Di chi è la colpa?

 

Luca Sensales

Io sono un detenuto come tanti; quando mi hanno condannato mi sono chiesto se era giusto.
Durante questa mia carcerazione ho conosciuto molte persone e sentito le giustificazioni più varie per i reati commessi.
La maggior parte di noi sostiene che il giudice non considera a sufficienza ciò che c'è di buono o che è stato fatto prima di aver commesso il crimine.
Ma quanti si sono immedesimati in un giudice?
Io sì e ho fatto il seguente ragionamento:
Giudicare è un lavoro come lo è fare l'elettricista e, come per ogni lavoro, ci sono delle regole da rispettare; l'elettricista deve badare a che i colori dei conduttori di un impianto siano il gialloverde per la messa a terra, e cosi via; lo stesso è per il giudice, il quale si deve attenere a dei parametri ben definiti che sono le leggi.

Un esempio di legge può essere il "vietato fumare" ed è scritto così VIETATO FUMARE punto e non virgola o però, è vietato e basta.
Trasgredire a tale divieto, quale sia la causa, il dato di fatto è che è stato trasgredito.
E il giudice non può dare il perdono perché si deve attenere alle leggi che la società ha stabilito per difendersi da coloro che cercano di lederla con le proprie azioni.
E quindi dopo questo ragionamento non posso fare altro che imputare la colpa solo a me stesso e non ad altri perché qualunque giustificazione porti a mia discolpa non è tale poiché quando si trasgredisce lo si fa per propria volontà, perciò invece di auto deresponsabilizzarsi bisognerebbe responsabilizzarsi maggiormente e cercare di non perseverare in ciò che è contrario alle leggi che la società ha voluto.