Il riso del mio cane

Eric Bozzato

31-01-2004  

Visti gli argomenti toccati nell’ultimo incontro, non posso fare a meno di esprimere qualcosa, idee, convinzioni, sogni o forse solo stupidaggini, comunque espressioni! Pensando a “chi sono”, riaffiorano le domande che mi pongo da sempre: Cos’è la vita? A cosa serve? Quale è la meta se meta c’è? Cos’è il vero amore, la vera gioia, il vero dolore?

Ovviamente ogni possibile risposta è singolare, personale, ognuno risponderà in base alla propria esperienza, beh… la risposta che io oggi posso dare è: “Mah… Boh!”; non perché non ci ho mai pensato, anzi, bensì perché negli anni ho cambiato centinaia di volte le risposte ed ogni volta ero certo d’essere arrivato alle verità assolute, ponderate, machiavelliche ma sensate.

Oggi, che sicuramente ho qualche bastonata in saccoccia, non me la sento di dare risposte azzardate, mi limito a dire che tutte le spiegazioni che ho trovato mi hanno deluso!

Prendo per esempio l’amore; dovrebbe essere il sentimento più bello che esiste al mondo, e forse lo è, eppure la prima volta che ho pronunciato la parola “ti amo” ne sono rimasto deluso, 5 lettere dette con imbarazzo per poi accorgerti che non sono assolutamente in grado di esprimere ciò che di così magnifico provi. Difficilmente le parole riescono a soddisfare il bisogno di esprimere e perlomeno il mio bisogno di esprimere.

E questo è paradossale qui in carcere, visto che di parole ne senti in continuazione. Qui in realtà è difficile distinguere gioia e dolore, pianti o sorrisi sul volto delle persone, già perché, se osservate bene, spesso le risa isteriche e confuse che si fanno racchiudono più rabbia e dolore che non gioia e serenità, un po’ come le parole, a volte ce ne sono mille che aleggiano nell’aria eppure la sensazione è quella del silenzio; altre volte nei momenti di silenzio più assoluto, se ascolti bene, vieni frastornato dalle urla più rabbiose e dolorose. Un po’ come adesso alle 4 del mattino che sto urlando ma nessuno si è svegliato perché la mia bocca è chiusa!

Per chiudere e per non rischiare di cadere nel vittimismo, pensando a Walter che andrebbe in montagna e a Silvia che andrebbe in collina, io per ora mi accontento di immaginare il mio cane mentre ride, già perché il mio cane ride, e pensando a quell’espressione posso andare lontano, dove le parole non mi porteranno mai!