Il virus delle gioie corte

Livia Nascimben

23-02-2011

Sabato 5 febbraio 2011 la Casa Circondariale di Milano San Vittore ha aperto le porte a una cinquantina di capi scout, provenienti da tutta Italia per partecipare a un incontro col Gruppo della Trasgressione sul tema dell’educazione alla legalità. Ospiti dell’incontro: la sig.ra Noevia Podestà, il dott. Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano, e il suo staff, sensibili al tema della prevenzione del bullismo.

Introduce la giornata la direttrice del carcere, dott.ssa Gloria Manzelli, parlando dei progetti di punta dell’istituto (l’osservazione e l’assistenza psicologica ai nuovi giunti, il progetto all’avanguardia per i figli delle donne detenute, lo stesso Gruppo della Trasgressione, ecc. ). La direttrice conclude affermando che “prevenire il comportamento delinquenziale e la recidiva è sia un compito istituzionale che del cittadino”.

Il dott. Francesco Cajani, pubblico ministero che ha collaborato con i responsabili scout all'organizzazione del laboratorio, ricorda che obiettivo dell’incontro è riflettere insieme col Gruppo della Trasgressione sulle condizioni utili per un percorso evolutivo individuale in sintonia con le esigenze della collettività.

Aparo: l’incontro è intitolato “Il virus delle gioie corte” e nel corso della giornata capiremo il senso di questo titolo. Gli obiettivi che il gruppo coltiva sono principalmente due: contribuire alla crescita dei detenuti; portare nelle scuole il divenire della crescita. Per un ragazzo, dialogare con l’uomo che si è dimenticato di sé e che progressivamente recupera le proprie parti dimenticate è più vitale che relazionarsi con un adulto senza macchia che ti invita a fare il bravo.

Cos’è il virus delle gioie corte? Proviamo a darne le prime definizioni.

Otmane: Il virus delle gioie corte ti fa cercare il piacere immediato, invece che progetti a lungo termine.

Eugenio: Le gioie del nostro passato sono state brevi, raggiunte con scoppi e in modo burrascoso. Le gioie lunghe, invece, sono quelle che vivi coltivando un progetto che ti motiva a conoscere, ma anche a fare sacrifici e a riflettere.

Granit: Il virus delle gioie corte lo abbiamo usato come immagine per rappresentare le cause che ci hanno portato in carcere. Ognuno di noi ha cercato scorciatoie per avere soddisfazioni o per riuscire in qualche "impresa". Questo tema mi fa riflettere sul mio vissuto. Il virus entra in noi e ci infetta. La ricerca dell'appagamento immediato ti impedisce di percorrere la strada che ti fa godere di più e, soprattutto, che ti fa crescere.

Aparo: Da dove ricava questa affermazione?

Granit: Per il convegno sul mito di Sisifo fatto qui a San Vittore il 29 novembre, abbiamo lavorato, ci siamo impegnati e i contenuti che abbiamo portato sono stati apprezzati dalle persone che sono venute in carcere. Ho provato appagamento nell’avere avuto un progetto e nell’averlo portato a termine. Fuori ho cercato di raggiungere cose senza avere un progetto. Fuori si pensa alla cocaina, alle ragazze, al night, non ai progetti.

Ian: Poniamo la ricerca continua dell’eccitazione in contrapposizione col fare un progetto insieme e portarlo alla meta. Con la ricerca continua dell’eccitazione perdi di vista ciò che ti circonda: il progetto, la costruzione, l’impegno, lo stare insieme. Per me, la scarica di adrenalina nell’assaltare le banche valeva più del denaro in sé.

Luigi M.: La gioia corta è una gioia grande ma breve. La gioia lunga è più difficile da raggiungere, ma ti dà più soddisfazioni. La gioia corta porta ad avere un appagamento veloce e intenso e poco rispetto per il progetto e per gli altri. Facevo il truffatore, rubavo per una posizione sociale, ma il denaro rubato non ha lo stesso valore del denaro guadagnato. Avevo rispetto solo per i truffatori, gli altri non mi interessavano.

Aparo: Da ciò che è stato detto fino a qui si potrebbe pensare che il virus delle gioie corte riguardi solo i detenuti. Ma è così? Forse ogni essere umano si può trovare nella condizione di preferire un modello di piacere piuttosto che un altro…

Tiziana: Il problema nasce quando si gode solo del piacere immediato perché perdi di vista che esiste anche dell’altro. Se godi del piacere immediato, solitamente godi rimanendo solo; progettando insieme, invece, il piacere è condiviso ed è più gratificante.

Silvia: In carcere lavoriamo come in un laboratorio, i confini dei ruoli e delle parti di sé si mescolano; in questo senso, il discorso sul virus delle gioie corte vale per i detenuti quanto per i cittadini liberi. In generale, il virus si insinua quando il piacere sta solo nello strappo, nel morso, nel saziare la fame che divora. Come diceva Ian, contrapposto a questo virus, c’è la possibilità di coltivare un progetto comune e sentirsi protagonisti della costruzione, il piacere raggiunto insieme agli altri e la possibilità di sperimentarsi.

 

Progetto a breve termine

Progetto a lungo termine

Ad avere stima del progetto e del raggiungimento del traguardo è una sola persona.

L’appagamento del singolo per il risultato raggiunto si combina con la stima che proviene dalle altre persone che hanno concorso allo stesso progetto

L'appagamento non accresce l'autostima

L'autostima cresce mentre il progetto va avanti.

Il piacere è subordinato al risultato finale

Si prova soddisfazione ad ogni tappa di avvicinamento al risultato (che può anche non arrivare) e nel frattempo si tessono alleanze e si coltiva la relazione con gli alleati

Il progetto si esaurisce in se stesso

In corso d’opera si rilanciano altri progetti figli del primo. (gestazione progettuale continua)

L’appagamento immediato è materiale e concreto.

L’appagamento è legato anche ad aspetti diversi dall'avere

Chi intraprende il progetto mette in conto il rischio della “punizione” dopo il raggiungimento del risultato.

Chi intraprende il progetto tiene mette in conto la possibilità che il raggiungimento del risultato comporti dei “sacrifici”.

Prima e dopo la realizzazione del progetto si è e si resta sempre uguali a se stessi.

Nelle fasi di realizzazione del progetto e nel raggiungimento del risultato la persona cresce e diviene qualcosa di diverso e di migliore.

 

Salvatore: La noia porta alla ricerca di gioie corte.

Aparo: La noia contribuisce a costruire il terreno su cui il virus può più facilmente diffondersi e replicarsi.

La sig.ra Podestà legge la poesia di Fabio, “Un mondo distratto”, poi fa il suo intervento: Mi piace questo gruppo perché tira fuori il meglio delle persone. Come ho già detto in occasione dell’Officina di via Belgioioso, ognuno dentro di sé ha un meglio e un peggio, la fortuna consiste nel trovare qualcuno che ti tiri fuori il meglio di te perché questo ti permette di andare nel mondo con maggiore fiducia in te stesso.

Aparo: Ian ha parlato di perdita dell’esperienza quando il piacere viene ricercato al di fuori di un progetto. Io aggiungo che questo modello di ricerca del piacere non allena le funzioni dell’uomo. La ricerca dell’eccitazione immediata e appagante porta al piacere, ma non allena le funzioni e le competenze della persona.

 

Nella nostra vita, quali funzioni e competenze abbiamo perduto? Come si sono perdute? In quali condizioni abbiamo potuto recuperarle?

Cerchiamo le funzioni…

 

Aparo: Durante la pausa mi è stato chiesto a che cosa serve studiare e interrogarsi in carcere, se quando il detenuto esce è poi così difficile vivere e trovare lavoro. Certo che è difficile! Occorre un lavoro per sostentarsi, ma l’ex detenuto non è abituato a vivere con 1000 € al mese. A poco vale un lavoro se prima non hai imparato a godere facendo a meno di auto di lusso, belle donne e champagne. Al gruppo coltiviamo il piacere della curiosità. L’obiettivo è innamorarsi di progetti, idee, esperienze che promuovono la curiosità, la sensibilità, la capacità di interagire costruttivamente con gli altri. L’obiettivo è imparare il gioco delle funzioni per riuscire a godere anche di ciò che puoi raggiungere con 1000 € al mese.

Dott. Podestà: Ragioniamo tra cittadini che sentono il desiderio che altri cittadini abbiano un avanzamento. Ognuno si chiede: cosa posso dare? Il virus ti penetra, ti invade, ti fa del male. Non tutti reagiscono al virus allo stesso modo. Non tutti hanno gli stessi anticorpi, non tutti hanno un papà presente, una mamma che va a recuperare i figli ovunque si caccino…

E’ importante chiedersi cosa si perde quando ci si limita all’assuefazione all’adrenalina, quando l’adrenalina della rapina in banca viene ricercata ancor più dei soldi che si portano via con la rapina. La vita per me è relazione con gli altri, è la possibilità di ricercare il piacere, non dei morsi, ma del progetto. Col piacere dei morsi ti senti forte e potente per un attimo. Il progetto è quotidianità, collaborazione, costruzione con gli altri.

Dipende da noi come vivere. Ci deve poi essere alleanza tra i diversi corpi sociali o finisce che noi tutti tradiamo un po’ noi stessi. Ogni ragazzo è attore della propria scelta e in ognuno c’è un progetto di miglioramento, anche in chi sembra avere meno speranza. La peggiore condizione è non sentirsi considerato.

Concludo citando la poesia “Itaca” che, con parole più poetiche delle mie, dice che non è importante arrivare, l’importante è il viaggio, rimboccarsi le maniche, costruire con gli altri. Alla fine del suo intervento, il presidente Podestà legge una poesia di Gualtiero Leoni:

Vivere
non è essenziale
se il cuore
é sordo al richiamo
del mare
esserci vuol dire
poterlo ascoltare…

 

Silvia legge uno scritto di Granit prodotto appositamente per l’incontro, poi le guide scout lasciano al gruppo riflessioni e domande.

Milena, capo scout Sardegna: Fino a dove può arrivare il nostro ruolo educativo? Cosa posso fare per aiutare i ragazzi a crescere? Per indirizzarli verso la gioia lunga?

Achille, guida scout da Isernia: A volte capita che il capo utilizzi, per così dire, la gioia corta sui suoi operai, e così la guida sui ragazzi. Allora mi chiedo: riflettiamo sui ragazzi le nostre incompetenze?

Un’altra guida scout: Aggiungo che si può ricadere nelle gioie corte anche nel seguire preferibilmente i ragazzi che ti danno maggiori soddisfazioni rispetto a quelli più problematici. E allora c’è da chiedersi dove sono le guide nella vita quotidiana.

Rispondiamo alla domanda di Milena: Cosa possiamo fare come educatori per contrastare l’avanzata del virus delle gioie corte? Fin dove può arrivare una guida?

Fabio: Per un ragazzo è utile sentirsi stimato, avere qualcuno che punta su di te.

Livia: Non si può crescere al posto di un’altra persona, ma si può fare il tifo per la sua crescita.

Guida scout: Come evitare di vedere scritto sulla cronaca del giornale locale il nome di un tuo ragazzo?

Aparo: In estrema sintesi, facendo il tifo tutte le volte che un ragazzo produce qualcosa, anche se stonato, e ingegnarsi per farlo diventare una sinfonia.

Ian: Cercando di fare diventare i limiti degli alleati: fare sentire le norme non come qualcosa da abbattere, ma come qualcosa che protegge.

Guida scout: Sembrate tutti appassionati al progetto. Fare appassionare a un progetto è anche il nostro scopo.

Vladimir: Oggi stiamo facendo un progetto a lungo termine, una sorta di prevenzione affinché i nostri figli non seguano le gioie corte.

Dott. Cajani: Il laboratorio continua, continua in carcere al Gruppo della Trasgressione e continua, per chi lo desidera, anche fuori. Al laboratorio del gruppo nascono e si coltivano idee e progetti che a volte coinvolgono la direzione e gli agenti di polizia penitenziaria, e che, paradossalmente, portano a volte il detenuto a ritenersi fortunato perché ha trovato in carcere il modo per recuperare una parte di sé autentica.

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I prossimi appuntamenti sono il 2 aprile a San Vittore per l’incontro con un gruppo di scout provenienti da tutta la Lombardia e a metà Aprile nel carcere di Opera per un convegno sul tema del virus delle gioie corte.