Verità storiche e mulini a vento

Adriano Avanzini

5-07-2008  

Il problema di certe “verità storiche” che fanno parte dell’esistenza di ognuno si lega al livello di consapevolezza che le accompagna e alla libertà di autodeterminazione nelle proprie scelte. Quando queste verità storiche vengono “subite” agiscono inconsapevolmente su di noi e sulla trama di quelle scelte che, nel corso della nostra evoluzione, orientano la formazione e lo sviluppo del nostro vissuto. Questo tipo di verità storiche sono un’ipoteca sul presente e sul futuro, ne scrivono il copione.

Così, ad esempio, figli che non hanno potuto contare sul naturale e necessario sostegno dei genitori, si possono trovare ad affrontare la vita in modo del tutto inadeguato. Le scelte di vita e lo sviluppo della personalità sarà guidato da sentimenti di sfiducia, rabbia, rancore, paura. In realtà non sono vere scelte, non sono libere ma radicate in quei sentimenti che le hanno determinate in modo quasi del tutto inconsapevole.

Nel frattempo però quelle “non scelte” hanno fatto la tua storia. Nel frattempo cioè, hanno deciso che lavoro fai, le amicizie che hai o che non hai; perchè vai d’accordo con il vicino di casa e non con i colleghi di lavoro; perchè ti piace andare in campeggio al mare e pure quanti soldi hai sul conto corrente. Hanno persino deciso se sei simpatico o antipatico, e anche come metti giù il piede dal letto quando ti alzi la mattina.

E così succede che la propria vita prende una piega indesiderata e quando te ne accorgi rischia di essere molto tardi, magari anche troppo tardi. E se arriva tardi è difficile liberarsi di certe verità storiche.

Poi, un giorno (non certo per grazia ricevuta), capisci e dici: bene! ora che so, mica mi faccio fregare più! Si volta pagina, addio rabbia, addio rancore!  Ora sono più fiducioso, saprò essere più socievole, positivo, costruttivo. E allora mi alzo una bella mattina e, senza far caso che nel mettere giù il piede dal letto lo faccio nello stesso modo di prima, mi incammino. Una volta arrivato decido di prendere il primo treno in partenza, convinto, ora si, che ce ne siano ancora di treni su cui salire. La destinazione mi sembra proprio quella mia e comunque l’importante è esserci salito sopra. Mi rassicura l’idea che la possibilità di procedere spedito nella giusta direzione dipenda in gran parte da me, e non mi farò certo condizionare dalla mia “storica” sfiducia.

Certo è che questo benedetto treno (sarà l’ultimo? - che domanda inquietante) procede un po’ a singhiozzo e ogni tanto ho l’impressione che forse non sia proprio quello giusto: oltre a me sembra  che non ci sia salito nessuno! Mah!, stai a vedere che sono sceso dal letto col solito piede di sempre e con il solito passo di sempre ho preso la solita direzione, quella già tracciata e che conosco bene. E questo benedetto treno? Stai a vedere che viaggia sempre su quei binari lì anche lui. Guardo fuori dal finestrino, cerco di decifrare il paesaggio: c’è qualcosa di nuovo, o è sempre lo stesso? Non lo so; a volte mi sembra di scorgere qualcosa di diverso, altre volte mi sembra di ripercorrere gli stessi luoghi anche quando hanno l’aria di essere nuovi.

La scena è cambiata, si, ma il copione che mi ritrovo in mano ripropone la stessa parte già scritta da “certe verità storiche”; tutto il resto non è altro che il palcoscenico su cui ripeto uguale me stesso e in cui, di volta in volta, trovo la conferma, cercata, della verità incontrovertibile scritta in quel copione. Sembra impossibile cambiare il testo della recita, troppe pagine sono già state scritte e recitate, non si possono modificare come se fossero scritte su carta anziché sulla propria pelle.

Poi mi accorgo che tutto questo fa parte di un racconto, un racconto che funziona, con una sua mitologia interna, con tanto di eroe tragico e tutti gli ingredienti classici che ci vanno dietro. E allora la tragedia assume qualcosa di grottesco, di dolorosamente comico. Sono i momenti in cui guardo l’eroe della tragedia con tutte le sue stramberie e rido, come se non si trattasse di me ma di un altro. Sono i momenti in cui mi ricorda Don Chisciotte che si scaglia contro i mulini a vento di “certe verità storiche”.

Sono i momenti migliori.

In questi momenti credo sia possibile riscrivere il testo della recita, sbloccare il racconto, cambiare la versione, procedere in avanti.

E in attesa della mia, allego la "verità" di uno, anzi, tre che hanno recitato bene la loro parte