Chi, io?

Mario di Domenico

04-03-2008  

Ho sempre avuto la passione dell'arte e, dopo tanti anni di ladroneria, credevo di essere diventato un esperto di mobili e quadri antichi; l'esperienza acquisita con vari furti mi permetteva di capire se i quadri erano originali o meno da alcuni particolari noti agli antiquari e che non sto qui a descrivere.

Non avrei mai pensato che per me potesse diventare un piacere riflettere sul significato dell'immagine, guardare dentro un dipinto per cercare di capire ciò che il pittore vuole dire o le sensazioni che io potevo vivere in risposta al dipinto. Non tutti i mali vengono per nuocere! Voglio dire che, pur essendo detenuto, ho la fortuna di aver conosciuto il gruppo della trasgressione che durante gli incontri settimanali ospita personaggi di altissimo livello culturale di varie discipline, filosofi, scrittori, giornalisti, e autorità di ogni tipo.

Quello che più mi affascina è il professore di storia dell'arte Stefano Zuffi, il quale riesce a stimolarmi la mente illustrando un’opera nei minimi dettagli. Uno degli argomenti trattati al gruppo nell'ultimo periodo è la CHIAMATA. E’ un argomento vastissimo sul quale si può parlare a lungo; su questo tema il professor Zuffi è già venuto due volte e ci ha raccontato come nella storia dell'arte personaggi quali Michelangelo Buonarroti e Michelangelo Merisi detto il Caravaggio hanno raffigurato nei loro capolavori la CHIAMATA. 

I due dipinti più emblematici sull'argomento sono sicuramente la CREAZIONE di Adamo, dove Dio con la distensione del braccio e l'indice proteso chiama alla vita il primo essere umano, e la vocazione di Matteo, dove Gesù con lo stesso gesto chiama Matteo a diventare suo discepolo.

Mentre nel primo, e cioè nella chiamata di Adamo alla vita, per l’uomo non c'è possibilità di scelta perché tutto è stato deciso da Dio; sul secondo, e cioè la vocazione di Matteo, desidero parlare, perché è una chiamata che si presta a diverse interpretazioni. 

Dopo aver ascoltato alcuni punti di vista dei miei compagni, mi sono sentito catturato e virtualmente partecipe della scena dipinta dal Caravaggio. Il quadro raffigura l'interno di una stanza dove ci sono cinque personaggi attorno a un tavolo, tra i quali Matteo che era l'esattore delle tasse, poco distante, nella penombra e Gesù, con il braccio proteso e l'indice puntato verso Matteo. Di Gesù si vede solo il volto, la figura è coperta da Pietro, anch'egli con l'indice puntato verso Matteo, a conferma di chi realmente il signore chiama.

 

Vocazione di San Matteo

 

Ciò che sembra non corrispondere a una lettura realistica della scena è il fascio di luce che illumina la stanza, che non arriva, come dovrebbe, dalla finestra ma sembra sia la luce di un riflettore da teatro o una luce spirituale, di quelle che indicano l'onnipotenza di Dio.  

A questo punto mi viene facile ricostruire ciò che, secondo me, Caravaggio ha dipinto. Chi chiama Matteo è Dio, raffigurato dalla luce che è la caratteristica del quadro ed è quella che gestisce la scena, mentre Gesù è il mezzo della chiamata, ecco perchè del Signore si vedono solo il volto ed il braccio, e Pietro è addirittura raffigurato di schiena!  

Dei tre segni che nel quadro rappresentano la “chiamata”, uno mi affascina in maniera particolare, è quello di Matteo che puntandosi l'indice al petto si domanda: A ME? PERCHE PROPRIO IO? Ha l'espressione di chi è stupito e ha bisogno di riflettere. Ma Gesù si è portato Pietro che, con il suo indice, conferma la designazione come se dicesse: “ci sono anch'io, vedrai facciamo una bella squadra”.  

Partendo daI presupposto che Matteo era un benestante, mi viene da pensare che al momento della chiamata potesse chiedersi: ma chi me lo fa fare? Ho una buona posizione, perché dovrei avventurarmi in questa storia per ricominciare? E poi, sarò all’altezza?  

Ed è qui che la cosa mi emoziona e mi fa riflettere sulle mie "scelte", quelle che ho fatto nel passato ma soprattutto quelle che farò nel mio futuro.

Più volte sono stato chiamato a delle responsabilità nei confronti dei miei figli, e solo ora mi rendo veramente conto di quanto sono mancato. Ho sempre pensato che fossero i soldi a fare la differenza della felicità, ma capisco che non è così. Si può seguire un’idea anche per ragioni diverse dai soldi, come ha fatto Matteo. Ci sono dei valori che non hanno prezzo e sanno condire la vita arricchendola di gusto, spero che non sia tardi per rispondere alle prossime chiamate; d'ora in poi farò il possibile per farmi trovare pronto.

----------

Link utili:

http://www.caravaggio.rai.it/

http://www.francescodebenedetto.it/caravaggio.htm