Dialogo tra i due fratelli

Rossella Dolce

01-07-2004  

 

È la mattina dopo la festa per il ritorno del figliol prodigo, la servitù sbriga i primi lavori da fare in casa, nel corridoio le persone camminano in fretta, i due fratelli si incrociano, il figliol prodigo cerca lo sguardo del fratello che però lo abbassa e allunga il passo.

F1 Avrò mai il tuo perdono?
F2 [sempre guardando in basso] Solo chi comprende il male fatto e si pente con cuore sincero,può aspirare al perdono, fratellino, non rivolgermi lo sguardo fino a quando non avrai capito.
[alzando un po’ lo sguardo] Perché io non ti devo nulla, chiaro?
F1 So di aver sbagliato e so di meritare il castigo di voi tutti, sono tornato per lavorare con i servi, è quello il posto che ho chiesto, io non voglio comportarmi come un re e non voglio dissipare ancora il patrimonio di famiglia. Ho visto il tuo rancore, ieri sera alla festa, ma non l’ho voluta io, non ho chiesto io a nostro padre di uccidere il vitello, io….
….io mendicavo solo un posto tra voi.
F2 Mendicante, Sì, è questo che tu sei!
F1 Può darsi che lo sia diventato, ma ora cerco solo di riconquistare la fiducia che non meritavo allora, perché….[pausa, sembra cercare le parole] con quella forse potrei cambiare.
F2 [arrabbiato, guardandolo dritto negli occhi e scandendo le parole]
Ho lavorato, sudato, imprecato, sofferto, ogni giorno dalla tua fuga…
F1 Non sono fuggito, io non resistevo più qui dentro, non ce la facevo più e sono andato a cercare….
F2 A cercare? Ma fammi il piacere, cercare cosa? Te stesso? La verità magari, oppure no, fammi indovinare… la Via e lo scopo supremo? [stanno zitti e si guardano, poi continua]
Sei scappato fratello, questa è la verità, come il più presuntuoso dei codardi. Sei scappato dai tuoi problemi e va bene, ma anche dai doveri e dalle responsabilità che avevi come membro della famiglia. Dove credi che siano finiti eh? Non si sono cancellati, sono caduti sulle mie spalle, in aggiunta ai miei, e io li ho sopportati tutti.
Hai pensato per un attimo a quello che lasciavi? Nostro padre è vecchio, le emozioni forti non gli fanno bene, si meritava di stare qui a godere dei frutti del lavoro di tutti quegli anni, invece la tua….
….come la chiamiamo… partenza? Comunque non si è ripreso più, lo hai schiacciato con un masso di incertezze, non parlava più, vagava per la casa come un fantasma e bisognava accudirlo in tutto.
E chi credi che l’abbia fatto? Potevo io andarmene lasciandolo in quelle condizioni?
Vuoi la fiducia? Non mi bastano le tue parole studiate a memoria per crederti.
F1 Lo so, [mortificato] ho causato sofferenze infinite, e non potrò mai rimediare…
F2

Ecco, non puoi. Volevi una vita tua, magari piena di avventure eccitanti, non è vero?
Beh sai una cosa fratello? Non mi importa se ti è andata male, non è affar mio, io ho sempre fatto ciò che sembrava giusto, volevo anche io una vita diversa invece sono rimasto qui a compiere il mio dovere di figlio e di uomo responsabile restando qui a lavorare nei campi e accanto ad un padre che piangeva un figlio irriconoscente e perso… invece di trovare conforto nella mia devozione.
Comunque, ora vi siete ritrovati, lui è felice, io temo per il male che potrai fargli, ma ormai non ho più le forze, quello che ho potuto l’ho dato, ora….
…. chissà, sarà giunto il mio momento per cercare la felicità?
Ti saluto fratello,

F1 Per favore no, resta, un secondo ancora, devo, voglio dirti…
In nome del sangue che ci unisce, per una parola ancora, solo questa volta, ascoltami. Poi non ti disturberò più.
F2 allarga le braccia e sbuffa
F1

Hai ragione a parlarmi così, ma voglio comunque spiegarti quelle che erano le mie ragioni. Lo sai, sembravano assolute quando ho preso la sacca e me ne sono andato lontano da questa casa e da voi. Non interrompermi per favore.

Ti ricordi quando da ragazzini andavamo tra i servi nei campi a giocare e a provare a lavorare?
Io ero quello che finiva nelle buche di fango correndo o che inciampava sugli attrezzi o che si tagliava per sbaglio.
Tu mi curavi e dandomi dell’imbranato mi riportavi a casa.
Lì nostro padre urlava per i miei bei vestiti sempre sporchi e da buttare, mi picchiava col frustino e poi andavamo a cena.
La cena era il momento peggiore, nei campi ero sempre troppo spericolato o troppo piccolo per vincere e troppo imbranato per cavarmela, ma a tavola ero proprio fuori luogo, lì nella mia famiglia riunita ero un incomodo, la vergogna di tutti per il modo scomposto in cui mangiavo, un ignorante in mezzo a discorsi che non sapevo fare e che non mi interessava capire se non per sembrare alla vostra altezza.

F2 Potevi chiedermi aiuto allora
F1 E ci ho provato, credimi, ma ero sempre un passo dietro di te e avevo l’impressione che se ti avessi chiamato non ti saresti fermato ad aspettarmi, in fondo perché avresti dovuto? Ti avrei solo rallentato la corsa e poi avevo bisogno di sperare… non so… avevo voglia di pensare di poterlo fare e non volevo scoprire che invece forse ero solo… solo.
F2 Ora la colpa diventa mia che non ti ho capito?
F1 No, l’errore e la colpa sono miei, ma ora non voglio il tuo aiuto, voglio dimostrarti…voglio una possibilità per riprovare
F2 Cosa ti fa pensare che andrà meglio?
F1 Ho perso tutto, eppure non sono morto.
Ho passato l’inferno e ora, anche se potrò sembrare ancora impacciato, non sono più troppo piccolo. E ho ancora bisogno di trovare un posto
F2 Va bene, senti.…. cioè ci penso, puoi restare… sì che poi l’ha già detto papà….tra noi però non so…
F1 Sì, va bene, ci sarà tempo…
F2 Credo di sì, ciao… ci vediamo questa sera.