Al gruppo del Faro

Livia Nascimben

04-07-2003  

Ho riletto gli scritti di Umberto e Nico: ieri fra le ragioni per cui piangevo c'era che mi sentivo di avere contribuito a che loro avessero fatto "venire sopra ciò che è sotto", mi sono sentita importante, un'interlocutrice di cui loro si sono serviti per consegnare al gruppo una parte viva e autentica di loro stessi. Hanno fatto un gran lavoro, gli è costato fatica e io ho sentito che era successo anche grazie a me.

La profondità, la spontaneità e la semplicità di cui sono stati capaci mi ha travolta. Umberto prima ti dà la sua vita e poi dice che non lo avrebbe fatto se Nico non gli avesse promesso che dopo sarebbe stato meglio; Nico che oltre a lavorare dentro di sé ha contribuito a far lavorare il suo amico. Straordinario!

Sentirmi così coinvolta in tutto questo mi ha confusa, mi ha spaventata; ho capito che anche al Faro si va realizzando quello che abbiamo già constatato al penale, cioè l'esperienza disorientante di venire aiutati dai detenuti a nascere; questo mi ha riempita di gioia, ma forse io non ero preparata e mi è mancato il fiato.