Tigre

Antonio Iannetta

13-11-2008  

Era una sera buia e nebbiosa, piccole gocce si depositavano sullo spolverino, creando arabeschi sul riverbero dei fiochi lampioni. Jan camminava veloce, tenendo al guinzaglio la piccola Deborah. Giunto all’angolo, s’accorse che un piccolo batuffolo si era messo sulla loro strada, ostacolandone il passaggio.

L’indefinito essere avanzava emettendo strilli acuti, Deborah tirava come una dannata e, nonostante gli strattoni di Jan, si ostinò a non cambiare marciapiede. In una danza farsesca, i tre si avvicinarono tanto da vedersi bene.

Lo strillante batuffolo era un gattino non ancora svezzato, rosso e bianco, che, avventatamente, richiamava l’attenzione, oltre che dell’uomo, anche dell’odiato nemico cane. Jan si frappose a fatica tra i due, scongiurando l’impari lotta, faticosamente s’allontanò in cerca del supermercato, lo raggiunse e si dedicò alle compere, dimenticando l’episodio.

All’uscita trovò il micio ad attenderli. Come porre rimedio al dramma? Il cane tirava da matti per andare incontro al nemico di sempre, mentre le borse della spesa ostacolavano non poco la manovra diversiva messa in atto da Jan. Per un attimo fu tentato dal dare la giusta sgridata alla cagna, ma fu distolto dal trillo del cellulare. L’amata moglie chiamava dalla Spagna per informarsi come da abitudine quotidiana. Riuscì a rispondere e la informò sugli accadimenti. Lei da sempre aveva un rapporto privilegiato con gli animali e seppe dare le indicazioni necessarie.

Il gatto entrò a far parte della loro strana famiglia con l’irruenza d’un uragano, sconvolgendone le consolidate abitudini. Inizialmente Jan l’odiò, poi con l’aiuto della moglie Paola vide in quel gatto di nome Tigre un piccolo guerriero di spirito libero. Comprese e accettò i suoi discontinui umori, le sue sortite incomprensibili, gli amoreggiamenti hard con una foca di pezza, le uscite notturne e i ritorni all’alba con ferite profonde che richiedevano l’intervento del veterinario.

Paola l’accompagnava e aspettava ansiosa le ricuciture. Il ritorno a casa e la convalescenza erano il periodo migliore. Diventava tenero, affettuoso e cercava carezze che in altri momenti sdegnosamente rifiutava. Man mano che cresceva, era fonte di preoccupazioni e angosce, spesso rimaneva fuori casa per giorni gettando nello sconforto i suoi amici, poi ritornava all’improvviso e sapeva farsi perdonare.

Un brutto giorno uscendo di casa Jan trovò l’amato gatto riverso sul marciapiede, lo prese in mano delicatamente, gli tolse il collarino contenente i suoi dati e il numero telefonico, lo portò in garage depositandolo su una stuoia e lì, al riparo da sguardi indiscreti, pianse e imprecò per la mala sorte. Al ritorno la moglie lo consolò abbracciandolo, senza frenare le lacrime. Insieme optarono per una sepoltura in giardino. Resterà nei loro cuori, in suo ricordo c’è un non ti scordar di me.