L'amico lombrico

 

Enzo Martino

23-03-2005  

Chiuso in un buco, una stanza senza finestre. L’aria è viziata e umida, mi sento quasi soffocare. Respirare mi viene difficile. La mano sporca sembra toccare qualcosa, è qualcosa che si muove. Si muove piano.

È un lombrico, un lurido verme, però adesso mi è utile, perché ora è di lui che ho bisogno, cercherò di dargli le mie attenzioni. Lo guardo strisciare nel fango del mio lurido buco. Striscia per tutta la sua lunghezza, dieci centimetri. Quei centimetri che adesso sono essenziali per me. In questo momento non sono nelle condizioni per sentirmi diverso da lui, salvo un particolare: io umano e lui un lombrico, tanti anelli uguali uno dietro l’altro. Per il resto, lui ed io, insieme, chiusi con la faccia nel fango, a strisciare.

La libertà è aria fresca, ed io qui a non poter sentire il profumo delle rose, non vedere la luna e il giorno. Mi sono perso, sono lontano, sono una bestia umana, le emozioni da dividere con un verme, che sembra disposto a concedermi la sua compagnia.

Oramai i miei occhi hanno paura della luce, com’è fredda la tristezza. E’ ingiusto il mondo, mi piacerebbe strisciare come il mio amico, e sbucare di là del muro.

Vorrei dare un nome al mio compagno ma credo che per lui non faccia alcuna differenza, sicuramente farebbe differenza per me, sarei il primo umano che sceglie per amico un verme.

Decido di parlargli e comincio con una domanda: quanto bisogna abbassare la testa per diventare invisibile?

Tanto, risponde.

Mi arrabbio e urlo, ma il mio amico non mi degna della sua attenzione, continua a mangiare nella melma.

Il tempo trascorre lento ed io mi allontano sempre di più dalla realtà. Queste condizioni cominciano a farmi male. La felicità consiste nell’accettare se stessi; lui ci riesce, il mio amico è se stesso, ma lui è un verme.

Il sole attraversa le pareti, nella stanza non ci sono finestre, ma giunge ugualmente il suo tepore a sciogliere i miei fantasmi.

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Note:

I lombrichi sono animali sofisticati, anche se al vederli sembrano poco più che un gomitolo di fango. Si nutrono dei batteri presenti nella terra, pertanto passano la loro vita ingerendo grandi quantità di terra, da cui assorbono particelle organiche e appunto batteri. La terra, una volta che ha attraversato il loro intestino, viene nuovamente espulsa e compare sulla superficie dei giardini o dei campi sotto forma di un grumo vermiforme. Il lavoro che compiono è enorme. I sassi che si trovano sotto terra, sono stati sepolti proprio grazie all'attività incessante dei lombrichi, che rivoltano continuamente il terreno e in questo modo ne impediscono la compattazione, aerandolo.