Il sasso e la corrente

Cisky

18-02-2013  

La montagna, grande e possente guarda i suoi versanti di roccia, di terra e di corsi d'acqua che scendono a valle, vede nascere ogni giorno fiori, piante e animali. Lei vorrebbe proteggere le sue creature, ma succede che la pioggia, il vento e scosse improvvise di assestamento, aggredendola, rompano il suo equilibrio.

Chi subisce di più questo trattamento continuo è la roccia, dalla quale a un certo punto si staccano dei sassi che iniziano a rotolare giù verso il basso, finendo per la maggiore dentro il flusso di acque gelide, spinti dal fiume verso la sua foce, infine forse, in mare aperto. Questi sassi sono grezzi, informi e spigolosi, cozzano disordinatamente tra di loro trasportati dalla corrente, scheggiandosi, facendosi male uno con l'altro. Ognuno vorrebbe il proprio spazio senza neanche aver mai ben capito il perché la montagna li abbia buttati via, abbandonati.

Passa il tempo e, fermandosi ora qui ora là, qualche volta anche per lunghi periodi senza muoversi da un posto, guardandosi attorno, si accorgono che ci sono altri sassi sul letto dello stesso fiume, che hanno però meno spigoli e ruvidezza rispetto a loro, gli ultimi arrivati. Neanche il tempo di capirne il perché, di chiedere loro come mai siano così levigati e rotondi, che l'acqua col suo impeto continua travolgere i nostri sassi, abituati a lasciarsi trascinare senza farsi troppe domande. Ormai hanno fatto l'abitudine a quella routine, a volte fermi, altre costretti a picchiare contro i propri simili, per riuscire ad accaparrarsi un posto o semplicemente perché capita durante la corsa.

Un giorno uno di questi sassi sempre arrabbiati, che non si era mai sentito né sasso né ciottolo, che probabilmente non ne conosceva nemmeno la differenza, ma che desiderava in cuor suo d’essere anche lui levigato e rotondo, riesce a fermarsi proprio in un luogo disseminato di queste figure per lui così misteriose e affascinanti. Dando un'occhiata in giro, sempre spaesato e sentendosi come al solito fuori posto, la sua attenzione viene attratta da un sasso in particolare, così ben levigato da sembrare quasi trasparente.

Fu impressionato dalla sua bellezza, dall'autorevolezza e mitezza che emanavano dal suo portamento. Sentendosi osservato, questo sasso gli chiese: Perché sei così arrabbiato?

Gli avrebbe voluto rispondere di farsi i fatti suoi, ma sapeva che era stato lui stesso a guardarlo… così rispose: Sono arrabbiato perché sono stufo di essere preso per prepotente, superficiale e inutile. A ogni scontro la mia rabbia cresce e… anche quando cerco di distrarmi, mi sento impotente e senza meta... Ma poi scusa, qual è la nostra meta?

Il ciottolo fece un sorriso e rispose: Ti succede solo perché sei ancora giovane e impulsivo, anche perché la tua separazione dalla montagna è stata brusca e violenta e poi ti sei trovato in balia di correnti troppo forti per te.

Il nostro sasso, sempre più confuso, chiese ancora: Ma come avrei potuto scegliere altre correnti?

E il ciottolo rispose di nuovo: Imparando a riconoscere i sassi che vivono intorno a te, imparando a stare in mezzo a loro e a chiederti le motivazioni-dei loro comportamenti! In questo modo impari anche a capire di più cosa cerchi, chi sei e in che direzione andare.

E il sasso di nuovo: Vuoi dire che posso decidere chi voglio diventare?

La risposta fu: Sei nato sasso e rimarrai sasso, ma puoi scegliere se cercare o no una tua direzione. Sei ancora ruvido e con qualche spigolo, ma vedrai che con impegno e costanza riuscirai a usare la corrente non soltanto per farti trascinare, ma anche per andare nella direzione che desideri. Non hai potuto scegliere la tua vita, ma puoi orientarla!

Il nostro sasso sentiva di aver capito quelle parole e, rinnovato da quell'incontro fortuito, si lasciò prendere dalla corrente, ma stavolta con la determinazione a rimanere attivo, lasciandosi trasportare sì, ma muovendosi e provando a sfruttare la forza della corrente in modo da farsi spingere, per quanto possibile, nella direzione desiderata e con i sassi con cui si sentiva in maggiore sintonia.

 

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