Il modello riabilitativo
nel sistema punitivo svedese


Domenico Celi

Nell’ottica di un lavoro dedicato all’evoluzione della pena, l’esperienza svedese riveste particolare interesse. La Svezia a partire dagli anni trenta ha adottato un sistema punitivo basato sulla “filosofia del trattamento”, con l’intento di ridurre al massimo l’area della pena detentiva e di ampliare le forme alternative alla stessa. In particolare, in Svezia lo Stato si è impegnato nella definizione di una serie di leggi in materia penale e penitenziaria che offrono ai condannati l’opportunità di astenersi dal commettere qualsiasi infrazione per incamminarsi sulla via della dignità e del recupero sociale.

Obiettivo questo che deve essere realizzato, secondo l’ordinamento svedese, tenendo bene a mente che

 

Dopo aver conosciuto i principi su cui si fonda il sistema punitivo svedese passiamo ad analizzarne i contenuti. Le pene previste in caso dell’accertamento di un reato sono:

 

Il sistema di pene che abbiamo descritto ci mostra chiaramente come il legislatore svedese abbia privilegiato, in risposta alla violazione delle norme penali, forme di pena alternative alla detenzione, ritenendo quest’ultima l’ultima soluzione praticabile. Emerge un’alta considerazione per la libertà dell’uomo ed una piena consapevolezza dei pericoli e dei danni connessi alla sua compressione.

La disciplina dei permessi è modellata sulla base dei principi enunciati. Sono previsti permessi speciali (per ragioni particolari, quali la malattia di un congiunto, l’esigenza di prendere contatti con un probabile datore di lavoro ovvero di trovare casa in vista della liberazione, la necessità di dare esami) e permessi regolari (per mantenere contatti con il mondo esterno durante le feste di Natale, Pasqua, Pentecoste, Mezza Estate) della durata di 48-72 ore. La frequenza dipende dalla durata della pena da scontare. Può disporsi l’accompagnamento da parte di un agente. I permessi vengono concessi dal direttore dell’istituto o dal sovrintendente generale. In questo modo si cerca di attenuare la tensione sessuale e l’ansia derivante dalla privazione totale della libertà. Tra l’altro, per lo stesso motivo, di norma, durante le visite il detenuto e il visitatore non sono sorvegliati. Per evitare che la detenzione provochi il disfacimento della famiglia si è tentato l’esperimento della “unione familiare”, per cui ai soggetti particolarmente meritevoli di fiducia è stato concesso di trascorrere un periodo di tempo in fattoria, assieme alla loro famiglia.

Il trattamento cui viene sottoposto chi è stato ritenuto colpevole della violazione di una norma penale, secondo quanto prevede l’ordinamento svedese è progressivo. Ciò significa che diviene meno afflittivo fino, in alcuni casi a scomparire, quando il soggetto mostra chiari segni di potersi inserire nella società.

Sono previsti istituti chiusi ed istituti aperti. I primi sono complessi edilizi muniti di difese sicure contro l’evasione, i secondi non sono circondati da mura o da altre difese, non hanno sbarre alle finestre e dispongono di ampi spazi. Nelle istituzioni aperte è assente ogni tipo di autoritarismo e viene lasciato largo margine di libertà e iniziativa al soggetto. Egli può ricevere le visite della moglie, dei figli e di altre persone che gli sono vicine. Di norma la corrispondenza non è sottoposta a censura.

Il sistema, come abbiamo detto, è progressivo, sino al punto che i detenuti stessi fanno i turni di guardia durante la notte e il personale di sorveglianza giunge al mattino quando la giornata lavorativa è già iniziata. In altri istituti aperti i detenuti lavorano in libertà e trascorrono all’interno solo il tempo libero e la notte. Durante il fine settimana si recano alle proprie case.

Nell’insieme, gli istituti aperti raccolgono un terzo della popolazione carceraria. L’accesso ad un istituto aperto piuttosto che ad uno chiuso è stabilito da giudice nella sentenza: se la condanna è ad una pena detentiva superiore ai tre mesi, almeno la prima parte della condanna è scontata in un istituto chiuso. Le persone condannate ad una pena inferiore ai tre mesi, invece vengono affidate direttamente a istituti aperti. Quando il detenuto assegnato ad un carcere chiuso tiene un comportamento che dimostri un acquisito senso di responsabilità, può essere trasferito ad uno aperto.

Il trattamento viene svolto sulla base degli ultimi risultati raggiunti dalle scienze psicopedagogiche e sociali e presenta un alto tasso di individualizzazione: è previsto un istituto ogni cinquanta detenuti ed un personale nell’istituto in rapporto di 2 a 1: ogni due detenuti vi sarà un operatore penitenziario.

Il detenuto svolge, a fianco delle attività del tempo libero, di svago, di studio e al trattamento psicologico propriamente detto, un lavoro retribuito, volto a far acquistare dimestichezza professionale e autodisciplina. Il lavoro è organizzato, con attrezzature moderne, anche di eccezionale perfezione tecnica e, comunque, secondo criteri non diversi da quelli che si applicano all’esterno. Settori di lavoro sono l’industria, l’agricoltura e l’artigianato. L’amministrazione penitenziaria, con oltre 2000 ettari di terreno coltivabili, è uno dei più importanti proprietari terrieri della nazione. Il compenso viene stabilito in rapporto al valore economico del lavoro svolto. Sono stati sperimentati anche periodi di vacanza, in cui il lavoro viene sospeso.

Per quanto riguarda il trattamento psicologico esso si suddivide in:

 

Quando il detenuto ha scontato la pena non è abbandonato a se stesso: alla scarcerazione definitiva, i sindacati prestano un notevole aiuto per l’inserimento nel libero mercato del lavoro. La direzione del Mercato Nazionale del Lavoro, che è un organo della pubblica amministrazione, riserva ogni anno un certo numero di posti alle persone rimesse in libertà. Si tratta per lo più di lavoro forestale o di costruzione di strade.

Ricordiamo al termine di questo breve esame del sistema punitivo svedese che esso conta mediamente il 15% di evasioni. In caso di evasione, il soggetto viene di solito trasferito in istituzioni con un regime più rigoroso. Salvo casi di particolare gravità, l’evasione in sé non viene punita come reato.