-01-2010

Giulia Sturaro

L’incontro con i detenuti mi ha trasmesso sensazioni diverse e strane, perché il mondo del carcere viene descritto come un luogo in cui vengono rinchiusi dei mostri, persone molto lontane dalla mia realtà: la società inculca questo nella testa.

Invece la verità è che, se non vivessero dietro le sbarre, sarebbero persone come me. Penso che nella vita si facciano delle scelte, giuste o sbagliate che siano, ma pur sempre scelte.

[…] Aparo ci ha lasciati con una domanda: “chi non ha ricordi positivi può recuperare?”

Credo dipenda molto dal carattere di una persona. In secondo luogo si deve cercare di capire gli errori e le motivazioni per le quali sono stati commessi. Tutto questo deve essere affiancato da più persone possibili, soprattutto dai familiari, che sono le persone più importanti della vita di ognuno.

 

Alberto Bonina

[…] Penso che tutte le persone che hanno ascoltato, che hanno espresso il proprio parare, ne siano uscite cresciute. […] Il fatto di mettersi intorno al tavolo per parlare ha messo a proprio agio chi voleva parlare e chi non se la sentiva. E’ stato interessante anche il fatto che non sono stati presentati subito i detenuti, evitando di creare un’atmosfera di pregiudizio o un clima rigido. Il loro mescolamento tra le altre persone ha permesso di non individualizzarli come singoli ma come parte attiva del gruppo.

[…] E’ molto importante come svolge il lavoro il Dott. Aparo. Il suo modo simpatico ma rompiscatole è corretto perché riesce davvero a rompere il ghiaccio o “la barriera” che separa le due realtà, libertà e detenzione. […]

 

 

Serena Paris

[…] In un primo momento non eravamo tutti a nostro agio di fronte a Christian e Andrea, i due detenuti, ma poi discutendo e parlando liberamente si è creata un’atmosfera nella quale per un momento tra noi e i detenuti non si è più sentita alcuna differenza.[…]

 

Milena D’Amelia

[…] Una cosa che mi ha colpito molto è la faccia seria e la freddezza con la quale Christian ha affermato che i suoi genitori non sono mai stati presenti nella sua vita e che di loro non ha bei ricordi. Con questo lui ha sottointeso che la colpa della sua situazione è da attribuire alla loro mancanza e, a questo proposito, una ragazza ha detto che ognuno ha la testa per ragionare e, se si intraprendono  strade sbagliate, la colpa è solo propria.

A questo proposito, io credo che si può essere maturi quanto si vuole, ma da giovani si tenta di trovare l’appoggio dei genitori in ogni momento, e nel momento in cui una persona si trova da sola ad affrontare il mondo, prendere la strada sbagliata è facile.

Ci sono persone che, pur avendo avuto accanto a sé dei genitori sempre presenti, sono anch’esse diventate vittime del male, ma in questo caso caderci è più difficile, rispetto a persone che sono sempre state sole fin da giovani.

[…] Una persona, per essere recuperata e rieducata, non deve per forza basarsi sul passato e sui ricordi, ma può iniziare una nuova vita dal momento in cui esce dal carcere. Tutti possono essere recuperati, serve solo grande forza di volontà da parte dell’interessato.

Far parte per un solo giorno a questo gruppo dev’essere un’esperienza unica. La cosa più bella è senza dubbio aiutare queste persone a riprendersi la propria vita e a non commettere più gli stessi errori che li hanno portati a sentirsi diversi dalle altre persone.

 

Anonimo

[…] Non c’erano più differenze:  intorno al tavolo c’erano degli adulti che esprimevano le  proprie opinioni[…] Credo che tutti abbiano la possibilità di ricominciare, ma non da soli. Per affrontare un determinato percorso si ha bisogno di una persona che aiuti, che faccia da guida.

Inizialmente, quando ci era stato detto di questo incontro, avevo pensato subito ad un incontro con un gruppo di carcerati che ci avrebbero raccontato le loro storie. Ciò che ha reso più interessante l’incontro è che c’è un diretto confronto tra ragazzi, professori e carcerati.

 

 

Anonimo

[…]Ho apprezzato il fatto che Aparo abbia posto sullo stesso piano insegnanti, studenti, psicologi e detenuti, senza alcuna distinzione. L’unica cosa che mi aspettavo e che non c’è stata era una testimonianza dei detenuti riguardo alle loro vite e al perché delle loro scelte; pensavo che l’incontro sarebbe stato maggiormente concentrato su ciò.

[…] A mio parere non avere dei ricordi positivi sui quali aggrapparsi può essere una difficoltà, ma se un uomo ha davvero forza di volontà e voglia di cambiare, allora può davvero rifarsi una vita.