Faccia chi può

Mario Di Domenico

09-07-2007  

Dal risultato positivo ottenuto al convegno in tribunale è opportuno che le parole restituite al gruppo della trasgressione da parte delle figure istituzionali debbano concretizzarsi in azioni; ciò vuoi dire che, nel rispetto delle regole che sono a tutela della sicurezza all'interno del carcere, è importante aprire un dialogo per arricchire le possibilità di reinserimento e rieducazione e, soprattutto, costruire alternative alla detenzione passiva e oziosa.

Penso questo sia lo scopo del gruppo. Per fare questo è necessario cominciare a piccoli passi per evitare di trovarsi di fronte a un altro muro più alto di quelli che ci circondano.

Dopo avere ascoltato varie proposte dai componenti del gruppo, riassumo quelle che mi sembrano le più utili e urgenti:

  1. aumentare il numero di ingressi al gruppo;
  2. creare un messaggio da inserire nel kit di prima accoglienza per far conoscere l'esistenza del gruppo;
  3. almeno una volta al mese potersi confrontare sia col gruppo del femminile che con il pubblico della società civile libera;
  4. invitare spesso gli educatori affinché si possa lavorare insieme;
  5. invitare a turno degli agenti di polizia penitenziaria per rapportarsi umanamente e per ottenere una migliore convivenza fra le persone e i ruoli e creare nuovi stimoli per ambo le parti.
Mi sembra che questi possano essere delle prime ipotesi alla nostra portata per costruire un nuovo modo di scontare la pena, fino a quando, altrove, non verrà deciso che chi ha commesso reati possa e debba riscattare la propria vita in una sede che non sia il carcere.