Cazzotti e mattoni

Marta Sala

03/11/2002  

Quante volte avete reagito d'istinto alzando le mani contro qualcuno, insultando pesantemente, ferendo a volte anche qualcuno a cui tenevate in modo particolare? Tutto questo in un attimo di follia, lasciando alle mani la libertà di tirar cazzotti, ai piedi la facoltà di prendere a calci, alla bocca di insultare e sputare?

Quante volte vi è capitato di pensare che avevate agito così perché eravate stati costretti dalle contingenze, perché nessuno vi capiva, perché se vi trattavano come bestie era il caso di comportarvi come tali?

Quante volte qualcuno si è comportato così con voi? E come vi siete sentiti? PIENI DI RABBIA, immagino, VOGLIOSI DI RISCATTARVI di far provare all'altro ciò che avevate provato voi, di fargli capire che eravate superiori e non potevate sopportare soprusi e angherie ad oltranza.

Ora facciamo un gioco: provate ad immaginare di alzarvi una mattina - è il vostro primo giorno di lavoro - indossate la divisa e uscite di casa titubanti perché non sapete ancora bene che cosa vi aspetta. Sapete a grandi linee quello che dovete fare: tenere a bada dei carcerati, evitare che si ammazzino di botte a vicenda, far rispettare l'ordine che dovrebbe regnare in qualsiasi "convivenza".., insomma, FARE LA GUARDIA.

Vi hanno detto che queste persone sono state spesso violente, che non si tirano indietro se qualcuno le insulta, anzi. Ma voi di norma siete persone che riescono a mantenere il sangue freddo in situazioni piuttosto calde….certo, se vi fanno incazzare non porgete l'altra guancia!

E' il primo giorno e già si pigliano a botte: accorrete per cercare di dividere i lottatori e inevitabilmente vi beccate un sonoro cazzotto e poi un altro e un altro ancora. Ma voi che diavolo c'entravate? Voi cercavate solo di fare il vostro lavoro!

Mentre vi allontanate venite insultati, vi piomba addosso ogni sorta di improperio…..uno vi dà della mezza cartuccia, un altro vi fa notare in modo sarcastico che i veri uomini non si limitano ad incassare i colpi e alla fine del combattimento non si curano di quanto sanguini il loro naso, l'importante è che quello dell'altro sia almeno rotto.

"Ma cos'ho fatto di male per meritarmi di essere trattato così?", "Ma questi non si sono già sfogati abbastanza fuori? Sono davvero delle bestie come mi avevano detto!", "E io cosa c'entro?".

Provate ad immaginare di dover sopportare questo ogni giorno, ogni santa e benedetta volta che vi ritrovate ad entrare in quel posto. Secondo me dopo due o tre giorni uno incomincia ad averne abbastanza e decide che è stufo di limitarsi ad incassare….."Da domani mi difendo!".

Così il giorno dopo tornate a casa col naso grondante, ma con la soddisfazione di aver rotto quello dello stronzo che ha osato mettervi le mani addosso e insultare vostra madre che non c'entrava nulla.

"Da adesso in poi non permetterò più a nessuno di quelli di sfiorarmi nemmeno con un dito!"

Così cominciate ad agire preventivamente: insulto prima di essere insultato, picchio prima di essere picchiato, sfotto primo di essere sfottuto, e così via.

"Ora ho capito: per non soffrire io, devo prima far soffrire."

Questo meccanismo è una reazione a catena, un gesto porta all'altro inevitabilmente. Quando Biagio raccontava della esperienze in altri carceri, ho provato a mettermi "dall'altra parte della barricata", a pensare a ciò che poteva spingere dei tutori dell'ordine a comportarsi in quel modo.

Questo mi è venuto in mente. Magari mi sbaglio; magari sono gli effetti di quello che ho visto al cinema; magari sono solo mie fantasie; ma sono certa che non sono l'unica persona ad avere fantasie di questo tipo; questo stesso genere di fantasie possono averle gli agenti e i detenuti; ho esperienza sufficiente per dire che spesso quello che vediamo della realtà ha un debito non trascurabile con le nostre fantasie; e le nostre fantasie, spesso, non siamo nemmeno noi ad amministrarle.

"Gli agenti giovani non sono così, le nuove generazioni stanno imparando a capire, loro ci trattano come persone, con loro si può dialogare". Questo è stato ripetuto più e più volte durante la chiacchierata di ieri.

Ho pensato: probabilmente per gli agenti più giovani questo è il primo incarico e si sono trovati a che fare con persone che non li hanno mai trattati come animali, che non li hanno mai insultati, che sanno chiedere e non pretendere, che sanno aspettare, che magari non si amano, certo, ma che almeno non si ammazzano di botte.

Voi come vi comportate con loro? Li trattate in modo corretto? O appena potete vi divertite alle loro spalle? Avete la coscienza a posto quando chiedete di essere trattati come esseri umani?

Se la risposta è sì, credete,COL TEMPO otterrete ciò che chiedete. Magari non domani e nemmeno dopodomani, ma COL TEMPO.

Avete una riprova che ciò che dico non è una bestemmia e nemmeno un'utopia: gli agenti giovani non sono mossi da spirito di rivalsa nei vostri confronti, non vi fanno pagare per qualcosa che non avete commesso, non vi trattano male perché qualcun altro ha trattato male loro (non è giusto ma è normale trattare gli altri a seconda di come si viene trattati, lo facciamo tutti…. almeno io sono consapevole di farlo abbastanza spesso). Con ciò non voglio scusare né condannare nessuno… volevo solo cercare di essere un po' obiettiva per quanto lo può essere un persona che non si trova da nessuna delle due parti.

Le grandi vette si conquistano passo dopo passo, i grandi castelli si costruiscono mattone su mattone, le grandi opere vanno curate giorno per giorno.

Qualcosa è già cambiato…ve ne siete accorti?