Giuseppe Martino

Membro esterno del Gruppo della trasgressione

A cura di Livia Intervista sulla punizione Le altre interviste

Immagina di essere davanti ad un quadro con dei personaggi: qualcuno di questi personaggi punisce e qualcuno viene punito. Descrivi cosa stanno facendo, cosa pensano l’uno dell’altro, quali emozioni provano.


In questo quadro sono raffigurati quattro personaggi: due osservano come si svolge la punizione, uno punisce e l’altro viene punito. Uno di loro compie molti atti vandalici, tra i quali imbrattare i muri dei condomini. Io do ragione a chi punisce per due motivi: il primo è che il ragazzo deve avere il rispetto dei cittadini onesti cioè il contrario di lui; il secondo è che la legge dice di non sporcare.

Chi è stato punito per me, mentre imbrattava i muri, provava felicità di avere compiuto quell’atto vandalico, perché se non fosse così, non l’avrebbe fatto, così secondo me ci sarà stata qualche ragione valida. Ora che sta subendo la punizione si pente delle cose vandaliche che ha commesso. Dal mio punto di vista la punizione fa riflettere chi ha commesso qualche sbaglio.

Io, se fossi al posto di chi sta punendo, forse mi sentirei un po’ in colpa. Invece, al contrario di me e di mio padre, mia madre non si fa sensi di colpa, infatti se deve tirare uno schiaffo lo tira. Prima di tirartelo ti avverte la prima, la seconda volta, la terza si stufa e te lo tira.

Guardo il quadro e mi domando cosa pensano gli uni degli altri. Chi punisce non prova felicità, ma credo un po’ di tristezza. Chi punisce per me prova a fare la faccia da arrabbiato ma può darsi che dentro sia triste. Invece chi viene punito per me è triste al cento e uno per cento per la punizione data. Però non piange, anche perché chi lo punisce, se lo vede piangere, gli può dare uno schiaffo dal nervoso, perché lui gli ha insegnato a non fare cose sbagliate come imbrattare.