Alcuni cenni su Caravaggio

a cura di Silvia Casanova

04-05-2008  

 

Lo stile pittorico

La particolare tecnica pittorica e realizzativa di Caravaggio, fu una delle chiavi del suo successo. Fino al suo avvento nella pittura, lo stile che caratterizzava la maggior parte degli artisti era legato ad una cultura accademica che si basava prevalentemente sullo studio dell'arte classica, con forti influssi derivati dai grandi protagonisti del periodo d'oro del Rinascimento italiano: su tutti le figure di Michelangelo e Raffaello, nel centro Italia; per quanto riguarda il settentrione, la pittura si rifaceva soprattutto a Tiziano, Correggio e Leonardo.

La rivoluzione di Caravaggio sta nel naturalismo della sua opera, espresso nei soggetti dei suoi dipinti e nelle atmosfere, in cui la plasticità delle figure viene evidenziata dalla particolare illuminazione che teatralmente sottolinea i volumi dei corpi che escono improvvisamente dal buio della scena. Sono pochi i quadri in cui il pittore lombardo dipinge lo sfondo, che passa nettamente in secondo piano rispetto ai soggetti, i veri e soli protagonisti della sua opera. Per la realizzazione dei suoi dipinti, Caravaggio nel suo studio posizionava delle lanterne in posti specifici per far sì che i modelli venissero illuminati solo in parte, lasciando il resto del corpo nel buio dell'ambiente. (www.wikipedia.org).

 

Le prime commissioni importanti

Nel 1599, Caravaggio, grazie all'aiuto del cardinal Del Monte ricevette la prima commissione pubblica per due grandi tele da collocare all'interno della cappella Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. I dipinti che Caravaggio doveva realizzare riguardavano degli episodi tratti dalla vita di San Matteo: la vocazione ed il martirio.

In meno di un anno il pittore concluse le due opere, e tale fu il successo di questi due dipinti che Caravaggio ebbe immediatamente un altro importante incarico per la Chiesa di Santa Maria del Popolo. Per ordine del monsignor Tiberio Cerasi, che aveva acquistato una cappella della chiesa romana, gli vennero commissionati due dipinti: la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di san Paolo. Contemporaneamente gli fu chiesta la realizzazione di una terza tela per la Chiesa di San Luigi dei Francesi: San Matteo e l'Angelo. Il pittore, nonostante conoscesse bene il gusto estetico dei suoi committenti, scelse dei soggetti popolari, che esprimessero in una dimensione reale e drammatica lo svolgersi degli eventi, rappresentando così i valori spirituali della corrente pauperista all'interno della Chiesa Cattolica.

La prima versione del San Matteo e l'Angelo, distrutta in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, fu però rifiutata e poi sostituita con quella dipinta ancora in loco nel 1602. La stessa sorte toccò ai due quadri per la Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo, che dopo essere stati rifiutati vennero comprati dal cardinal Giacomo Sannesio.

Il Marchese Giustiniani era un ricco banchiere genovese nell'orbita della corte pontificia e fu protettore di Caravaggio per molti anni; collezionò moltissime delle sue opere e contribuì moltissimo alla formazione culturale del pittore. In più di un'occasione, grazie alle sue ramificate influenze, riuscì a salvare l'artista dalle gravose questioni legali nelle quali era spesso implicato per colpa della sua indole aggressiva. (www.wikipedia.org).

 

I guai con la legge

Durante il suo soggiorno presso Palazzo Madama, dimora del cardinal Del Monte, Merisi si fece protagonista di un episodio spiacevole il 28 novembre del 1600, in cui malmenò e percosse con un bastone Girolamo Stampa da Montepulciano, un nobile che si trovava come ospite del prelato: ne conseguì una denuncia. In seguito gli episodi di risse, violenze e schiamazzi andarono via via aumentando; spesso il pittore venne arrestato e condotto presso le carceri di Tor di Nona.

Nel 1602 dipinge La cattura di Cristo e Amor Vincit Omnia. Nel 1603 fu processato per la diffamazione di un altro pittore, Giovanni Baglione, che querelò sia Caravaggio sia i suoi seguaci Orazio Gentileschi e Onorio Longhi, colpevoli di aver scritto rime offensive nei suoi confronti. Grazie all'intervento dell'ambasciatore francese, Merisi, condannato al processo, venne liberato e trasferito agli arresti domiciliari, seppur per poco (in precedenza, aveva scontato già un mese di carcere a Tor di Nona).

Tra il maggio e l'ottobre del 1604 il pittore fu arrestato varie volte per possesso d'armi abusivo e ingiurie ai gendarmi; inoltre, fu querelato da un garzone d'osteria per avergli tirato in faccia un piatto di carciofi.

Nel 1605 fu costretto a scappare a Genova per circa tre settimane, dopo aver ferito gravemente un notaio, Mariano Pasqualone da Accumuli, a causa di una donna: Lena, l'amante di Caravaggio. L'intervento dei protettori dell'artista riuscì ad insabbiare l'accaduto anche se, al ritorno a Roma, il pittore venne querelato da Prudenzia Bruni, sua padrona di casa, per non aver pagato l'affitto; per ripicca, Merisi prese nottetempo a sassate la sua finestra, finendo nuovamente querelato. Nel novembre dello stesso anno, il pittore risulta degente per una ferita, che dice di essersi procurato da solo, cadendo sulla propria spada.

Il fatto più grave però si svolse a Campo Marzio, la sera del 28 maggio 1606: l'artista si sporcò dell'omicidio di Ranuccio Tommasoni da Terni.

A causa di una discussione causata da un fallo nel gioco della pallacorda, il pittore venne ferito e, a sua volta, ferì mortalmente il rivale, con il quale aveva avuto già delle discussioni in precedenza spesso sfociate in risse. Anche questa volta c'era di mezzo una donna, Fillide Melandroni, le cui grazie erano contese da entrambi. Probabilmente dietro l'assassinio di Ranuccio c'erano anche questioni economiche, forse qualche debito di gioco non pagato dal pittore, o addirittura politiche: la famiglia Tommasoni infatti era notoriamente filo-spagnola, mentre Michelangelo Merisi era un protetto dell'ambasciatore di Francia.

Il verdetto del processo per il delitto di Campo Marzio fu severissimo: Caravaggio venne condannato alla decapitazione, che poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per la strada. In seguito alla condanna, nei dipinti dell'artista lombardo cominciarono ossessivamente a comparire personaggi giustiziati con la testa mozzata, dove il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del condannato (da www.wikipedia.org).

 

 

Link utili:

Stefano Zuffi su Caravaggio e le chiamate

Un'altra giornata di Zuffi su Caravaggio

http://www.caravaggio.rai.it/