Carte d'identità in divenire

Alex Ingrassia

  03-04-2008


Uno degli obiettivi della pena è quello di consentire al reo di prendere coscienza della inadeguatezza della propria condotta trasgressiva e guidarne il reinserimento consapevole nella società. L’obiettivo è difficilmente perseguibile nello stato di detenzione, tra le mura di un penitenziario, dove le persone tendono a riconoscersi nel reato commesso e ad essere identificate in relazione al reato commesso.
 
Chi commette reati è come se avesse sulla propria carta d’identità la definizione “delinquente”; ma il suo riconoscersi delinquente gli permette di negare il valore della legge.
 
La negazione non investe tuttavia l’intero sistema, ma soltanto alcune situazioni, relazioni, regole di comportamento:  il delinquente commette il reato perché ritiene di avere esigenze inconciliabili con i precetti e quindi il diritto di trasgredire.  A ben guardare, la dinamica, pur se con diverse proporzioni, è abbastanza comune. Spesso, quando non si rispetta un vincolo, si vive più o meno confusamente la fantasia di porre riparo a un torto subito, di ripristinare la giustizia, di operare una trasgressione giustificata in funzione di un giusto risarcimento.
 
Il reo, molte volte, non disconosce la legge e la giustizia per collocarsi in posizione antagonista, ma sovrappone la propria legge e la propria idea di giustizia a quella “comune”. Si tratta di un punto di vista certamente parziale, ma che, nell'ottica del percorso rieducativo, permette uno spazio d'intervento maggiore: in questa prospettiva l'identità non è più quella del delinquente, ma del soggetto che rispetta la legge, pur se una propria legge e non quella comune. La carta d’identità non presenta più la qualifica di delinquente, ma quella di “Individuo con regole proprie”.
 
Se il soggetto prende coscienza del fatto che la sua legge e la sua idea di giustizia non considerano l’altro e le relazioni con l’altro, il suo atteggiamento  può cambiare fino a condurlo a sostituire la propria legge con quella comune, la legge dell’individuo con quella della relazione, del cittadino. La carta d’identità ora presenta solo la qualifica di Cittadino, e quando ci si sente cittadini non vi sono ragioni, risentimenti o risarcimenti che permettano di violare la legge comune, che ora è anche la propria legge. Più ci si sente cittadini, più la legge della città diventa la nostra legge.