Il compromesso e l'illusione

Carmelo Impusino

  11-05-2010

Intorno a me la terra arde. Gli orizzonti piovosi sono troppo lontani anche per i miei occhi.

La sete sa cosa vuole. Il mondo di cui faccio parte si aspetta che disseti la mia quanto la sua. lo stesso lo desidero, lo voglio.

Intorno a me e al mio regno, vedo sconosciuti da temere, conoscenti dai quali guardarmi. In mezzo all'inutile caos delle persone che mi circondano, il silenzio della solitudine mi dà la sensazione di un potere senza confini, ma solo nel mio respiro affannoso sento la certezza d'esistere.

Tutto questo non porterà l'acqua, non mi disseterà. Ho deciso, sarà il mio stesso sudore a dissetarmi finché non avrò una fonte, anche se sono consapevole che questo mi intossicherà lentamente.

Lo filtrerò con quel che rimane della mia etica, moralità, buon senso; lo raccoglierò nei lati oscuri del mio essere semidio, dove il sole può non esistere, dove non ho tempo per avere timori.

Cercherò comunque di nutrirmene per morire il più avanti possibile.

Ed ccoti: ennesimo personaggio della mia storia, che maschera indossi oggi? Sfruttami pure. Come in uno specchio, farò lo stesso anch'io.

Cosa vuoi? Tua figlia? La mia coscienza? La mia dignità? Svuota pure la mia identità, io vivrò sempre con il suo nostalgico ricordo.

Forse un giorno potrò riappropriarmene, forse un giorno riuscirò a passeggiare sereno tra le macerie del nostro passato senza voltarmi a guardarle. Ma ora ho bisogno dell'acqua o non avrò il mio domani. Oggi la mia arsura rende ancor più lontana l'immagine di Zeus. Voglio solo sperare che continui a non accorgersi di me almeno quanto io faccio con la sua pretesa divinità.

L'incertezza del mio futuro è pari alla certezza della mia sete. Se fossi un Dio potrei non temere la collera di un mio pari, potrei persino non aver bisogno dell'acqua. Ma io, uomo e semidio, non posso non pensare alla mia sete così come alla vendetta degli Dei.

La mia fatica, forse seguendo un copione già scritto, finirà con l'essere stata vana quanto la punizione che mi verrà inflitta. Ciò che non avrà mai fine sarà la mia ricerca di un'illusione che renda la mia semplice esistenza qualcosa di più di un continuo compromesso per seguire, ascoltare, rincorrere un'illusione.



L'elaborazione del Narciso di Caravaggio e del Sisifo di Franz von Stuck è di Adriano Avanzini