Non sono d'accordo

Christian Stocola

08-10-2008  

A volte si vive un sentimento d’impotenza che non ci permette di manifestarci per ciò che siamo realmente e questa condizione umana e sociale, oltre ad essere dannosa, è anche padrona…

Non ricordo con precisione la mia prima volta al gruppo; ricordo molto bene il forte disagio che avvertivo partecipando agli incontri. Questo disagio è ancora vivo in me ogni volta che vengo alle riunioni; ogni volta che sento il bisogno e la volontà di esprimere le mie opinioni c’è qualcosa che mi blocca. Se riguardo indietro nel tempo, mi vedo come un peso per il gruppo perché con i miei imbarazzanti silenzi non sono mai riuscito a confrontarmi con gli altri.

Ogni volta che andavo via dal gruppo mi ritrovavo a riflettere su ciò che si era discusso e spesso e volentieri mi sono trovato in disaccordo con la maggioranza delle persone. Ma a causa di questo mio disagio non ho avuto il coraggio di confrontarmi.

Questa è la terza volta che ritorno in carcere e per ben tre volte ho chiesto di poter tornare a frequentare il gruppo. Nell’ultimo incontro si diceva che se un membro del gruppo esce dal carcere e poi rientra vuol dire che il gruppo non gli è servito a nulla e sarebbe corretto non frequentarlo nuovamente.

Io, sotto questo punto di vista, non sono per nulla d’accordo perché se una persona decide di ritornare al gruppo è perché dentro di sé c’è qualcosa che lo spinge a farlo. Non reputo giusto giudicare questa persona per questa decisione perché ognuno di noi ha avuto le proprie ragioni e motivazioni che lo hanno portato a fare quello che ha fatto.

Perciò mi sento in dovere di ricordare che il gruppo è uno strumento di “auto lavoro” che fortunatamente ci viene offerto e mi sembra stupido non sfruttarlo perché ognuno di noi partecipandovi impara qualcosa.

Una volta il Dottor Aparo diceva che per far andare avanti il gruppo c’era bisogno di benzina; io quella volta non mi sentivo benzina ma mi sentivo un passeggero.

Ora con questo mio ritorno voglio sentirmi benzina e non più passeggero scomodo.