Collaborazione

Dott.ssa Grazia Gnocchi (SERT Bollate)

20-11-2009  

Molti dei detenuti presenti al gruppo di martedì scorso chiedevano ad Aparo come giungere a costituire la coppia col tutor, come concordare i punti dell’intesa. La domande riguardavano quanto si dice a proposito della coppia progettuale in “Il mio nome il mio progetto”. Aparo prendeva tempo, lasciava che i presenti provassero a rispondere da sé… intanto il discorso cresceva.

Se penso al Gruppo del martedì mi viene alla mente una carovana di nomadi del pensiero che stanno attraversando terre desertiche, esotiche, un po’ disagevoli e anche poco sicure…

E se guardo da vicino vedo persone diverse, ma tutte accomunate dall’avere con sé qualcosa che può servire per il lungo viaggio: chi ha in mano una bussola, chi invece uno zaino con i viveri e i ricordi, chi la giovinezza che porta pensieri allegri per alleviare la fatica, chi la saggezza dell’esperienza di un viaggio già fatto altre volte. La Carovana si fida e si affida alla capacità di chi la guida, ma anche alla collaborazione dei suoi componenti che si alternano nei diversi ruoli.

C’è chi inciampa e cade e chi a fianco si ferma e lo aspetta con pazienza; chi non ce la fa più e chi, più veloce, viene mandato avanti per cercare l’acqua e riportarla alla Carovana ancora lontana dall’oasi.

Ma il tutor cosa c’entra in tutto ciò? Non c’entra niente, infatti.

Questo termine proprio non mi piace perché mi ricorda la parola tutore che, nel linguaggio  giuridico, sta ad indicare quella persona a cui è affidata la tutela di un minore o di un infermo di mente; oppure mi ricorda la protesi che viene applicata a chi è invalido negli arti e nella deambulazione; oppure ancora, in agricoltura, mi ricorda  i pali a cui si legano i germogli per farli crescere dritti. Insomma il termine tutor mi risulta un po’ fastidioso perché mi riconduce all’idea di qualcosa “minorata” nella sua essenza, qualcosa di statico e immobile.

Invece la Carovana si muove, vive con la ricchezza delle proprie forze, progetta il viaggio e poi parte. E questi nomadi del pensiero portano il peso dello zaino sulle spalle, zaino pieno di ricordi, zaino pieno di carte geografiche e di progetti.

Una grande responsabilità riveste chi guida questa Carovana, perché appunto di progetto di vita si parla. Si tratta di guidare, di sostenere, di capire tra le parole e leggere le idee, di valutare, di incoraggiare.

Ma questa responsabilità appartiene a tutto il Gruppo, l’impegno di camminare appartiene a tutti, ciascuno per quello che può. 

Credo allora che la Carovana proceda per queste terre impervie grazie al contributo di tutti i nomadi, prendendo ciò che ciascuno riesce mettere in comune con gli altri grazie alle proprie competenze ed esperienze di vita.

Non c’è un tutor, ma un viaggio condiviso.