Via da casa

Eric Bozzato

14-07-2004  

Penso che molti motivi diversi possano spingere un figlio ad allontanarsi da casa: dubbi, domande cui si fatica a dare risposta. Perché esiste l'uomo? Che senso ha la vita? Chi sono io e qual è il mio cammino? Cosa mi renderà felice?

Mio padre, vedendomi spesso ombroso, pensieroso, intuisce qualcosa di ciò che mi frulla per la testa. "Hai 14 anni, mi dice, avrai tempo per chiarire con te stesso quello con cui adesso ti trastulli per niente, inizia a fare quello che ti dico io: finiamo di tagliare la legna, così che magari stasera avrai una domanda in meno per la testa".

Quale? Chiedo io con aria strafottente.
"Quella che stasera, congelato, potresti porti davanti alla stufa spenta, ovvero come mai sei stato così pirla da farti mille domande invece di tagliare la legna che ti permetterebbe di scaldarti".

Solo oggi, che sono passati 11 anni, sento la ricchezza di quella risposta. Con due parole ed un sorriso beffardo mi stava dando prova di una sapienza che, se fossi stato predisposto a coglierla da lui o da altri adulti, mi avrebbe risparmiato qualche facciata contro il muro. Non colsi quel messaggio, né tanti altri; portare pazienza, per esempio, mi faceva sentire in qualche modo ingannato, frenato ingiustamente. "Che cazzo, mica devo per forza fidarmi delle vostre di esperienze per arrivare alla mia meta!”

Spesso quando sei molto giovane non vuoi o comunque fatichi ad ascoltare ciò che ti arriva dagli adulti, oppure ascolti ma non accetti; io pensavo sempre di avere una strada più breve, più furba, per raggiungere i miei obiettivi. Poi c'era il discorso dei sacrifici che era proprio scomodo da mandare giù: lo odiavo, non accettavo dentro di me quando mi dicevano che se avessi avuto pazienza e se avessi fatto dei sacrifici oggi, un domani ne avrei raccolto i frutti; io i frutti li volevo subito, mi sembrava una fregatura rimandare sempre i piaceri a dopo! Purtroppo ancora oggi a volte ragiono così.

Spesso, quando osservi tuo padre, hai due sentimenti contrastanti che si aggrovigliano dentro di te: per alcune cose, lo prendi come esempio per quando sarai tu l'adulto; per altri aspetti non lo digerisci proprio e ti dici che tu quando avrai un figlio ti ricorderai delle cose che vivevi come ingiustizie e ti comporterai diversamente da lui. In realtà, almeno io, crescendo ho dovuto riconoscere che le cose che odiavo di più di mio padre sono parte anche del mio carattere: proprio quelle che non volevo e a cui mi ribellavo, oggi le rivedo in me; devo ammettere che questa è stata una cosa che mi ha fatto una paura tremenda ed ancora oggi a volte la provo.

Quando te ne vai di casa, se non è per forza maggiore, pensi comunque che tu sarai in grado di stare meglio seguendo la tua strada, le tue regole e non quelle che ti vengono imposte dai tuoi genitori. Penso che di fondo ci sia un desiderio di osare nelle tue convinzioni, hai bisogno di verificarti, di confrontare le tue forze con il mondo che ti aspetta, forse hai bisogno di ribellarti a degli steccati che ti restringono troppo.

Sin da piccoli si ha il desiderio di cercare la libertà, ogni volta che ne conquisti una nuova, te ne prefiggi subito un'altra, io almeno pensavo di aver bisogno di sentirmi libero, un giorno ti pare che ti opprime il lavoro, un altro tua moglie, un altro ancora lo stato e poi qualcos'altro, finché non sai più quale libertà conquistare per sentirti soddisfacentemente libero! Sicuramente è più difficile conquistare una libertà interiore con se stessi, di emozioni, di sentimenti, che non una materiale che sembra non soddisfarti mai.




Comunque, il figliol prodigo che c'è nella mia immaginazione torna a casa perché ha capito che in realtà non c'è regola o libertà più bella di quella del cuore, la libertà che, una volta comprese un po' di più le difficoltà reali di un cammino vitale, ti può permettere di amare e gioire e soffrire con chi ami.

Io, pur non avendo più mia madre e non vedendo da molto mio padre, sento comunque che una parte dell’una e dell’altro continuano a vivere in me. Accanto a loro, i fantasmi che li hanno sopraffatti, gli stessi con cui io devo battermi, fra tante paure e contraddizioni, facendo diventare legna per la stufa le domande con cui sono partito.