Forse volere .... non è potere

20-02-2003

Marcello Lombardi

Quand'è che siamo responsabili?
Sin dalla nascita molte azioni le registriamo nella memoria, quella specie di ripostiglio dove mettiamo i ricordi, richiamabili quando ci servono. Un bambino di 5 anni non è in grado di scegliere se accettare o rifiutare alcune idee: essendo troppo piccolo gli manca l'esperienza per farsi un idea personale.

Così registriamo nella memoria in base a come e dove abbiamo vissuto tutto quello che ci viene insegnato, per poi riconoscere da adulti come nostre tali registrazioni: un esempio sono i pregiudizi per cui "gli zingari sono ladri", "i carabinieri poco intelligenti" e "le donne emotive".

Il senso di responsabilità per la società lo otteniamo all'età di anni 18 perché si ha la netta convinzione che da quell'età in poi le nostre scelte vengono fatte in base alla nostra volontà cosciente.
Non è sempre così!

Molte delle nostre azioni ci capitano esempio:
Se diamo un calcio alla palla pensiamo che il calcio l'abbia dato il nostro piede e che il calcio sia stato preceduto dalla nostra decisione di darlo. Ma ancor prima del movimento "responsabile" il nostro cervello inizia a fare qualcosa di cui non abbiamo ancora coscienza. Lo stesso capita quando parliamo: la scelta dei vocaboli di solito non è cosciente e le parole dicono a volte cose che vanno oltre le nostre intenzioni.

Concludo dicendo che siamo solo gli amministratori della nostra responsabilità e coscienti solo dopo aver compiuto l'azione, però ci piace pensare che siamo noi gli autori del nostro agire, perché questo é la base su cui valutiamo se ci siamo comportati bene o male.