Il pendolo e il telegiornale

Marcello Lombardi

16-10-2003  

Mi sono accorto di aver passato situazioni dove ero incapace di esprimere con parole i miei bisogni e le sofferenze: o ero troppo piccolo e non avevo gli strumenti o non avevo nessuno vicino capace ad ascoltarmi.

Quella necessità di chiedere aiuto, e nello stesso tempo di essere autonomo, ha fatto nascere in me una forte aggressività, facendomi oscillare tra la posizione di carnefice e quella di vittima.

Quando prevale il carnefice con tutte le sue paranoie, bersaglio della mia rabbia può diventare chiunque; in questo modo, mi pare di ribellarmi al mio passato.

Con i panni del carnefice, nulla di tragico sembra toccarmi più di tanto, nemmeno l’apprendere dai vari telegiornali che un individuo è entrato in una scuola uccidendo senza obiettivi particolari più persone.

Quando dentro di me prevale la voce della vittima, instauro un rapporto di forte dipendenza con il tiranno di turno, accettando anche le sue punizioni.

In carcere, ancora oggi trascorro giorni da carnefice e altri da vittima.