Finalmente libero!

Luciano Beccalli

25-02-2011  

Il portone del carcere si è chiuso alle mie spalle e questa volta definitivamente (speriamo). Mi avvio lentamente per le strade della città, con la borsa a tracollo; dentro, pochi effetti personali, il resto delle mie cose le ho lasciate dentro ai miei compagni, è un’usanza.

Guardo le facce della gente che incontro camminando, vedo nei loro occhi la stanchezza, tic nervosi e soprattutto molta preoccupazione. Pensavo di incontrare persone più felici di me ma mi sembrano tutti un po’ stressati. Vabbe’, io in questo giorno mi sento felice e pieno di entusiasmo e non ho proprio voglia di farmi rovinare il mio primo giorno di libertà!

Mi guardo in tasca, 20 euro sono tutti i soldi che ho; mi fermo ad un telefono per chiamare mia madre, per dirle che sto tornando a casa. Piange poverina, piange di felicità!

Vado in un bar a bere un caffè, pago e me ne vado; nessuno mi ha rivolto la parola, forse perché avranno letto sulla mia faccia “ex detenuto”. Ma no, è proprio così per tutti, ovvero, è tutto automatico: chiedi un caffè, lo bevi, lo paghi e te ne vai.

Scendo in metropolitana per andare a casa, mi fermo all’edicola per comprare il biglietto e, già che ci sono, acquisto Secondamano. Durante il viaggio leggo gli annunci, “Lavoro, Offerte”. Cercasi: magazzinieri specializzati, idraulici, elettricisti, ristrutturatori di mobili e molti altri lavori con richiesta di attestati e diplomi. Cazzo, mi dico, non so proprio fare niente, in tutti questi anni di carcere mi hanno proposto: ragioneria, geometra e altre stupidaggini che non servono a niente.

Recidivo, recidivo, recidivo (speriamo di no!). Questa maledetto eco continua a rimbombare nelle orecchie. Ma stavolta sono deciso, non tornerò in carcere, a costo di mangiare pane e cipolla. Intanto mi avvio verso casa. Per le strade incontro tantissimi stranieri, anche i negozi sono pieni di proprietari stranieri. Ma dove sono finiti i miei paesani italiani? Prendo la metro, sono sempre più affollati questi posti, non sento parlare più solo italiano e me ne sto zitto, tanto nessuno sembra voler conversare, sembrano tutti assorti nei loro pensieri.

Finalmente arrivo a casa, abbraccio mia madre, mia moglie, mia figlia e il mio cane. Tanta emozione, sensi di colpa per aver fatto soffrire i miei cari. Mi dispiace ma sono felice nello stesso tempo, perché so che non tornerò più in carcere.

Recidivo, recidivo, recidivo, recidivo. Basta con questa cantilena soffocante. Che bello a casa, apro il frigo, mi asciugo i capelli con il phon, apro la finestra senza sbarre, i miei vestiti lavati in una lavatrice e non in un secchio. Che bella la libertà!

Arriva il giorno dopo, sono in affidamento per due anni e dopo, 3 anni di sorveglianza speciale, motivazione “sono un delinquente abituale e recidivo”. Vabbe’, tiriamo avanti, questa volta ce la faccio.

Mia moglie ha trovato lavoro come donna delle pulizie, part-time, niente contratto indeterminato. Sono fortunata, dice mia moglie, ci sono le straniere che ci rubano il posto perché si accontentano di meno e, se glielo chiedono, lavorano il doppio. Vabbe’, bella fortuna quella. La mattina vado all’ufficio di collocamento, quanta gente, mi manca l’aria, dopo tre ore riesco a parlare con l’impiegata, parla parla, chiede chiede, mi invento che so fare tutto. Alla fine mi dice “buona fortuna”. Era gennaio, però esco soddisfatto, qualcosa di positivo ho fatto, c’è sempre la speranza che qualcosa salti fuori.

Leggendo Secondamano vedo che cercano lavoratori con motorino, per consegnare la pizza. Mi faccio 4 calcoli: 500 euro un motorino usato, 200 euro per l’assicurazione, fai la benzina, insomma dovrei spendere 1000 euro. Non li ho. Ho visto quelle pubblicità “Che Banca!”, tutta gialla, dice “vieni qui che ti prestiamo 5000 euro subito!!” Mi viene da ridere, figurati se quella gente mi presta 5000 euro, farei molto prima a rapinarla la banca. Recidivo, recidivo, recidivo, recidivo. Non ce n’è questa volta, pane e cipolla!

Nel frattempo che aspetto, vedo se riesco a trovare qualcosa in nero, almeno per sbarcare il lunario. E’ già passato un mese da quando sono uscito, ancora non sono riuscito a trovare niente; ogni tanto passo da mia madre, parliamo un po’ della mia situazione, sempre più complessa. Alla fine mi aiuta lei, allungandomi qualche euro. Ogni volta però che mia madre mi aiuta mi sento uno sconfitto, c’è da vergognarsi all’età che ho (40 anni) ancora a chiedere soldi alla mamma. Certo che l’orgoglio di un uomo è sempre messo alla prova.

Vabbe’, continuiamo ad andare avanti, speriamo che qualche lavoro per me salti fuori. Oggi, insieme a mia moglie abbiamo fatto dei curricula per me, da consegnare un po’ in giro. Quante stronzate ho dovuto scriverci sopra “giardiniere, magazziniere, portinaio”, insomma un po’ di cose. Certo che in questi anni passati in carcere avrei dovuto avere la possibilità di imparare un mestiere. Invece mi hanno fatto perdere un sacco di tempo a farmi diventare “informatico, geometra, ragioniere”. Ma andate a cagare! Tra l’altro, l’ultimo ragioniere che ho visto in vita mia l’ho visto in televisione in coda alla croce rossa o qualcosa del genere, per poter mangiare.

Appunto questo ragioniere raccontava che ha perso il lavoro, che la moglie l’ha mollato, ha perso casa e figli ed è nato a Milano, cittadino italiano. Guardavo il suo sguardo in TV e mi trasmetteva vergogna e rassegnazione. Mi dispiaceva per lui. Dentro di me cresce la rabbia davanti a queste cose. Una cosa ce l’ho chiara: io non farò di certo la fine di quest’uomo, piuttosto mille volte recidivo.

E’ passato un altro mese nel frattempo. La puzza del carcere me la sono tolta da dosso, ma la sua ombra ancora no. Tra l’altro questo mese ho il solito appuntamento con l’assistente dell'UEPE. Devo dire che ho incontrato proprio una brava persona, cerchiamo di affrontare le mie problematiche, anche lei è preoccupata per la mia situazione, cerca di mettere qualche pezza, mi fa iscrivere al CELAV, in pratica un’agenzia per cercare lavoro: ex detenuti, invalidi, gente in difficoltà. Firmo un po’ di richieste che l’assistente spedirà al CELAV. Bene, esco contento da quest’incontro, almeno sono iscritto anche a questo. In pratica, a gennaio mi sono iscritto all’ufficio collocamento, adesso mi sono iscritto al CELAV, insomma, meglio di niente.

Avevo una gran voglia, quando ero in carcere, delle castagne, ma non delle semplici castagne, delle caldarroste! Quel baracchino con il vecchietto che si incontrava vicino al Duomo, che poi gli facevi la battuta in milanese e magari ti dava qualche castagna in più. Quindi quella sera vado con mia moglie in Duomo e vediamo il baracchino in fondo, proprio sotto il Duomo. Ci avviciniamo e una volta giunti lì rimango sorpreso. Non c’è il vecchietto, c’è un cinese che vende castagne. Guardo mia moglie e le dico “ma ti rendi conto?”. La voce del cinese mi risveglia, lo guardo e lui mi dice “Un eulo, una catagna”. Gli rispondo come un’eco “un eulo una catagna???” Lui mi risponde seriamente “Qui solo un eulo, l’altro (baracchino) costa di più”. Forse ha pensato che fossi scontento del prezzo mentre io ero scontento di non ritrovare il solito vecchietto milanesotto. Dico a mia moglie: “sediamoci e mangiamoci queste 10 castagne, senza sprecarne neanche un po’, visto che ci sono costate 10 euro”. Non ci sono più andato a comprare caldarroste.

Sono passati 3 mesi da quando sono uscito di prigione, ancora non sono riuscito a trovare lavoro e, leggendo i giornali gratuiti e a sentire la televisione, il lavoro manca per tutti. Sento gente che s'incatena sopra a una gru, gente che si dà fuoco davanti al comune, gesti folli per assicurarsi un lavoro, è impressionante. In queste ultime 2 settimane ho guadagnato 500 euro, aiutando un amico con un trasloco, meglio di niente. Un altro conoscente mi offre di lavorare per lui come padroncino per fare consegne con il furgone. Mi sarebbe piaciuto, purtroppo però non l’ho potuto fare perché “si trova in sorveglianza speciale, non può avere la patente”. La verità è che sto incominciando ad incazzarmi.

Recidiva, recidiva, recidiva. Vattene cattivo pensiero dalla mia testa! Stamattina presto ci hanno svegliato gli elicotteri, brutto segno a Quarto Oggiaro; è in atto un mega blitz delle forze dell’ordine, ci sono proprio tutti: carabinieri, polizia e tanta, tanta gente in borghese. Risultato: una trentina di ragazzi del quartiere è stata arrestata, ci sono le foto sul giornale, li conosco tutti. Penso alle loro famiglie; tutti hanno figli, insomma c’è molta miseria. Però una cosa positiva c’è: questa trentina ha assicurato un po’ di lavoro ad avvocati, magistrati, cancellieri ecc ecc … Almeno siamo utili per la società in qualche modo. Mia madre, tutte le madri di Quarto Oggiaro sono abituate a sentire gli elicotteri, quando si abbassano queste mamme sanno che più di una famiglia oggi piangerà.

Sono passati già 6 mesi da quando sono uscito; se non fosse stato per qualche amico che mi ha fatto fare qualche lavoretto in nero sarei già impazzito. Oggi ho il solito colloquio con l’assistente del UEPE, mi fa piacere parlare con lei, mi fa sentire assistito, anche se poi non mi dà niente; forse bastano le parole che mi dice per riempirmi. In questo colloquio chiedo se quelli del CELAV si sono fatti sentire, se almeno hanno risposto all’invio dei documenti che io e l’assistente abbiamo spedito. Niente, dal CELAV non danno risposte. Chiedo all’assistente se posso andare di persona, mi dice che è una bella idea, mi fornisce le copie dei documenti spediti e l’indomani mi presento al CELAV. Ci credete se vi dico che negli ultimi 3 giorni non ho speso neanche un euro? E’ tre giorni che ho in tasca un biglietto da 10 euro e non l’ho neanche speso. Sono contento! Il ticket del tram è un optional, faccio anche io un po’ lo straniero. Insomma, arrivo all’ufficio del CELAV, mi viene un colpo, la fila di gente arriva fino in strada. Ora capisco perché qui si aiutano gli “sciancati” della società. Anche io sono sciancato, mi riconosco nel gruppo. Aspetto quasi 2 ore, finalmente tocca a me. Mi riceve l’impiegata e io le mostro la documentazione inviata dal UEPE (Uff. esec. pene). Non le risulta. Ma come non le risulta! Ma sta scherzando? No, non sta scherzando. Rifacciamo tutta la documentazione, per lo meno adesso sono sicuro che sono iscritto al CELAV, però mi sono ripromesso che al prossimo colloquio con l’assistente del UEPE avrei chiesto di verificare l’operato del CELAV. Recidiva, recidiva, recidiva (non mi tormentare).

Da quando sono uscito ho incontrato molta gente nella mia situazione, nel quartiere e anche per Milano. Li posso descrivere in due categorie: la prima, che non può stare senza soldi, troppe bocche da sfamare e bollette da pagare, si sono rimessi nel giro insomma; la seconda invece è di quelli come me, 10 euro in tasca, la miseria stampata negli occhi e la rabbia di essere milanese, anzi, italiano. E sì, perché se fossi stato immigrato sarei stato più coccolato. Una sentenza di cassazione dice testualmente: “All’immigrato che commette reato bisogna riconoscere l’attenuante, in quanto proviene da una situazione di disagio”. Non vi sembra il caso che questa attenuante venga applicata anche a noi italiani? Al contrario, con la recidiva, ci date un terzo di condanna in più, come aggravante, prima ancora di essere processati.

Sta succedendo qualcosa dentro di me, comincio a non essere più contento di me, porca puttana. Attenzione, non sarò un ragioniere, un geometra, ma sono sicuramente un rapinatore professionista. Calma, calma, abbi fiducia, non perderti amico mio, per favore, io ti conosco bene e una volta che incominci non ti fermi più, perché preferisci morire che tornare in carcere. Recidiva, recidiva, recidiva (basta porca miseria).

Finalmente un colpo di fortuna. Tramite un mio amico, anche lui ex detenuto, riesco a fare un colloquio con un responsabile del Carrefour di Assago. Gli racconto un sacco di balle, tra le quali che non ho precedenti penali. Mi assumono, però mi dicono che mi pagheranno dopo 3 mesi, sono contratti che fanno le cooperative. Insomma una buona notizia per quanto riguarda il lavoro, brutta perché non so come tirare a campare in questi 3 mesi. Vado da mia madre, le spiego la situazione, alla fine mi aiuterà lei con la sua pensione.

Comincio finalmente a lavorare. Devo risolvere come fare ad arrivare da Quarto Oggiaro ad Assago. E sì, perché i mezzi arrivano fino ad un certo punto, poi me la devo fare a piedi e non è una passeggiata. Però va bene lo stesso, un po’ di sacrificio ci vuole, non voglio mancare neanche un giorno e magari se lavoro bene e vedono la mia costanza può darsi che mi assumano con un contratto indeterminato. L’ambiente di lavoro che trovo è buono, il lavoro è pesante visto che gli ultimi arrivati cominciano con la frutta e la verdura. Non ti dico per quanto riguarda scaricare le patate, però tutto sommato va benissimo.

E’ quasi un mese che lavoro al Carrefour, ne succedono di cose strane lì dentro, rubano tutti; le cose che vanno più a ruba sono i prodotti della Nestlé, robe da matti e pensare che il ladro dovrei essere io, mi auguro che un giorno non diano la colpa a me. Qualcuno l’hanno beccato con del pesce surgelato nei pantaloni, che figura di merda!

Sono due mesi che lavoro, ho risolto il problema del viaggio: un mio amico ha un’Opel Corsa vecchia ma funzionante e la vorrebbe far rottamare, non ha l’assicurazione; me la sono fatta prestare solo per andare e tornare dal lavoro, chiaramente senza patente e senza assicurazione, avevo calcolato i rischi del viaggio, il vantaggio che non avrei dovuto più prendere freddo e pioggia per arrivare al lavoro, il rischio minimo, perché chi vuoi che mi fermi alle 6.30 del mattino o alle 17 in orario di punta? Sono andato avanti così senza problemi, per fortuna.

Non posso credere ai miei occhi, oggi ho ricevuto per posta un avviso di proroga perché accusato di una rapina in banca commessa a Como nel settembre 2008. Ma sono impazziti? Ma se io sono uscito dal carcere nel febbraio 2009! In pratica sono stato seguito o indagato da quando sono uscito? Devo chiamare l’avvocato, meno male che ero in carcere, ho un alibi da sbarre. Sicuramente se ne renderanno conto ma, immagina tu, se io non fossi stato in carcere durante quella rapina, come facevo a provare la mia innocenza con tutti i precedenti che ho?

Al lavoro sta succedendo un bordello: la cooperativa che mi aveva assunto non c’è più, ne è subentrata un’altra. Gira voce che rischiamo di non prendere i soldi dei primi due mesi. Quelli della nuova cooperativa ci pagano l’ultimo mese, mentre gli altri due mesi stiamo litigando per farceli pagare; dicono che hanno un ufficio a Torino. Alla fine, ancora oggi non sono stato pagato per due mesi di lavoro. Ci contavo, su quei soldi, anche perché ci sono le bollette da pagare e poi pensavo di restituire un po’ di soldi a mia madre. Sono incazzato nero, di brutto. Litigo con mia moglie, poverina, lei che cavolo c’entra?

Sto sveglio tutta la notte, mille pensieri mi tormentano la testa, l’eco della recidiva incomincia ad affievolirsi, quasi non lo sento più. E’ giunta la mattina, sono stato sveglio tutta la notte, però adesso ho scelto, adesso so cosa farò, lascio a voi che leggete decidere la fine di questa storia vera.